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di cosa parlare stasera a cena

La maggioranza divisa sulle sanzioni a Putin

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Le prove per la maggioranza non finiscono mai. La crisi internazionale causata dall’aggressione russa all’Ucraina taglia i nostri fragili schieramenti politici interni e li ricompone in altri modi. Forse non troppo sorprendenti, ma ugualmente significativi. Ecco che Lega e FdI si trovano assieme nel tentativo di frenare le ritorsioni contro la Russia e di sopire le voci che protestano per la violazione di una democrazia indipendente e sovrana.

Forza Italia, invece, malgrado i legami personali del suo leader, prende posizione per le sanzioni, anche se invitando a usarle con gradualità

Prendiamo questo tweet di Marco Follini come sintesi di quanto detto

Non male la tecnica usata dall’ambasciata americana a Kiev per mostrare come basare le pretese russe sull’Ucraina rifacendosi alla storia sia un bel po’ avventato

L’Europa si prepara a rispondere e dice che la Russia non ha rispettato gli accordi di Minsk e neanche le risoluzioni Onu. Sembra un vuoto lamentarsi, ma significa porre Vladimir Putin fuori dal consesso diplomatico

I baltici, per ovvie ragioni, sono i migliori amici degli ucraini e i più fieri oppositori dei russi, e ci tengono a farlo sapere

 


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Le tre "cose" principali

Fatto #1: questa è la replica più dura di una guerra, con il bocco del progetto Nord Stream 2 si mette Vladimir Putin in grande difficoltà e si fa emergere l’insensatezza strategica di iniziative, come quelle russe, basate sulla forza militare e su obiettivi di espansione territoriale, di stampo, si direbbe, ottocentesco. Certo, ma si rinuncia anche a una linea di fornitura di gas molto importante. Il Foglio ne aveva ragionato con alcuni esperti e le indicazioni che vengono portano a esiti diversi.

  
E dalla Russia arrivano minacce sui prezzi (segno che c’è preoccupazione)

 

Fatto #2: su questo punto la Lega ha molte ragioni. L’accorpamento di elezioni diverse (voto amministrativo e referendum) ha senso ed è una corretta applicazione dei principi democratici. Lo fanno nei paesi a più radicata tradizione democratica. E, nel caso specifico, aiuta a contrastare le tattiche anti-referendarie con cui si punta a non far raggiungere i quorum. La definizione di una data unica, che spesso si chiama election day, servirebbe anche a trasformare l’appuntamento con i referendum sopravvissuti alla Corte costituzionale e alla lezione di Giuliano Amato in un momento di definizione politica. Utile, perché nel magma di manovre parlamentari e nella pretestuosa confusione che si crea con i voti a sorpresa sugli emendamenti le identità politiche e partitiche vanno a perdersi, mentre di fronte a un voto referendario ciascuno dovrà dire da che parte sta di fronte all’opinione pubblica (grazie a Roberta Jannuzzi, di cui usiamo un tweet)

 

Fatto #3: Che poi oggi Mario Draghi ha parlato con molta chiarezza proprio di giustizia e delle altre riforme che riempiono l’agenda del governo e sulle quali vuole che i partiti prendano posizione. La politica, insomma, è lì, sul greto del fiume, bisogna solo che i leader di partito la raccolgano

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