Avanti Tap, il M5s si rimangia un'altra promessa. E dà la colpa alla Lega
In campagna elettorale avevano promesso lo stop al gasdotto. Ma a Melendugno è tutto pronto per far ripartire i cantieri. Lezzi accusa il Caroccio
[Articolo aggiornato il 16 ottobre] Chiarezza e coerenza. Una campana che i grillini hanno suonato a lungo e che ora, dall'Ilva ai vaccini, alla Tap, sembra ritorcersi contro di loro. Una delegazione di parlamentari e consiglieri pugliesi del M5s, insieme al sindaco di Melendugno Marco Potì, ha incontrato il premier Giuseppe Conte per discutere della questione gasdotto. I Cinque stelle in campagna elettorale avevano posto lo stop alla sua realizzazione come un elemento fondamentale del proprio programma. Ma poi c'è stato l'accordo di governo con la Lega e molte condizioni inderogabili sono diventate “trattabili”. Il Carroccio è intenzionato infatti procedere con i lavori, fermi da maggio. Addirittura a velocizzarli.
Dall'incontro è emerso che saranno effettuate ulteriori verifiche sul progetto – se ne occuperà il ministro dell'Ambiente nelle prossime 24-36 ore, dicono – ma che lo stop all'opera appare un'ipotesi molto improbabile, in virtù dei "costi troppo alti", come ha spiegato il ministro per il Sud Barbara Lezzi, che sulla questione gasdotto ha costruito buona parte della sua campagna elettorale. "Abbiamo le mani legate" ha detto il ministro, per via del "costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese". Un costo che "per senso di responsabilità non possiamo permetterci". Già a luglio, durante un incontro organizzato dai Cobas nel campus di UniSalento, era stata contestata dai No Tap per la decisione del governo di confermare l’accordo per il gasdotto. Una sorta di antipasto di quello che potrebbe succedere tra gli ulivi pugliesi se i Cinque stelle non andassero incontro ai desiderata (e quindi se non rispettassero le promesse fatte) degli attivisti No Tap: nel caso Conte parlasse di riprendere i lavori, come sembra probabile, la richiesta ufficiale da parte della base elettorale pugliese sarà quella delle dimissioni di massa dei parlamentari e dei consiglieri grillini, che nel collegio centrale del Leccese, quello in cui ricadono la maggior parte dei lavori per il gasdotto, ha preso moltissimi voti lo scorso 4 marzo.
Lezzi, in un’intervista a Radio Capital di qualche giorno fa, ha già messo le mani avanti: “Se la Lega non fosse stata per il sì avremmo già agito”, ha detto, scaricando di fatto le “colpe” sugli alleati di governo. Del resto Salvini ha ribadito durante l’assemblea di Confimi di questa mattina che “oggi dovrebbero ripartire i lavori per la Tap. Anche lì il tira e molla. Io rispetto il contratto e la sensibilità degli alleati, ma l’Italia ha bisogno di più infrastrutture, strade e ferrovie e di viaggiare”.
“L'atteggiamento del ministro Lezzi sul Tap è inaccettabile”, si legge poi in una nota dell'eurodeputato di Forza Italia-Ppe Massimiliano Salini. Lezzi, continua la nota, “minimizza la rilevanza di un'infrastruttura strategica per l'Italia e l'Europa, un'opera che permetterebbe al nostro paese di affrancarsi dall'importazione del gas russo dal nord Europa e diventare esportatore di energia in tutta l'Ue, tagliando nel contempo del 10 per cento la bolletta energetica a famiglie e imprese. Il gasdotto è finanziato con risorse private e il sostegno della Bei, coinvolge Italia, Grecia e Albania in un accordo intergovernativo secondo il quale gli stati si impegnano a completarlo senza modifiche non concordate per iscritto da tutti e tre i paesi. Metterlo in discussione significa rischiare penali miliardarie e screditare l'Italia davanti agli investitori internazionali”.
Oltre a Lezzi e Potì, all'incontro hanno partecipato anche Diego De Lorenzis, Leonardo Donno, Dino Mininno, Soave Alemanno. Tra i consiglieri regionali, Antonella Laricchia e Antonio Trevisi, mentre più folta è la pattuglia dei consiglieri comunali delle aree interessate all'opera. Tra questi ultimi, dal Salento sono arrivati a Roma per prendere parte all'incontro Sergio Zaminga, Paolo Pulli, Giampaolo Falco, Massimo Scarpa, Francesca Sodero e altri. E, sulle pagine Facebook di alcuni di loro, la protesta (per ora virtuale) dei No Tap è già iniziata.
“Coloro che adesso sono al governo ci avevano promesso di bloccare l’opera. Se non lo faranno, visto che le promesse vanno mantenute, dovranno dimettersi”, dichiarano gli attivisti che nel primo pomeriggio si sono ritrovati davanti al varco doganale di Costa Morena Est, nel porto industriale di Brindisi, per protestare contro la ripresa dei lavori che nelle prossime ore potrebbero partire i nel cantiere di Melendugno – in particolare dovrebbero cominciare le attività di realizzazione del microtunnel nel tratto marittimo.
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