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Moscovici, l'Italia e il patriottismo che manca

Claudio Cerasa

Stranezze: un Moscovici che sculaccia i populismi è una notizia, un Macron che elogia l’Italia, e che sceglie di costruire un rapporto quasi bilaterale con il nostro paese, diventa una non notizia

Al direttore - Ma cosa hanno da indignarsi Di Maio e Salvini in relazione alle affermazioni del Commissario Ue, Moscovici, sul rischio di grave instabilità che correrebbe l’Italia qualora dovessero vincere le forze populiste e antisistema alle elezioni politiche italiane del 4 marzo? I vari sovranisti nostrani hanno la benché minima idea di cosa è stata la storia dell’Italia unita dal 1860 a oggi? Qual è stato ed è il fattore determinante della storia patria? Si chiama fattore internazionale o geopolitico. L’Italia, ben più direttamente e con maggior peso che non in altri paesi d’Europa, ha sempre visto le proprie scelte politiche e istituzionali interne strettamente legate e influenzate, in molti casi addirittura determinate, dal contesto degli equilibri e della collocazione internazionali del nostro paese. Così è stato per il Risorgimento italiano. Così è stato per passaggi cruciali della storia nazionale: come il 1948, in cui la posta in gioco era la collocazione internazionale dell’Italia nel campo delle potenze occidentali; come nel 1992, dopo il crollo del Muro di Berlino; come nella crisi del 2011, con il ruolo svolto dalle potenze europee (Germania e Francia) e da soggetti finanziari decisivi per la gestione del nostro mostruoso debito pubblico (Bce e mercati finanziari). Così è ora, dinnanzi alle prossime elezioni politiche di marzo, dove la posta in gioco è la collocazione europea dell’Italia sullo sfondo del processo di riforma dell’Ue. I populisti non dovrebbero mai dimenticare che lo stesso ritorno del pil italiano in territorio positivo è stato fino ad ora in gran parte assicurato dai soldi dei nostri creditori internazionali e non ancora da un consolidato ritorno del sistema ad una propria capacità di autofinanziamento. Dunque Moscovici non ha fatto altro che richiamare la realtà effettuale della nostra storia unitaria. Grave è piuttosto che ci siano dei sovranisti italiani colpevolmente ignoranti della storia d’Italia.

Alberto Bianchi

 

Un amico che conosce bene l’Europa, e anche alcune dinamiche di governo, mi ha fatto notare ieri che Moscovici ha ragione, quando parla di deficit, di politici responsabili, di politiche irresponsabili, ma mi fatto anche notare che in nessun altro grande paese europeo i giornali aprirebbero le loro pagine su una dichiarazione di un commissario europeo su un altro paese. E’ come se la Spagna discutesse di un commento sulla Spagna di Federica Mogherini. Perché noi diamo così spazio in modo automatico a un commissario che bacchetta l’Italia? Le tesi sono infinite ma una forse è più convincente. Forse perché da sempre, come ricordava Giacomo Leopardi nel suo mitico “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani”, gli italiani hanno una bassa coesione nazionale e una bassissima autostima e tendono a trovarsi a loro agio quando qualcuno, dall’Europa, bacchetta il nostro paese, mentre tendono a trovarsi a disagio quando qualcuno dice qualcosa di buono sull’Italia. Un Moscovici che sculaccia i populismi è una notizia, un Macron che elogia l’Italia, e che sceglie di costruire un rapporto quasi bilaterale con il nostro paese, diventa una non notizia. Il vittimismo è il grande collante del nostro paese. Il patriottismo purtroppo ancora si porta così così.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.