Mario Centeno (foto LaPresse)

Non solo Moscovici. Perché il Portogallo può dare lezioni all'Italia

Alberto Brambilla

Il deficit è ai minimi storici e la disoccupazione ai minimi da dodici anni. La parabola portoghese dimostra che perseguire disciplina fiscale e seguire le regole condivise aumenta la credibilità all’interno del blocco

Roma. Il governo portoghese in questi anni ha mantenuto fede agli impegni assunti a livello internazionale di consolidamento delle finanze pubbliche e si avvia su un percorso di crescita economica. Il deficit è ai minimi storici e la disoccupazione ai minimi da dodici anni. E’ dal Portogallo che può arrivare una lezione per l’Italia in una campagna elettorale dove uno dei temi di dibattito è l’aumento della spesa pubblica e, da parte dei partiti anti-europeisti, Lega e Movimento 5 stelle, l’invocazione di superare i vincoli di bilancio e sforare il tetto del deficit del 3 per cento e fare correre, di conseguenza, il debito.

 

Propositi che hanno motivato le polemiche dichiarazioni del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che martedì aveva definito “un controsenso” assoluto l’idea di superare i vincoli di bilancio comuni. Ha probabilmente suscitato irritazione, per alcuni in Italia, il fatto che a dirlo fosse un rappresentante francese. Può quindi risultare più ficcante se una lezione simile arriva invece dal ministro delle Finanze del Portogallo, Mario Centeno, diventato presidente dell’Eurogruppo, il foro dei ministri economici dell’Eurozona. “Tutti i paesi dell’Eurozona traggono vantaggio dall’euro, e i politici nazionali hanno il compito di spiegare ai loro cittadini questi vantaggi”, ha detto Centeno in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano tedesco Handelsblatt. “Non voglio fare speculazioni sull’esito delle elezioni in Italia. Ma in recenti importanti elezioni in Europa abbiamo potuto osservare qualcosa di positivo: se i cittadini vedono una strada per rafforzare l’Ue, eleggono governi che fanno qualcosa per questo. Lo abbiamo vissuto in Olanda, in Francia e anche in Germania”. “Noi tutti approfittiamo dell’euro. E’ compito dei politici spiegare questi vantaggi ai cittadini”, ha aggiunto.

 

Così il Portogallo ha superato la crisi

La parabola portoghese, e quella parallela di Centeno, sono significative perché dimostrano che perseguire disciplina fiscale e seguire le regole condivise dalla comunità europea ha come contropartita maggiore credibilità all’interno del blocco. Prima di ricevere nel 2010 un salvataggio da 78 miliardi di euro dagli altri stati membri, il Portogallo era considerato uno dei “Pigs” d’Europa. Da un anno questa parte sta recuperando in modo vistoso. Il calo del tasso di disoccupazione (8,2 per cento a novembre) è solo l’ultimo, in ordine di pubblicazione, degli indicatori economici in miglioramento per Lisbona. Le agenzie di rating Standard & Poor’s e Moody’s hanno migliorato il merito di credito del paese portando il rating dei titoli di stato da “spazzatura” a valido per investire. La Banca del Portogallo stima che l’economia sia cresciuta del 2,6 per cento nel 2017 e prevede un’espansione del 2,3 per cento quest’anno. L’agenzia Fitch ritiene che la ripresa economica possa migliorare la credibilità del settore bancario, passato dal bail-in di Banco Espirito Santo nel 2015, senza i clamori vissuti in Italia nello stesso periodo e ancora oggi con le concomitanti risoluzioni di quattro banche regionali, tra cui Etruria.

 

Centeno faceva parte di un governo di sinistra con il sostegno di un partito comunista, e ora è asceso ai vertici dell’Eurogruppo con il sostegno di Berlino ed è difficile che si presti a deviazioni dalla disciplina di bilancio per incontrare consensi elettorali. “L’Eurozona deve diventare più solida e resistente alle crisi – a detto ieri Centeno che lunedì parteciperà alla prima riunione con il nuovo incarico – Questo non ha nulla a che vedere con più o meno austerità. Anche per il futuro vogliamo tenere i nostri deficit sotto controllo”. Come a dire che qualsiasi forma prenda la discussione in corso su come possono essere condivisi oneri e rischi tra paesi membri e su come elevare la disciplina fiscale a filosofia comune, non sono ammesse deroghe alle regole. Centeno dice di parlare da economista quando ravvede, da un lato, che uno strumento di investimenti in un’unione monetaria “ha senso per stabilizzare paesi colpiti da shock improvvisi” e parla da ministro di un paese prima considerato “spendaccione” e ora credibile quando, dall’altro lato, giudica “molto comprensibile” e “da prendere sul serio” la paura che si possa arrivare a un transfer permanente”. A Lisbona la pensano come a Berlino.

Di più su questi argomenti:
  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.