L'ex vice capo di gabinetto, Gianpietro Castaldo (Immagini prese da Youtube)

Crisi industriali a Cinque stelle

Redazione

Perché non c’è nulla da festeggiare per l’addio di Castano dal Mise

Al Movimento 5 stelle se la ridono sotto i baffi perché raccontano di avere “eliminato” dal ministero dello Sviluppo economico di Luigi Di Maio il dirigente Giampietro Castano che nell’ultimo decennio è stato il responsabile della unità di gestione delle vertenze di imprese in crisi. “Ho accolto con grande soddisfazione la mancata conferma al vertice dell’Unità di crisi di Castano – dice il senatore pentastellato Stefano Lucidi in una nota – un passo importante e necessario per uscire dalla gestione a dire poco fallimentare degli ultimi anni”. Il contratto di Castano era da consulente esterno e non è stato rinnovato e se anche un mancato rinnovo fosse paragonabile a una rimozione non c’è motivo di esultare in Via Veneto. Castano era stato nominato dal Pier Luigi Bersani nel 2007 e poi confermato dai sette ministri successivi di ogni colore, così messi in fila dal Corriere della Sera: Scajola, Berlusconi con interim, Romani, Passera, Zanonato, Guidi e Calenda.

 

Tra le sue mani sono passate vertenze importanti sia a livello locale sia a livello nazionale come l’Ilva, la cui vicenda penosa si è parzialmente conclusa con il passaggio ad ArcelorMittal grazie alla gestione di Castano. Di Maio aveva invece come primo obiettivo dichiarato quello di chiudere l’acciaieria. Al Mise ci sono 137 tavoli di crisi aperti, e a gestirli sarà probabilmente il grillino Giorgio Sorial, ex parlamentare trombato e poi ingaggiato da Di Maio. “Se il Mise rinuncia a Castano capo dell’unità di crisi, dà un’altra prova di indifferenza per il destino di tanti lavoratori di aziende in difficoltà. Per il bene del paese c’è da augurarsi che non sia così”, aveva detto l’ex viceministro e sottosegretario De Vincenti già collega di Castano al Mise. Semmai anche i precedenti governi hanno materiale per riflettere. Se Castano è difficilmente sostituibile è perché nessuno aveva mai pensato a un percorso per farlo, in fondo era comodo che qualcuno si occupasse delle crisi industriali, come se ci fosse il pilota automatico. Adesso è probabile che sarà più difficile gestire le vertenze che arriveranno, per esempio l’ipotesi di disinvestimento di Fiat Chrysler dall’Italia.

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