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Crisi di fiducia permanente

Redazione

Finché resta in carica, il governo peggiora le aspettative di investitori e imprese

Il governo italiano ha giocato un ruolo nel portare l’Italia in recessione tecnica nella seconda metà del 2018”. E’ la parte più tagliente del giudizio dell’agenzia americana Standar & Poor’s, che venerdì scorso non ha inflitto un downgrade – critico alla vigilia delle elezioni europee – ma è entrata nel merito delle scelte di politica economica del governo Conte bollandole come inadeguate. Per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, quello di S&P’s è un “giudizio devastante”. Tenore comprensibile alla luce del peggioramento dell’indice Esi, arrivato lunedì, che misura l’aspettativa rispetto all’andamento dell’economia dell’Eurozona: in aprile il calo di Italia e Francia (meno 1 punto) è meno marcato rispetto a quello di Germania (meno 1,5) e Spagna (meno 2,6).

 

Ma il generale deterioramento non è da considerare un punto di forza: le attese meno pessimistiche degli operatori italiani sulla produzione industriale sono spinte dalla domanda estera. Esultare sarebbe come dire che a rendere meno peggiore la situazione ci pensano le imprese private caricandosi sulle spalle un paese immobile. In cambio – mentre secondo la Bce il credito alle imprese rallenta nell’area euro – le aziende non ricevono stimoli per lo sviluppo poiché gli sforzi del governo sono concentrati su misure ad alta spesa e a bassa resa, reddito di cittadinanza e quota 100. Anche per S&P’s, infatti, forniranno uno stimolo alla domanda interna “di breve durata”. Anzi, le mosse del governo gialloverde “sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane”. Questo approccio, secondo S&P’s, ha provocato un’erosione della fiducia degli investitori con un aumento del costo di finanziamento del debito. E questo circolo vizioso, secondo l’agenzia di rating, ha pesato sulla crescita del pil italiano e per questo il governo è da ritenere responsabile dell’entrata in recessione tecnica alla fine dell’anno. A prescindere dall’uscita dalla recessione (oggi lo diranno i dati sul pil) l’erosione di fiducia interna ed estera assicura, purtroppo, un andamento stagnante dell’economia per quest’anno.