DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Il metodo Draghi come tecnica per affrontare i problemi

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Un effetto meno notato del metodo di governo di Mario Draghi, o forse è qualcosa che è precedente al metodo, ha a che fare con la tecnica per affrontare i problemi. Un governo che non ha una storia politica, né una prospettiva politica futura (almeno dichiarabile), che vive nel presente quotidiano, non ha con i problemi quel rapporto quasi affettuoso, semi-complice, sviluppato da partiti che, con quei problemi, ci sono cresciuti insieme, si sono frequentati tanto, si tengono a vicenda. E allora, che fa Draghi di fronte, per dire, alla questione dell'Ilva? Aspetta poco, incassa la sentenza del Consiglio di stato di oggi, avvia la riconversione per quanto è possibile. Ma non scappa né nasconde. E l'immigrazione? La cara, vecchia, immigrazione, custodita a destra come una rendita sicura, beh, Draghi va a vedere le carte, quelle europee e quelle di paesi con cui è più complicato avere relazioni lineari, a partire dalla Libia, ma parlando il linguaggio della concretezza europea anche con il dittatore Erdogan e con la sua Turchia. E il debito? Il trucco è non farne una fissazione ma neppure rimuoverlo. Bisogna andarci dentro, guardare, ragionare, e tentare anche la strada un po' gesuitica del debito buono e di quello cattivo, perché da qualche parte bisogna pure cominciare, e non si è mai ridotto un debito statale aumentando le tasse. Allora, sì, serve la crescita, che poi diventa l'unica strategia seria, pensate un po', contro il debito. E lo stesso per la questione dei licenziamenti. Draghi ne sta parlando, riservatamente, con i segretari dei sindacati. Cui ha detto che i rinvii della scadenza del blocco non vanno più bene, perché, semplicemente, a ogni rinvio seguirebbe la richiesta di un altro rinvio. Tra poco deciderà e avvierà il rientro, pilotato, verso la norma pre-crisi. E anche per la legge Zan e il Vaticano stesso trattamento. Questione politicamente e ideologicamente intricata e spinosa come un rovo. Ma poi basta guardare le cose senza retaggi e si va tranquillamente a vedere cosa chiede il Vaticano, quali sono i dubbi anche altrove, le posizioni e le necessità, così viene fatto filtrare da Palazzo Chigi, senza che poi in aula si torni sul tema. E il Parlamento, così, diventa una ricchezza, i partiti, improvvisamente, si risvegliano come fornitori di idee. Draghi in aula ha dato atto della sensatezza delle richieste papali, senza farle proprie, ma senza fare il mazziniano in ritardo. E ha riconosciuto la tela di rapporti giuridici internazionali in cui si sviluppa la vicenda. Guardandoli da vicino i problemi cambiano faccia, la crosta ideologica o moralista si sgretola. Si va avanti. Solo che, politicamente, non c'è gusto a vincere così. Ma, appunto, Draghi non è un politico.

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1
Draghi in Parlamento prima di andare al Consiglio europeo, su immigrazione, piani di ripresa, previsioni di sviluppo.

Fatto #2
Il ritrovamento dal tono favolistico o biblico. Il piccolo Nicola che, chiamato, chiama mamma. La tenacia fortunata di Giuseppe Di Tommaso de La vita in diretta.

Fatto #3
Il Consiglio di stato con un gigantesco taglio alle stupidaggini sull'acciaio tarantino. Le proposte e i progetti. Ma l'Ilva, e i suoi problemi, non sono solo a Taranto.

 

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