Scudo come nel 2012 

Il governo è pronto a sfidare i giudici con un decreto "Salva Ilva"

Annarita Digiorgio

Attesa per la sentenza del Consiglio di stato. Se necessario, l’esecutivo deciso a evitare lo spegnimento. Salvare lavoro e ambiente

Un nuovo decreto "Salva Ilva", a quanto risulta al Foglio, potrebbe arrivare da parte del governo qualora il Consiglio di stato dovesse confermare l’ordinanza del Tar di Lecce di spegnimento degli impianti. L’attesa della sentenza tiene bloccata non solo ogni iniziativa politica  ma anche l’insediamento del cda della nuova società “Acciaierie d’Italia”, nata con l’ingresso pubblico nel capitale attraverso Invitalia, ma ancora  gestita dal vecchio management.

 

Il Consiglio di stato deciderà entro fine mese se chiudere il siderurgico, come chiesto dal sindaco di Taranto con un’ordinanza contingibile e urgente ex art 50 a tutela della sanità pubblica emessa a febbraio 2020, o se riaffermare il principio già fissato dalla Corte costituzionale a conferma del primo decreto "Salva Ilva" (varato a dicembre 2012 dal governo Monti) che riconosceva Ilva come sito di interesse strategico nazionale e fissava nell’Autorizzazione integrata ambientale la legge che ne regola l’esercizio.

  

Da allora sono stati varati altri 13 decreti, sempre necessari a garantirne l’esercizio entro i limiti ambientali stabiliti: in 8 anni tutti i governi si sono preoccupati di scudare l’azienda dall’iniziativa giudiziaria della procura di Taranto, ma si erano dimenticati di scudarla da quella politica del sindaco. Per questa ragione nel caso, ritenuto remoto e irragionevole ma comunque possibile, di una sentenza sfavorevole, che cioè respinga il ricorso contro l’ordinanza del sindaco di Taranto, il governo è intenzionato – come successe nel 2012 quando il governo Monti consentì a Ilva la continuità produttiva nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria che ipotizzava il reato di disastro ambientale – ad approvare un  decreto che salvi la produzione industriale e la realizzazione del piano ambientale. Piano che, come hanno già ordinato la Cedu e la Corte costituzionale, deve essere attuato senza modifiche e  rinvii e la cui attuazione  giustifica produzione, sentenze e decreti.

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