Affresco all'interno della domus di Sirico a Pompei (foto LaPresse)

Perché la Campania è l'economia più resistente del Mezzogiorno

Marco Fortis

Il pil va meglio dalle aspettative, il reddito pro capite cresce più di quello tedesco, export e turismo fanno il resto

Nel 2016 il pil della Campania è cresciuto nettamente oltre le aspettative, aumentando del 3,2 per cento rispetto al 2015, cioè più del doppio del pil degli Stati Uniti (più 1,5 per cento) e quasi il doppio di quello dell’Eurozona (più 1,8 per cento), mentre il Mezzogiorno nel suo complesso è avanzato soltanto dello 0,8 per cento. Rispetto alle precedenti stime della Svimez appena diffuse nel novembre 2017, secondo l’ultimo aggiornamento Istat del dicembre scorso il pil campano è cresciuto nel biennio 2015-2016 del 4,9 per cento anziché del 2,6 per cento, cioè quasi il doppio in più.

 

In termini di pil pro capite il progresso della Campania nel 2016 è stato del 3,4 per cento rispetto al 2015: tre volte di più della media italiana e di quella del Mezzogiorno (in entrambi i casi più 1,1 per cento) ma oltre tre volte di più anche della crescita per abitante della Germania e degli Stati Uniti (più 1 per cento e più 0,8 per cento, rispettivamente). La Campania in questo caso ha perfino fatto meglio della Spagna (cresciuta del 3,2 per cento), che pure è la superstar tanto ammirata dell’Eurozona (che a sua volta si è fermata a un più 1,4 per cento medio).

 

 

L’exploit dell’economia campana nel 2016 è stato determinato da un vero e proprio boom del valore aggiunto dell’industria in senso stretto (più 7 per cento rispetto al 2015) e da un forte incremento, nell’ambito dei servizi, anche del valore aggiunto dell’aggregato del commercio, trasporti, turismo e comunicazioni (più 4,7 per cento). Nel caso dell’industria la Campania ha surclassato l’Eurozona (più 2 per cento) e la stessa Germania (più 1,9 per cento), nonché ha doppiato la lanciatissima Spagna (più 3,6 per cento). Mentre nel caso di commercio, trasporti, turismo e comunicazioni la Campania è cresciuta per valore aggiunto oltre due volte l’Eurozona (più 1,9 per cento) e ha fatto molto meglio, nuovamente, anche della Spagna (più 3,8 per cento).

 

Naturalmente questi progressi della economia della Campania vanno inquadrati correttamente, soprattutto alla luce della forte recessione che aveva colpito la regione negli anni precedenti. Ma fa riflettere il fatto che la Campania abbia fatto registrare nel 2016 una accelerazione così forte rispetto ad un Mezzogiorno che, pur anch’esso in ripresa, è apparso nel complesso molto più lento, salvo qualche caso (il Molise per quanto riguarda il pil; la Puglia e la Calabria nell’industria; il Molise nel commercio, trasporti, turismo e comunicazioni). È sufficiente tutto ciò per indurci a scorgere nella recente esperienza campana i sintomi della nascita di un nuovo modello di sviluppo nell’ambito di un Mezzogiorno che durante la crisi ha visto accentuarsi ancor più il suo storico divario con il Nord-Centro? Forse no. Tuttavia, la brillante performance campana merita quantomeno una più approfondita analisi delle sue cause, anche comparativamente rispetto alle altre regioni meridionali e insulari.

 

In un territorio a più velocità come il Mezzogiorno d’Italia la particolare accelerazione della Campania trova certamente la sua principale spiegazione nel fatto che essa è la regione dell’area, assieme alla Puglia, che, per dirla con le parole dell’ultimo Check-up Mezzogiorno di Confindustria-SRM, possiede “la più solida base imprenditoriale”. Secondo questo Rapporto, Campania e Puglia sono anche le regioni “che hanno fatto registrare (proporzionalmente) il calo minore del fatturato durante gli anni di crisi e il minore calo degli occupati. Sono quelle che, in sostanza, si sono dimostrate maggiormente resilienti”. Ma la Campania si distingue attualmente per essere anche la regione “con il maggior incremento di imprese attive (oltre 6mila in più nell’ultimo anno), quella con la quota maggiore di merci esportate in valore (7,6 miliardi nei primi nove mesi del 2017) e quella con il maggior numero di imprese in rete”. Nel caso delle imprese attive la Campania è stata la regione che tra il terzo trimestre del 2016 e il terzo trimestre 2017 ha presentato l’incremento maggiore nell’Italia meridionale e insulare: più 1,2 per cento. La Campania continua inoltre ad essere la regione del Mezzogiorno con la dotazione più cospicua di società di capitali: circa 107mila, in crescita del 6,2 per cento rispetto al terzo trimestre del 2016.

 

A ciò si aggiunga che tra il terzo trimestre 2016 e il terzo trimestre 2017 gli occupati nel Mezzogiorno sono cresciuti di 108mila e 600 unità, quasi 1/3 dei quali per merito della sola Campania (più 34mila e 800). Ciò anche grazie al positivo sostegno del Bonus Occupazione Sud, finanziato con fondi strutturali europei, che sembra aver registrato il più forte impatto proprio in Campania. Infatti, secondo elaborazioni Confindustria-SRM su dati Inps, nei primi 8 mesi del 2017 le istanze accolte e confermate per gli incentivi occupazione vedono primeggiare la Campania con oltre 1/3 delle assunzioni a tempo indeterminato nel Mezzogiorno (21.041 su un totale di 58.960) e con una quota appena inferiore al 30 per cento per le trasformazioni a tempo indeterminato di contratti a tempo indeterminato (5.681 su un totale di 19.258).

 

Secondo la Regione Campania, grazie alle leggi di semplificazione e alle iniziative per la sburocratizzazione, all' industria 4.0, al credito d'imposta, agli accordi per i contratti di sviluppo e per le aree di crisi industriale, si sono poste le premesse per l’avvio in Campania di importanti investimenti produttivi di grandi dimensioni. Infatti, con il credito d’imposta si sarebbero avviati, nel corso del 2017, importanti investimenti industriali; e con i contratti di sviluppo sarebbero partiti progetti molto significativi in tutta la regione.

 

Nel periodo gennaio-settembre del 2017 le esportazioni della Campania sono risultate in crescita del 2,1 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2016 e del 5,3 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2015, evidenziando una progressione costante. Su due anni si è registrato un forte aumento dell’export campano di materiale rotabile ferro-tranviario (più 181 per cento), di autoveicoli (più 92 per cento), di apparecchiature di cablaggio (più 18 per cento), di medicinali (più 23 per cento), nonché di prodotti di colture agricole non permanenti (più 25 per cento).

 

La Campania è anche la regione del Mezzogiorno che presenta il più alto numero di pernottamenti negli alberghi e nelle altre tipologie di esercizi ricettivi (19,9 milioni di notti nel 2016). Tra il 2014 e il 2016 vi è stato un incremento di circa 1,8 milioni di pernottamenti (pari a più del 10 per cento). Secondo Confindustria-SRM anche nel 2017 i flussi turistici sono stati particolarmente buoni in Campania, in particolare per ciò che riguarda i viaggiatori stranieri. Infatti, nei primi 8 mesi del 2017 vi è stato un aumento di oltre il 10 per cento di viaggiatori stranieri in Campania con una crescita di oltre il 18 per cento della loro spesa, per complessivi 1,5 miliardi di euro rispetto agli 1,3 miliardi dell’analogo periodo del 2016.

 

Siamo consapevoli che non sono indizi sufficienti per poter affermare che la Campania è entrata in una nuova età dell’oro. Ma sicuramente segnalano che essa ha imboccato la via della ripresa economica a ritmi assai più sostenuti rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno, facendo leva su tutti i comparti della propria economia reale e sfruttando al meglio anche gli incentivi messi a disposizione dalle politiche economiche. Questi progressi potrebbero ulteriormente accelerare, in Campania come nelle altre regioni meridionali, con l’introduzione delle Zone Economiche Speciali (ZES) nel Mezzogiorno, ad opera della legge 3 agosto 2017, n. 123, la quale potrebbe assumere, in prospettiva, un’importanza fondamentale per il sostegno alle politiche di sviluppo industriale e logistico del territorio meridionale e per l’attrazione di investimenti esterni.

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