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Il piano segreto della City per prepararsi alla Brexit

Redazione
Il Daily Telegraph rivela il dossier dell’industria finanziaria (pro-Ue) nell’eventualità che accada il peggio: transizione soft, apertura dei mercati, accordi commerciali e meno burocrazia per sostenere crescita, occupazione e competitività

Le più grandi banche britanniche si stanno preparando al peggio, l’eventualità che vinca il fronte Leave e che il Regno Unito scelga di uscire dall'Unione Europea. Così, secondo quanto rivela il Daily Telegraph chiedono in caso di Brexit un falò della burocrazia, frontiere aperte e una campagna pubblicitaria per rafforzare lo status del Regno Unito come centro finanziario globale anche fuori dall’unione.

 

“Il gruppo di imprese TheCityUK - che si oppone alla Brexit - ha avvertito che l’uscita danneggerebbe i servizi finanziari, spingerebbe l’occupazione verso il continente e danneggerebbe l'economia – scrive il giornale conservatore -  Ma i documenti riservati, che sono stati visti dal Daily Telegraph, mostrano che il gruppo ha un piano per ridurre il danno, e persino crede che sarebbe possibile pubblicizzare una ‘prospettiva congiunturale relativamente migliore nel lungo termine per il Regno Unito’, che ‘promuoverebbe la stabilità finanziaria’ al di fuori dell'Ue”.

 

Il gruppo, composto da grandi banche come Citigroup e Lloyds, studi legali e assicurativi, ha predisposto la bozza di un piano d’azione da sottoporre al governo che prevede un’uscita soft con un “periodo transitorio” per assicurare che “non ci siano cambiamenti da un giorno all’altro”.

 

Le imprese finanziarie vogliono salvaguardare l’accesso al mercato unico quanto più è possibile, anche adottando un meccanismo simile al passaporto, che consenta alle aziende del Regno Unito di operare in tutta l'Ue. “Oltre a ciò, un Regno Unito indipendente ha bisogno di lavorare duramente per ‘mantenere la competitività internazionale di Londra’ quindi ‘l'apertura dei mercati al di fuori della Ue è cruciale’”, scrive il Telegraph citando il documento.

 

Questo implica che Londra riesca a garantire condizioni e regole finanziarie omogenee a livello globale, assumendo un ruolo di guida all’interno degli organismi internazionali come G20, Financial stability board, Comitato di Basilea, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale.

 

“Le proposte suggeriscono di ‘ripensare l'approccio normativo del Regno Unito ... per sostenere l'occupazione, la crescita e la competitività’. Le banche e le imprese della finanza intendono assicurare che il settore finanziario non venga tagliato fuori dal mercato internazionale del lavoro. Ciò significa ‘perorare la causa dell'accesso ai talenti qualificati dall'Ue e dal resto del mondo, al fine di aumentare la competitività del Regno Unito’, e suggerisce che la City farà lobbying per norme accoglienti sull'immigrazione. In combinazione con una politica commerciale che replica il libero scambio con l'Ue e aggiunge nuovi accordi con ‘partner commerciali strategici’ nel resto del mondo, dovrebbe essere possibile avere una forte economia in futuro”.

 

La City si è espressa con percentuali vicine al 90 per cento per il Remain e per mantenere l’accesso al mercato unico, ma se le cose dovessero andare diversamente il futuro del Regno Unito non sarà l’isolamento, ma meno burocrazia, mantenimento del mercato unico e più accordi commerciali con i partner internazionali. Se sarà Brexit il Regno Unito sarà al massimo fuori dall’Ue, ma non fuori dal mondo.