Wolfgang Schäuble (foto LaPresse)

Schäuble für Europa

Marco Cecchini

L’elevazione del “falco” di Berlino a tesoriere d’Eurozona apre il Risiko franco-tedesco per Bce e Bruxelles

Roma. Secondo il Wall Street Journal la campagna elettorale tedesca è come una “cura per l’insonnia”: tutti i sondaggi danno per vittoriosa la cancelliera Angela Merkel al termine di una delle corse al voto più giornalisticamente noiose sulle rive dell’Elba. Le settimane successive al 24 settembre tuttavia, potrebbero riservare il brivido delle novità negato nei mesi precedenti. Sarà allora che si aprirà in Europa, all’ombra del negoziato Parigi-Berlino sulla riforma dell’Eurozona, l’altro negoziato, quello sull’attribuzione di alcuni incarichi cruciali in ambito europeo. Un appuntamento che potrebbe interessare alcune personalità pesanti del mondo politico e finanziario tedesco. Nelle retrovie della campagna elettorale della Cdu si osservano movimenti che sembrano altrettanti posizionamenti in vista di sviluppi futuri. Secondo alcuni osservatori, la recente proposta per un rafforzamento dell’European stability mechanism (Esm), nel formato di un Fondo monetario europeo, avanzata dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, rivelata dalla Bild e confermata dalla stessa cancelliera, nasconderebbe l’ambizione del 75enne ministro di ferro per un ruolo di rilievo nell’assetto dell’Eurozona che sarà disegnato dall’asse Parigi-Berlino. “Ein Schäuble für Europa”, titolava qualche giorno fa la Zeit un articolo sui progetti di rafforzamento dell’Esm. La mossa di Schäuble segue una serie di esternazioni da “colomba” e punta a catturare il consenso dell’Italia, con la carota dell’assistenza, e quello della Francia e dell’opinione pubblica tedesca, delineando con il bastone dei controlli l’embrione di un futuro ministero delle Finanze europeo, di cui lo stesso Schäuble potrebbe assumere le redini in futuro dopo 45 anni di permanenza nel Bundestag. L’ipotesi è per ora uno scenario che tuttavia potrebbe subire un’accelerazione dopo le elezioni se alcuni tasselli del puzzle andranno a posto. Il progetto punterebbe tra l’altro a fare posto a una nuova generazione di politici cristiano-democratici. 

 

Il problema di un ricambio nella Cdu assilla anche la Merkel. Il rimpiazzo potrebbe avvenire “forse nel giro di due anni”, dice al Foglio Daniel Goffart, vicedirettore del settimanale Focus. Intanto per il Bundesfinanzministerium le personalità di spicco che sarebbero in grado di rimpiazzare Schäuble non sono molte: forse Jens Spahn, attuale sottosegretario nonché “figura emergente della Cdu” o il 40enne economista Carsten Linnemann “apprezzato dalla cancelliera per il suo rigore”, secondo Carl von Hohenthal, responsabile di Brunswick per la Germania ed ex notista politico della Faz.

 

Nelle stesse ore in cui veniva rivelata la proposta di Schäuble sul Fondo monetario europeo si è mosso anche il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che è tornato a criticare la politica monetaria di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, chiedendo un rientro “ordinato ma rapido” dal Quantitative easing. Dato che il rientro dal Qe, programmato per fine anno, potrà al massimo essere rinviato di qualche mese, la mossa di Weidmann ha tutta l’aria di voler mettere il cappello su una decisione oramai scontata per incassarne il dividendo politico interno. E’ noto infatti che l’establishment finanziario tedesco e la stessa cancelliera vogliono portare il leader della Bundesbank al vertice della Eurotower quando il mandato di Draghi arriverà al termine nel novembre 2019. E qualora l’“Operazione Banca centrale europea” non andasse in porto, c’è chi pensa che Weidmann – che non è un tecnico in senso stretto – potrebbe spostarsi al ministero delle Finanze.
L’accoppiata Schäuble in Europa e Weidmann a Francoforte – di per sé ardita anche per la Germania – è comunque la carta che Berlino vuole calare al tavolo del negoziato europeo come merce di scambio per eventuali concessioni alla Francia.
La Francia di Emmanuel Macron aspira per esempio alla presidenza dell’Eurogruppo con il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, e al potenziamento dell’Esma (la Consob europea di Parigi) e al fronte della flessibilità guidato dall’Italia, per esempio sull’Unione bancaria o sul Fiscal compact. Per non parlare, appunto, della presidenza della Bce con il governatore della Banque de France, François Villeroy de Galhau. Il Risiko della Bce sarà più chiaro a maggio 2018 quando scadrà il mandato del vicepresidente Vítor Constancio, portoghese.

 

Comunque è certo che qualunque significativo progresso nell’approfondimento dell’Eurozona non potrà non passare attraverso qualche forma di garanzia per Berlino in fatto di regole e di uomini.