Europa e Cina non sono mai state così in sintonia sul clima

Nicolò Sartori

Alla luce delle peculiari posizioni del presidente americano Donald Trump sull’attuazione dell’Accordo di Parigi, una nuova singolare alleanza globale sembra aver ormai preso forma

Anticipiamo un estratto dell’articolo di Nicolò Sartori, Senior Fellow e responsabile del Programma energia dello IAI, disponibile nel nuovo numero del trimestrale WE in edicola in questi giorni. Martedì, il Foglio pubblicherà “L’Impero del futuro”, l’editoriale di Mario Sechi che apre l’edizione.


   

Alla luce delle peculiari posizioni del presidente americano Donald Trump sull’attuazione dell’Accordo di Parigi, una nuova singolare alleanza globale sembra aver ormai preso forma. L’Unione europea, first mover delle politiche globali per la lotta al cambiamento climatico, non è infatti mai stata così vicina alla Cina sui temi della decarbonizzazione e della sostenibilità, e punta forte sulla cooperazione con Pechino per provare a raggiungere l’obiettivo dei 2 gradi centigradi necessario per garantire la vivibilità del nostro pianeta. Con soltanto l’8 percento delle emissioni globali di Co2 l’Unione eurpea è certamente – tra le grandi potenze – quella che ha intrapreso la più solida e credibile traiettoria di riduzione del proprio impatto ambientale.

     

L’Europa ha già ridotto del 22 percento le proprie emissioni rispetto al 1990, ed è quindi ampiamente in linea con gli obiettivi fissati dal suo Pacchetto 2020, mirando ora alla riduzione del 40 percento entro il 2030. Nel lungo periodo, Bruxelles punta ad un abbattimento quasi totale delle proprie emissioni (tra 80 percento e 95 percento al 2050), target che tuttavia risulta ancora non del tutto in linea con le sue politiche climatiche e con le traiettorie attualmente in atto in Europa. Diametralmente opposta la situazione della Cina che, con oltre 10 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra (sorpassati gli Stati Uniti nel 2006), contribuisce a quasi un terzo di tutta la Co2 immessa nell’atmosfera.

       

Quella cinese è una progressione stratosferica – emissioni raddoppiate nel giro di 10 anni – e, in un certo senso, ancora imprevedibile. Negli ultimi anni si sono susseguite diverse ipotesi di picco per le emissioni cinesi, con risultati macroscopicamente errati o contraddittori. Il dato di fatto è che nel 2017 – dopo un paio di anni di moderatissimo declino – le emissioni di Pechino sono nuovamente cresciute di un significativo 3,2 percento (spingendo la Co2 globale a un più 2 percento), alimentando lo scontento, ma soprattutto la preoccupazione, degli osservatori della lotta ai cambiamenti climatici. Un crescita che non sembra volersi arrestare, nonostante gli sforzi in atto per ridurre la propria impronta carbon, e il nuovo ruolo di player globale nelle politiche di decarbonizzazione e lotta al cambiamento climatico.

 

Sul piano internazionale, l’impegno cinese e la partnership con gli Stati Uniti di Obama nel 2015 hanno infatti contribuito al successo della Cop21 e alla firma dell’Accordo di Parigi, e nonostante la successiva decisione di Washington (questa volta, con Trump) di non rispettare gli impegni internazionali sul clima, Pechino sembra più che mai pronta a mantenere – se non rafforzare – il proprio ruolo di leader. Una decisione, quella della Casa Bianca, che ha di fatto cementato la partnership climatica globale tra Ue e Cina, pronte a ribadire – immediatamente dopo l’annuncio del Presidente americano – il loro impegno congiunto nei confronti dell’Accordo di Parigi.

 

Grazie infatti a un concomitante summit bilaterale organizzato a Bruxelles il 1 giugno, le parti hanno avuto modo di discutere e reiterare la loro volontà di proseguire sulla linea tracciata dalla Cop21, nonostante la defezione americana. E se una serie di divergenze in materia commerciale hanno fatto saltare l’adozione di una dichiarazione congiunta che sancisse formalmente la completa adesione delle parti ai 29 articoli dell’Accordo e il mutuo impegno verso gli irreversibili processi di transizione energetica in essere, Cina e Ue non sono mai state così in sintonia nella lotta ai cambiamenti climatici.

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