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La Germania fa i conti (politici) della decisione di Scholz su Nord Stream 2

Daniel Mosseri

Dopo la decisione di Putin il cancelliere tedesco ha dato mandato al ministero dell’Economia guidato dal vicecancelliere dei Verdi Robert Habeck di compiere i passi amministrativi necessari affinché il gasdotto non possa essere certificato

L’ingresso delle forze armate russe nel territorio delle province separatiste ucraine di Lugansk e Donetsk “rappresenta una grave violazione del diritto internazionale”. Con queste parole il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha condannato la prova di forza voluta dal presidente della Federazione russa Vladimir Putin. Coerente con quanto concordato con (o secondo alcuni osservatori con quanto imposto da) il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Scholz ha reagito alla zampata dell’orso russo ordinando al ministero dell’Economia guidato dal vicecancelliere dei Verdi Robert Habeck di compiere i passi amministrativi necessari affinché il gasdotto non possa essere certificato per il momento. "E senza questa certificazione, Nord Stream 2 non può entrare in funzione", ha messo in chiaro il cancelliere. La sua decisione non farà piacere a chi, soprattutto nei Länder orientali della Germania, sperava in un rilancio dell’economia al traino dell’indotto creato dalla pipeline. Ma questo è il momento della politica, l’economia parlerà nelle prossime ore.

E la politica ha parlato per voce del neo co-presidente dei socialdemocratici tedeschi Lars Klingbeil: “È stato giusto tentare la via diplomatica ma la mano che abbiamo teso è stata presa a schiaffi”. Parole che tradiscono la frustrazione di uno Scholz che nei giorni scorsi ha fatto la spola nella regione, volando anche a Mosca, nel tentativo, poi silurato da Putin, di trovare una via pacifica alla tensione sul confine russo-ucraino. Il congelamento del Nord Stream 2 era stato sollecitato poco prima anche dal ministro verde all’agricoltura Cem Özdemir mentre il capogruppo dei Liberali al Bundestag, Christian Dürr, ha parlato di un Putin “imprevedibile: ecco perché è tanto più importante che l'occidente sia unito - e lo è”.

  

Soddisfatto sarà invece il leader del Partito popolare europeo, il bavarese Manfred Weber, che non senza una punta di veleno ha sollecitato Scholz “a emanciparsi da Gerhard Schröder”, e cioè dall’ex cancelliere della Spd vicinissimo al gasdotto, a Gazprom e financo allo zar Putin. La presa di distanza da Schröder “e da quelle parti della Spd a cui Schröder piace” è un passo “atteso anche dai partner europei”, ha continuato Weber rivolto alla Bild. “Nord Stream 2 non ha futuro a causa della politica guerrafondaia di Putin. Il governo federale deve fermare il progetto immediatamente. Il tempo della pacificazione è finito. Si tratta di guerra e di pace". Di pari tenore il commento su Twitter di Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri di Kiev: “Accolgo con favore la mossa della Germania di sospendere la certificazione di Nord Stream 2. Questo è un passo moralmente, politicamente e praticamente corretto nelle circostanze attuali. La vera leadership significa prendere decisioni difficili in tempi difficili. La mossa della Germania dimostra proprio questo”. Precorre i tempi invece l’ambasciatore ucraino a Berlino, Andrij Melnyk, che sempre alla Bild ha sottolineato come lo stop al gasdotto arrivi in ritardo e che Kiev aspetta ulteriore misure antirusse.

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