Alitalia e l'emorragia carsica di denaro pubblico

Andrea Giuricin

Anche nel secondo trimestre la perdita potrebbe essere compresa tra 15 e 60 milioni di euro, perde un milione al giorno da inizio anno. Si può ancora attendere? 

Roma. C’è un fiume carsico di denaro pubblico che continua a fuoriuscire da un’azienda perennemente in perdita: Alitalia.

L’intervista del commissario Gubitosi sul Corriere della Sera ha indicato i dati relativi al secondo trimestre e a fronte di ricavi in crescita di oltre il 7 per cento (raffrontato con lo stesso periodo del 2017 quando l’azienda è stata commissariata), c’è stata la conferma che la compagnia continua a perdere soldi anche nel secondo trimestre. Dopo un primo trimestre con un margine negativo di circa il 28 per cento, anche nel secondo trimestre la perdita potrebbe essere compresa tra 15 e 60 milioni di euro, visto che l’Ebitda è stato confermato in pareggio.

 

 

Nel trasporto aereo i deprezzamenti e gli ammortamenti sono importanti, oltre a tenere in considerazione che Alitalia paga gli interessi per il prestito ponte (più di una ventina di milioni di euro nel trimestre). Nel complesso, da inizio anno, la compagnia ha perso un milione di euro al giorno. La compagnia sembra volare sempre di più, ma questo corrisponde anche a delle perdite maggiori, dato che il risultato dei conti è negativo.

 

Per quanto riguarda il prestito ponte, è chiaro che pur in presenza di pagamento anticipato dei biglietti e di pagamento posticipato dei fornitori, nel momento in cui si fanno i conti finali, gran parte del prestito sarà stato utilizzato. E cosa sta facendo il governo per affrontare questa emergenza?

 

Il contribuente mantiene in vita la compagnia con il prestito ponte, ma una soluzione deve essere trovata velocemente, come ha ricordato giustamente anche lo stesso commissario Gubitosi. Si sono sussurrate voci di cambiamento di commissari, ma forse sarebbe bene capire in primo luogo quale soluzione si vuole trovare per la compagnia. Il processo di vendita sembra essersi arenato, tra annunci di ri-nazionalizzazione (a spese dei contribuente) o di rendere la “Alitalia great again” con i collegamenti nel mondo.

 

Ma quanto vale Alitalia nel mercato internazionale da e per l’Italia? Gli ultimi dati relativi al 2017, mostrano che Alitalia è già la quarta compagnia per traffico internazionale con l’8,5 per cento, dietro a Ryanair, Easyjet e anche al gruppo Lufthansa. Lo stesso gruppo Lufthansa che ha confermato il proprio interesse per il vettore italiano, ma che non ha ricevuto risposte dal governo che si sta mostrando fin troppo attendista.

E cosa sta aspettando? È incombente la decisione della Commissione europea che nei prossimi mesi potrebbe considerare il prestito ponte come aiuto di stato e di fatto obbligherebbe la compagnia aerea a ridare indietro i soldi ai contribuenti.

 

È chiaro che mentre la compagnia perde un milione di euro al giorno, il governo non sembra essere capace di scegliere tra la soluzione tedesca di Lufthansa, che prevede un forte ridimensionamento e un taglio di almeno 1.500 dipendenti o una rinazionalizzazione che potrebbe non piacere al contribuente italiano che ha già sborsato una decina di miliardi di euro nell’ultimo decennio per Alitalia.

 

Il fiume carsico Alitalia continua a vedere scorrere denaro pubblico, ma c’è il serio rischio che la situazione possa esplodere a fine estate, anche visto l’aumento del prezzo del petrolio che appesantirà ancora di più i conti aziendali. Niente di nuovo sul fronte Alitalia, dunque, anche da un punto di vista del governo che dovrebbe invece agire con un’urgenza per trovare una soluzione.

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