L'Ad di Eni Claudio Descalzi (foto di Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Perché i prezzi di gas e petrolio sarebbero cresciuti anche senza guerra

Giuseppe de Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Avevamo già le nostre ragioni per tenere sotto osservazione la crescita economica, la guerra scatenata dall’aggressione russa si è solo aggiunta tra i motivi di freno alla crescita e, sembrerebbe quasi di vedere qualcuno deluso, non ha prodotto grandi effetti in campo economico e finanziario. Claudio Descalzi ha spiegato bene oggi in un’intervista al Corriere della Sera che i prezzi di gas e petrolio erano già destinati a salire perché gli investimenti in ricerca di nuovi campi e in nuova produzione erano ridotti a meno della metà dell’ammontare degli anni recenti. Perché il mondo si preparava alla transizione verso altre fonti e stava lasciando il campo degli idrocarburi, o, almeno, questa era l’intenzione dichiarata dai più.

 

Descalzi non lo dice che forse quegli obiettivi di transizione erano tarati male, ma il riferimento che fa al peso tuttora molto rilevante del carbone è maliziosamente rivelatorio. In ogni caso sia le tensioni sui prezzi energetici sia qualche affanno sul fronte della crescita erano ampiamente attesi, anche senza guerra. Ora sono oggetto di preoccupazione accresciuta per le vicende belliche ma l’agenda mondiale delle decisioni non è influenzata da Vladimir Putin e dalle sue mattane imperiali più di quanto lo sia da altre decine di fattori, controllabili e non.

 

Insomma, per quanto i putinisti si affannino a prefigurare scenari devastanti a seguito dell’interruzione dei rapporti commerciali con la Russia, le cose invece vanno e il rimbalzo post-pandemico continua a manifestarsi, assieme agli effetti della ristrutturazione industriale e produttiva con cui si è risposto alla (piccola) frenata della globalizzazione. E per l’Italia la crescita attesa nel 2022 viene rivista leggermente al rialzo dall’Istat. Mentre i prezzi sono ancora in crescita marcata e il ritmo del loro aumento ha ripreso ad aumentare.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

La Banca d’Italia dice che le cose vanno maluccio ma non malissimo. E per i prezzi Ignazio Visco ripete che alla fiammata di questi mesi seguirà un periodo di riduzione, con una decisa flessione nel 2023 nell’intera zona dell’euro. Ma non facciamoci distrarre, i nodi grossi per l’Italia sono sempre gli stessi e li troviamo dalle parti del debito e dello spread.

 

Fatto #2

Il blob Ue, di cui parlavamo ieri, ha prodotto, a modo suo, una decisione di grande rilievo sulle forniture petrolifere e oggi il Consiglio europeo ha qualche elemento di forza politica in più. E, anche se ci dicono che è tutto finto e poi torneranno, ecco che l’abbandono industriale e commerciale della Russia è diventato massiccio e con effetti positivi sulle singole aziende.

 

Fatto #3

Sì, i tedeschi cincischiano sull’invio di armi. Ne parlano, fanno circolare fotografie, ma non arriva poi nulla di veramente importante per l’arsenale ucraino. Almeno agli aiuti economici diretti, per mandare avanti le strutture pubbliche, a partire dagli ospedali, la Germania non si sottrae.

 

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