Mario Draghi e Angela Merkel (foto LaPresse)

Il piano per un Nazareno con Merkel

Marco Valerio Lo Prete
Cosa fare per ridimensionare i populismi? Dal bilancio unico dell’Eurozona al fondo comune contro la disoccupazione. Un documento riservato di Palazzo Chigi per avvicinarsi a Berlino e rispondere alle strigliate di Draghi.

Roma. Con la Grecia che traballa ai confini della moneta unica, il Regno Unito che studia l’uscita di emergenza dall’Europa, i populisti non decisivi ma pimpanti ovunque (vedi Spagna), il governo italiano oggi a Bruxelles propone un documento – che il Foglio.it ha anticipato domenica – per rilanciare un’unione politica e monetaria più coesa. Destinataria naturale, alla luce dei contenuti, è la cancelliera Angela Merkel.  

 

Nikolaus Meyer-Landrut, dal 2006 l’uomo ombra della cancelliera tedesca per le trattative europee che contano, potrebbe presto lasciare il proprio posto per diventare ambasciatore a Parigi. Ma questa sera proprio Meyer-Landrut sarà ancora a Bruxelles a rappresentare Berlino a un vertice informale degli sherpa governativi. Vertice durante il quale visionerà per la prima volta il documento-manifesto del governo Renzi, intitolato “Completing and strengthening the Emu” (“Completare e rafforzare l’Unione economica e monetaria”). Le nove pagine stilate dall’esecutivo vengono presentate ai partner in un momento a dir poco cruciale. La crisi greca è oramai prossima al redde rationem: ancora lunedì, mentre il ministro ellenico Yanis Varoufakis ribadiva che il problema è l’austerità e non le riforme, il Fondo monetario internazionale giudicava “insufficienti” le misure proposte da Atene per convincere i creditori internazionali a sbloccare gli aiuti. Altrove la crescita è tornata, sì, ma soprattutto in Italia è decisamente anemica. “Il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l’Europa deve cambiare e io spero che l’Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell’Europa nelle prossime settimane e nei  prossimi mesi”, ha detto lunedì Renzi.

 

[**Video_box_2**]Il presidente del Consiglio sa che qualsiasi rilancio dell’Unione o sarà in tandem con la Germania o non sarà. In ambienti diplomatici nordeuropei dicono che anche la cancelliera, pur pragmatica di natura e poco incline a slanci idealistici sul dossier comunitario, da inizio anno si sia convinta a sua volta che Renzi può essere un partner giusto su cui puntare. A favore del premier fiorentino militano certo le elezioni europee dello scorso anno, con le quali s’intestò il merito di aver arginato la versione italiana del populismo anti euro incarnata da Grillo; poi anche la spinta riformatrice grossomodo rispettosa delle linee guida recapitate all’Italia via missiva nel 2011; né è da sottovalutare l’impasse nella quale si trova la leadership francese, alla quale Berlino ha fatto finora sempre riferimento in questi anni di crisi, leadership oggi stretta invece tra un’opinione pubblica nuovamente euroscettica e un’economia perennemente stagnante. Così per settimane, nel governo italiano, hanno lavorato a un contributo in vista del Consiglio europeo di giugno, quello durante il quale sarà presentato il rapporto dei quattro presidenti (Banca centrale europea, Commissione, Eurogruppo, Consiglio europeo) sulla possibile evoluzione dell’Eurozona. “Rilanciare il tema dell’unione politica al fianco di quella monetaria era una priorità del nostro semestre di presidenza dell’Ue. E su questo insistiamo”, dice al Foglio Sandro Gozi, sottosegretario alle Politiche europee. Gozi è stato tra i principali animatori di un gruppo interministeriale con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, i dicasteri degli Esteri e del Lavoro, e a un manipolo di consiglieri di Palazzo Chigi (Marco Piantini e Armando Varricchio in primis). Loro gli autori del documento che inizia così: “La profondità della crisi economica e finanziaria, così come il suo impatto duraturo, sottolineano l’esistenza di nodi importanti ma irrisolti, relativi all’incompletezza dell’Unione economica e monetaria”. I toni usati nel documento per descrivere l’attuale congiuntura economica non sono allarmistici, ma comunque meno entusiastici di quelli usati nel dibattito italiano dallo stesso governo: si parla di “tassi di crescita ancora molto bassi”, di “impatto della crisi sul potenziale di crescita”, di “deterioramento del capitale umano”, di “rischio di stagnazione secolare”.