(foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Ecco le linee guida per il piano vaccinale

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

I vaccini arrivano. Tra qualche problema e i dovuti intoppi, e ci mancherebbe altro, si parla con concretezza di una quantità sufficiente per l’Italia entro giugno. Ripetiamo ancora una volta che, quanto ai vaccini, la cosa difficile era individuarli, realizzarli, testarli, attraversare i gradi di controllo su sicurezza ed efficacia. Quella è stata la corsa sfrenata verso il risultato e quella resterà nella storia. Dopo, la vaccinazione di massa è un esercizio di organizzazione, complesso quanto volete, ma incomparabilmente più semplice della vittoria nella sfida scientifica che ha portato a produrre i vaccini. Oggi sono uscite le linee guida per la campagna vaccinale italiana. Sono ispirate a una logica elementare, come è giusto che sia. E verranno applicate soprattutto grazie alla realizzazione di centri di somministrazione, che, a loro volta, non sono luoghi di complicata tecnologia ma sono o grandi spazi già esistenti, a Roma si è riusciti a dare un senso alla Nuvola di Fuksas, oppure tendoni messi su rapidamente per l’occasione. Niente di tremendamente difficile, una volta raggiunta la certezza di avere le dosi. Leggermente più complessa è l’organizzazione dell’afflusso delle persone, in modo che si evitino sia gli assembramenti sia i tempi morti. Niente di difficile, eh, soprattutto perché i telefonini ormai raggiungono la quasi totalità della popolazione e lo stesso può dirsi per la rete di contatti attraverso i medici di famiglia.
 
Poi serve un po’ di collaborazione, chi sta bene e può muoversi darà certamente un contributo perché le cose scorrano velocemente. I turni sono scanditi secondo regole semplici. Si procede completando la vaccinazione di chi ha più di 80 anni, di chi lavora nella scuola e nelle forze dell’ordine. Poi si passa alla fascia tra i 70 e gli 80 anni di età, assieme alle persone con disabilità e a chi è considerato estremamente vulnerabile in base a un preciso e breve elenco di patologie. Dopo toccherà alla fascia tra i 60 e i 70 anni e poi ancora a tutti gli altri. Con la disponibilità delle dosi ragionevolmente possibile il passo potrebbe essere abbastanza spedito, con l’obiettivo di giugno, inteso come compimento del mese, possibile per vedere effetti molto consistenti sulla curva dei contagi e sulle varie forme, soprattutto quelle più critiche, di ospedalizzazione. Tutto questo deriva dalla bozza con cui il governo tra oggi e domani si confronta con regioni e Parlamento, ma al 99% verrà tutto confermato. C’è un po’ di confusione creata dall’attivismo di organizzazioni imprenditoriali e ordini professionali, per ottenere un cambio delle priorità, ma è roba che resterà nel repertorio delle mezze buffonate con cui sempre si accompagna in Italia la realizzazione di grandi piani collettivi. Perché vaccinare in azienda può avere senso apparentemente e per qualche realtà molto grande, ma poi, a ben vedere, crea più problemi di quelli che risolve. Insomma, aspettiamo il turno, non scalpitiamo, se possibile (se non abbiamo limiti alla mobilità) accettiamo tutti l’idea che dovremo andare noi dal vaccinatore e non il contrario. Il contentino, rispetto a questi progetti, è che nella bozza viene detto che “qualora la disponibilità di dosi lo permetta” si potranno fare anche le famose vaccinazioni in azienda, ma, evidentemente, solo nella fase successiva alle prime classe di età e perciò con più o meno, la differenza può essere di pochi giorni, gli stessi tempi previsti dal piano generale.
 
Poi ovviamente ci sono gli imprevisti e questo sarebbe una vera bomba. Si spera che la scelta della Danimarca e dell’Islanda di sospendere il vaccino AstraZeneca per capire se c’è un legame con molti decessi sia infondata o eccessivamente prudenziale. Il lotto sospetto è stato poi sospeso anche in Italia. Ma deve essere chiaro che, tornando a quello che si diceva sopra, questi sono i veri problemi e non tirare su una tenda e metterci dentro le poltrone per la vaccinazione. Intanto si va svelti con Johnson & Johnson. E poi c’è il terreno scivoloso e pericoloso della produzione autarchica di vaccini, con la molto sospetta operazione Sputnik. 

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1 

Matteo Salvini fa conferenze stampa da battitore super libero della politica italiana e intanto il suo partito si astiene sul decreto Covid in Parlamento. Il modo di manovrare di colui che il Foglio chiama l’Infiltrato è sempre più evidentemente opportunistico. Condizione che potrebbe diventare intollerabile, forse, ma siamo ai confini con l’estremo azzardo, perfino per alcuni suoi compagni di partito. Oggi ne parlava Giuliano Ferrara. E, appunto, tra un’astensione provocatoria e una battutaccia ecco che Salvini avvia l’iniziativa leghista per aumentare i poteri del comune di Roma. Spicca nella presentazione l’assenza di un vero esponente politico salviniani e romano, con prospettive di candidatura e peso nella politica locale. Così Salvini torna a candidare Guido Bertolaso come sindaco di Roma e sfida, in questo caso più FdI che il centrosinistra e i 5 stelle, ancora alla ricerca di un nome (o di due nomi). È un riflesso della condizione generale in cui si trovano il governo e la sua ampia ma variegata maggioranza. Perché Salvini ha bisogno di spazi di manovra politica o, detto più banalmente, di visibilità. Lo fa verso il governo, distinguendosi per iniziative bizzarre (e forse pericolose) come quando interloquisce con varie persone e vari stati, perseguendo una ricerca solitaria di vaccini, come se fosse uno di quei poliziotti da film che si mettono a cercare i colpevoli da soli invece di collaborare con gli investigatori ufficiali. Ma ora, con questo sgambetto romano, apre anche un fronte con l’opposizione, che, guarda caso, è anche componente del centrodestra. A meno che Giorgia Meloni, sempre più indaffarata a chiamarsi fuori dalla corsa per il Campidoglio non finisca per vedere come una liberazione l’arrivo di una candidatura per Roma con cui non dovrebbe impegnare troppo le sue truppe. E intanto i due continuano a essere coinvolti in improbabili progetti di gruppi al parlamento europeo. Oggi è arrivata l’offerta da Afd, l’estrema destra tedesca (ahi), per una specie di asse (ahi) europeo con la doppia destra italiana. Ah ovviamente sarebbe della partita anche Viktor Orbàn, fresco di contestazione, come capo del governo ungherese, delle condizionalità europee sullo stato di diritto, cioè fresco contestatore dell’impalcatura che dà senso e fondamento all’Ue in modo democratico, liberale, occidentale. Anche in questo caso si fa avanti Salvini, dichiarandosi disponibile, e a irritarsi è di nuovo Meloni, non perché non condivida il progetto super destro ma, al contrario, perché infastidita dallo scippo della componente polacca della destra anti-europea che attualmente è parte del gruppo Ecr di cui la leader di FdI è al vertice. 

 

Fatto #2 

Qui ci piace il piano Amaldi e visto che si discute di destinazione delle risorse europee e pure di quelle nazionali proviamo a riproporlo

 

Fatto #3 

Ieri dicevamo che sono tempi interessanti quelli in cui viviamo, lo restano ma una cosa non succederà e cioè Bibi Netanyahu non andrà in visita negli Emirati Arabi Uniti, almeno non ora. 

 

Oggi in pillole 

- I rider spagnoli sono i primi in Europa ad avere la condizione di lavoratori dipendenti riconosciuta da un tribunale, a occhio non saranno gli ultimi.

- Qualcuno dice che il rischio di inflazione, prima in Usa e poi nel resto del mondo, c’è davvero.

- La Bce rafforza il programma di acquisto di titoli, la politica monetaria dell’euro diventa ancora più espansiva.

- Gli errori di Facebook nella gestione dei suoi sistemi di intelligenza artificiale e perché 3 anni fa avrebbe potuto evitarli.

- Dopo la nota elegantemente assertiva della Royal family al completo ecco una dichiarazione del principe William con cui si negano le accuse di razzismo, semplicemente perché false, senza impelagarsi in spiegazioni o giustificazioni. Quando la laconicità diventa uno strumento efficace contro la ridondanza e il clamore mediatici. Non ha ancora parlato con il fratello, ma lo farà presto.

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