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Un popolo che abbocca a tutto

Redazione

I truffati dei diamanti non sono risparmiatori traditi. Storia di una sindrome

Ora non chiamatelo di nuovo risparmio tradito. La truffa dei diamanti ha a che fare con molte cose – e certo con gli intrighi tra le due società leader in Italia International diamond business (Idb) e Diamond private investment (Dpi) e le banche che proponevano alla clientela “l’affare sicuro ed esentasse” – ma principalmente con gli ingredienti che compaiono in questa e altre vicende simili: l’ignoranza e l’avidità, quest’ultima intesa come presunzione di guadagno al di là e contro le regole normali del mercato. Come per la storia del “Madoff dei Parioli” non mancano i vip, capeggiati dalla rockstar Vasco Rossi; la differenza è che invece dello schema Ponzi del broker dei salotti romani Gianfranco Lande qui le proposte venivano avanzate dai gestori delle maggiori banche italiane (Bpm, Unicredit, Intesa, Mps, Aletti), particolare sul quale le autorità di vigilanza glissano in quanto per la Consob i diamanti non sono un prodotto finanziario e per Bankitalia non sono un prodotto bancario. Che dire delle catene di controllo nelle filiali visto che depliant e premi ai funzionari da parte di Idb e Dpi circolavano alla luce del sole?

  

Quando indirizzeremo il risparmio verso gestori professionali non bancari non sarà mai troppo tardi. E soprattutto: come è possibile che tanti bei nomi si facciano incantare non tanto dalla eterna suggestione del bene rifugio, ma dai listini fasulli e gonfiati, da pietre grezze, sostituite spesso da certificati di proprietà non riscattabili per anni? Come è pensabile che gente abile, oltre a “investirvi” gran parte dei loro risparmi, abboccasse a prospettive di guadagno di oltre il 200 per cento dei valori di mercato? Come già per le azioni non quotate delle banche poi fallite o finite in salvataggio coatto, come per le obbligazioni col turbo in epoca di tassi sottozero, la vera questione è: che tipo di conoscenza ha del mercato il secondo popolo risparmiatore del mondo? Magari lo considera una variabile indipendente; magari a forza di sentirsi dire che il mercato è il demonio si ingegna a essere più diabolico del diavolo. Questa storia sa di truffa, ma i truffati non sono vittime. Forse meritano il risarcimento legale, non quello del denaro pubblico né il piagnisteo dei talk-show.

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