Foto Imagoeconomica

Consigli non richiesti a Di Maio per alleggerire il fardello energetico

Maria Carla Sicilia

Dove la politica può incidere (sul serio). Ridurre gli oneri in bolletta e occuparsi delle gabelle tedesche sull’import di gas

Roma. I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini fanno bene a sostenere che i risparmi sulle bollette di luce e gas sono una buona notizia per le famiglie italiane. Ma non c’è alcuno spiraglio di attestarsi questi risultati, come dimostra il tentativo discutibile di Repubblica di offrirne una lettura in chiave elettorale. Ciò che ha permesso all’Autorità dell’energia (Arera) di intervenire sulle tariffe è legato a fattori tecnici, determinati per lo più da meccanismi di mercato che hanno fatto calare il prezzo d’acquisto delle materie prime.

 

Tuttavia ci sarebbe margine di manovra se il governo volesse interessarsi di ridurre, almeno parzialmente, le spese legate a luce e gas. Si potrebbe iniziare, per esempio, dalla vecchia questione degli oneri di sistema, addebitati agli utenti finali per sostenere attività di interesse generale per il sistema energetico, come le politiche per la sostenibilità ambientale. Decidere quanto spendere e a chi destinare queste risorse è una responsabilità tutta politica, mentre è l’Arera che ne organizza la redistribuzione, coordinandosi con il governo.

 

Nell’ultimo aggiornamento delle condizioni per i clienti in regime di tutela, quello diffuso martedì, gli oneri di sistema risultano in crescita del 3,72 per l’elettricità e dello 0,4 per cento per il gas. L’incremento maggiore del trimestre è legato alla componente – cresciuta del 2 per cento – che nella bolletta della luce serve a sostenere le fonti rinnovabili e gli sgravi alle imprese energivore. Sul totale degli oneri di sistema, che l’anno scorso hanno raggiunto circa 15 miliardi di euro, questa componente pesa intorno al 73 per cento. Oltre a questo, in bolletta sono addebitati anche i costi per lo smantellamento delle centrali nucleari di cui si occupa Sogin, la promozione dell’efficienza energetica, le agevolazioni per il settore ferroviario, il bonus elettrico e altre voci minori. Alcune di queste sono incomprimibili, ma il punto è che è discrezionale decidere se caricarle in bolletta o spostarle sulla fiscalità generale. Si può dire che con questi oneri – spesso ignoti ai consumatori – lo stato abbia finanziato parte della sua politica industriale: sono le famiglie che pagano per calmierare i prezzi dell’energia a carico delle grandi industrie nazionali e che hanno aiutato la filiera italiana delle rinnovabili a raggiungere le dimensioni attuali (il 35 per cento della domanda di elettricità nel 2018). A questo governo sembra andare bene così, anche se l’Arera ha già lanciato qualche timido segnale.

 

“Affrontare il nodo degli oneri di sistema” è un tema che Stefano Saglia, attuale membro del nuovo collegio, ha definito in un’audizione alla Camera una sua “preoccupazione principale”. Più di recente, anche il presidente Stefano Besseghini è tornato sulla questione, durante un’altra audizione in Senato, avanzando la proposta di eliminare dalle bollette gli oneri che non sono legati a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica e ambientale. Ma per procedere a questa riorganizzazione, che l’Autorità dovrà presentare entro il 2020, servono indicazioni politiche. Chi invece sta organizzando una riforma delle tariffe, questa volta del gas, è la Germania. La questione riguarda direttamente anche l’Italia, che in base alle disposizioni dell’Autorità di Berlino potrebbe dovere pagare già da quest’anno una gabella di 500 milioni di euro per continuare a importare metano dai gasdotti tedeschi. L’Autorità ha segnalato il problema poche settimane fa, chiedendo al governo di avere “un confronto ai massimi livelli” con la cancelleria di Angela Merkel. Venerdì, con un’interrogazione parlamentare, i senatori leghisti Paolo Arrigoni e Paolo Ripamonti hanno chiesto conto di ciò al ministro dello Sviluppo economico. Se Di Maio vuole tutelare i consumatori italiani può dunque iniziare a occuparsi di queste vicende, che competono al suo ministero, invece di bearsi di un calo provvisorio e fisiologico dei costi di luce e gas che non dipende da lui.

Di più su questi argomenti: