DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Il nocciolo antipolitico dei 5 stelle è rimasto intatto

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Qualunque cosa succeda a cena potete inquadrare la vicenda di Beppe Grillo e Giuseppe Conte e di cosa ne sarà del Movimento 5 stelle partendo dalle loro prime esperienze pubbliche. C’è l’antipolitica che, alla fine, presenta il conto, e questo potrebbe essere il filone della vostra conversazione a cena. Sembra una banalità, invece è un caso abbastanza anomalo nella storia recente. Perché, dopo i primi successi grillini, chi provava a definire comunque il Movimento 5 stelle come alfiere dell’antipolitica veniva rimbrottato e definito ingenuo. Gli analisti politici che andavano, e vanno, per la maggiore, davano come prospettiva certa, e lo facevano atteggiando un certo uso di mondo e una certa scafatezza, quella della, come dire, politicizzazione del movimento. Ed effettivamente avevano una parte di ragione, perché l’aver partecipato a due maggioranze e a due governi, prima con la destra e poi con la sinistra, è una prova di avvenuta politicizzazione. Tuttavia, entrambe quelle esperienze di governo hanno avuto effetti molto superficiali sulla vita del movimento, non hanno avviato un vero dibattito politico interno, non hanno saputo influire (tranne per il caso di alcuni esponenti, detentori però di una presenza autonoma sulla scena pubblica) sull’agenda del movimento, non hanno determinato una presa di coscienza del ruolo della rappresentanza politica nel dibattito sociale. E il fondo antipolitico è rimasto intatto. Allora, succede che un Giuseppe Conte, per quanto pescato nel gruppo quasi anonimo di tecnici di area e per quanto non dotato di un consenso personale precedente, portato a Palazzo Chigi e messo alla prova (e che prova) di un cambio di maggioranza, si sia trovato necessariamente a subire una specie di metamorfosi di sé stesso in uomo politico e a cominciare a ragionare come tale. Una strada, però, che rende impossibile lavorare con Davide Casaleggio prima, e quello ormai è un rapporto perso, e con Beppe Grillo poi. Il nocciolo iniziale di antipolitica, come quello delle centrali atomiche, non decade, non cessa la sua attività, non smette di irradiare il movimento. E rifiuta, fino all’espulsione, il dialogo perfino con un neo-politico, e costretto dalla necessità a diventare tale, come Conte. Sembra strano, e stupisce, che un nucleo ideologico, per quanto di ideologia poverissima e puramente negativa, possa continuare ad avere effetti e a guidare un movimento che alle ultime politiche ha superato il 32% dei consensi. Eppure sta succedendo proprio questo, a dispetto dei cinici e di chi diceva che tanto il potere li avrebbe trasformati. La rivelazione, semmai, è che per il potere bisogna anche essere all’altezza e avere gli strumenti per esercitarlo, altrimenti, anche quello che sembra il più forte collante al mondo, si scioglie e non riesce a tenere assieme gli ormai sparsi e confusi figli dell’antipolitica.

 

Le tre "cose" principali 

 

Fatto #1
“Puntiamo a tassi di crescita superiori a quelli precedenti alla pandemia, se gli investimenti sono fatti bene, e onestamente, portano un aumento della produttività e, di conseguenza, una maggiore capacità di crescita economica”. Sono i concetti con cui Mario Draghi, parlando dopo il consiglio europeo a Bruxelles, ha fondato la previsione di una ripresa molto forte e creata da una base produttiva trasformata dalle grandi scelte di politica economica europee e nazionali. Oggi sul Foglio si diceva qualcosa di simile e lo si è scritto anche qui nei giorni scorsi. La parola chiave, tecnica, usata da Draghi è produttività e con essa si spiega il piccolo miracolo con cui si trasforma il recupero dopo un tonfo (il -9% abbondante del 2020) in una ripresa vera e capace di aggiungere ricchezza.

 

Fatto #2
Come procede la variante più contagiosa in Uk? Beh, sembra correre e questo è, da giorni, un fatto preoccupante per tutti i paesi europei. In Italia, come sappiamo, pur con un basso livello di tracciamenti sono state individuate almeno due situazioni di pericolo. Lo stesso Draghi ha parlato di nuovi rischi di rallentamento verso il ritorno alla normalità. In questo momento in Italia la variante Delta raggiunge quasi il 17% dei casi (a maggio era poco sopra al 4%), mentre la variante Alfa è vicina al 75%. E le specifiche misure regionali che inaspriscono le regole.

 

Fatto #3
L’università che riapre.

 

Oggi in pillole