Vincenzo Colla (foto LaPresse)

Il dramma esistenziale della Cgil

Redazione

Uno scontro che ricorda quello per la direzione del Pd. C’è da riflettere

Il diciottesimo congresso della Cgil, che si terrà a Bari dal 22 al 25 gennaio, sta vivendo le fasi conclusive della complessa operazione preparatoria. Per la prima volta nella storia di questo sindacato, la successione di Camusso non è affatto scontata, e già questo è un dato rilevante. La segreteria a larghissima maggioranza si era espressa per Maurizio Landini, sanguigno esponente della componente metalmeccanica che, al congresso precedente guidava la fronda di sinistra proprio contro la Camusso. Però l’appello del vertice non è stato accolto da tutti: Vincenzo Colla, già segretario dell’Emilia, si è autocandidato e ha raccolto un consenso quasi pari a quello del candidato ufficiale. In questi giorni si è svolto il congresso dei pensionati, la categoria che associa circa la metà degli iscritti alla Cgil e che è nettamente favorevole a Colla.

 

Se i voti dei pensionati fossero conteggiati interamente, Colla vincerebbe a mani basse, ma Landini può sfruttare una norma che assegna metà dei delegati della categoria (circa un quarto dei delegati congressuali) alle organizzazioni dei lavoratori attivi. Così, si pensa, Landini vincerebbe a tavolino la competizione. Il segretario dei pensionati ha rivolto un estremo appello perché si arrivi a una indicazione unitaria, ma Camusso ha replicato che l’unità non c’è perché Colla ha deciso di candidarsi, come se l’esercizio di un diritto democratico fosse una lesione della tradizione unanimistica della Cgil. Paradossalmente la contesa viene rappresentata dai sostenitori di Landini come uno scontro tra il sindacato di lotta e quello burocratico, ma in realtà è Landini a godere dell’appoggio delle strutture dirigenti, mentre Colla ha raccolto consensi in un base critica verso la conduzione schizofrenica della Cgil negli ultimi anni.

 

Si saprà solo alla fine se le alchimie di un meccanismo elettorale assai complesso porteranno alla vittoria di Landini. In ogni caso, la frattura nel corpo del sindacato è profonda, contrappone il sindacato che contratta e alla fine si accorda a un sindacato di protesta, che si collega più o meno direttamente alle tendenze politiche degli arrabbiati. Quel che è certo è che il meccanismo secondo il quale la componente sindacale era legata al maggiore partito di sinistra, che ha funzionato per un secolo, ora è definitivamente archiviata, e questo è un dato su cui riflettere.