Mauro Lusetti presidente Legacoop (foto LaPresse)

Una reputazione da ricostruire

Redazione
La reazione d’orgoglio delle coop contro le “false coop”. Basterà?

Legacoop sta animando la campagna mediatica e politica “stop false cooperative” con l’obiettivo di ricostruire la reputazione delle cooperative organizzate per distinguerle da quelle piccole e personalistiche che in questi mesi hanno dominato la scena mediatica sulla scorta delle inchieste giudiziarie. Il presidente di Legacoop, una delle maggiori centrali di cooperative associate, Mauro Lusetti, ha spiegato ieri al Foglio.it le finalità della campagna. Lusetti sente l’urgenza di “distinguerci per non confonderci”, così da ricordare all’opinione pubblica che non tutte le cooperative hanno “gli stessi principi e modelli di funzionamento”, ad esempio, della Cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi coinvolta nell’inchiesta della procura di Roma cosiddetta “Mafia Capitale”. Nelle “false cooperative”, alle quali “i lavoratori aderiscono per avere un impiego ma risultano sfruttati con logiche simili a quelle del lavoro nero per produrre utili a beneficio di pochi”, “si sono persi di vista gli scopi mutualistici”, dice Lusetti.

 

Il fenomeno è ampio, va oltre i casi Buzzi e affini che hanno motivato la reazione di Legacoop (ci fu una reazione d’orgoglio simile anche in seguito al caso Unipol). Parliamo di 42-43 mila entità che non aderiscono alla Alleanza delle cooperative (Associazione generale cooperative italiane, Confcooperative, Legacoop), cioè circa due terzi delle cooperative registrate in Italia, di cui solo una minima parte di queste, il 10 per cento, riceve controlli periodici. Per risolvere il problema, Legacoop ha promosso una proposta di legge d’iniziativa popolare per aumentare controlli e per inasprire le sanzioni verso chi sfugge ai controlli, e impedire così di operare a chi distorce il mercato. L’iniziativa è vicina al quorum (45 mila firme su 50 mila) e ha ricevuto l’endorsement di alcuni personaggi politici e sindacali. Lusetti afferma anche la necessità di un’autocritica interna alle coop controllate affinché si allontanino dalla politica – dice a proposito che l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è stato un errore – fino a promettere di bandire la promozione in favore di politici e sindacalisti per cui le coop sono state criticate. “Se parla di acquisti di vino e libri, pur essendo legittimo, sarà bandito”. Buoni propositi. Ci chiediamo se basteranno a ricostruire l’immagine della categoria. Ad maiora.

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