Salvatore Rossi (foto LaPresse)

Preoccupante sconforto in Bankitalia

Il dir. gen. Rossi pessimista sull’integrazione bancaria e quindi europea

In merito al futuro dell’euro e dell’Eurozona c’è solo una cosa più scoraggiante della salita ai massimi da quattro anni dei rendimenti dei titoli di stato decennali e quinquennali – segnale della divergenza dell’Italia rispetto ai paesi periferici del blocco – ed è constatare che il direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, fa un bilancio totalmente negativo del percorso di integrazione bancaria e, di conseguenza, esprime un giudizio pessimista sulla possibilità di portarlo avanti. “La proposta di un meccanismo di protezione pubblico per il Fondo di risoluzione unico e per il sistema comune di assicurazione dei depositi è stata, di fatto, accantonata”, ha detto ieri Rossi alla Wolpertinger Conference di Modena. In altri termini un meccanismo europeo di difesa dei risparmiatori in caso di risoluzione delle banche attraverso bail-in non vedrà la luce nonostante sia quello per cui l’Italia, con i governi Renzi e Gentiloni, ha lavorato. Ma è stata superata dalle resistenze del blocco dei paesi nordici, Germania e Olanda in testa.

  

Rossi si limita a constatare che l’Unione bancaria – per cui anche il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha lavorato dal 2011 – non sarà completata, e si limita alla vigilanza unica. “A un contribuente tedesco non si potrà mai chiedere di finanziare il salvataggio di una banca italiana in crisi per il peso, nel proprio bilancio, di titoli di stato italiani in rapida discesa sui mercati. In un caso simile, sarebbero i creditori della banca, prevalentemente italiani, a farsene carico. E non si pone neanche la questione dell’irreversibilità dell’euro, poiché il caso della Grecia dimostra che uno stato sovrano può fallire anche senza abbandonare l’euro”. Rossi dà per spacciato il principio di solidarietà europeo e avverte che un default è contemplabile senza che il blocco si spezzi: un avvertimento sinistro viste le turbolenze sul mercato azionario e sull’obbligazionario sovrano provocate dalle esternazioni scomposte del governo gialloverde.

 

Rossi, draghiano, conclude dicendo che non ci sono più le condizioni per progredire. “La valutazione dei risultati dell’Unione bancaria non può prescindere da un’analisi del percorso del progetto di integrazione e unificazione europee, del contesto interno ed esterno e delle motivazioni e dei vincoli politici. Non va trascurato il fatto che, negli ultimi anni, si è diffuso in alcuni paesi un forte sentimento anti europeo in cui critiche, talvolta anche fondate, alla costruzione europea si combinano con clamori populistici”. Tuttavia converrebbe insistere ancora.

Di più su questi argomenti: