Scarpe e accessori del designer francese Christian Louboutin alla mostra 'Exhibitioniste' nel Palais Doree di Pargi (EPA/JULIEN DE ROSA) 

di cosa parlare stasera a cena

Così il lusso anticipa la ripresa

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Per cena, e poi di lunedì, vanno bene, anzi sono necessarie, anche chiacchiere proiettate sul futuro. Sono i giorni più pesanti per la pandemia, almeno lo sono per gli italiani, ma, insomma, rifuggendo dalle metafore più trite, sono anche i giorni in cui si capisce, pur non avendone la prova certa, che il grande sforzo collettivo di isolamento e di prudenza sta per finire. Ma di questo parliamo dopo. Perché lo spunto per la chiacchiera iniziale oggi ce lo dà il lusso, da cui traiamo una storia di fiducia e di intelligenza nei rapporti internazionali. La notizia è che Exor, società operativa nelle partecipazioni della famiglia Agnelli, compra il 24 per cento della casa Louboutin (sì, quella delle scarpe con la suola rossa) per quasi 500 milioni. La scelta forse sarebbe stata fatta comunque, ma certamente c’è da tenere in considerazione la disponibilità creata all’interno di Exor dalla fusione tra Fca (la partecipazione principale) e Psa. La cassa era piena e ci si doveva guardare intorno, vero, ma il colpo su Louboutin non è una mossa ordinaria, ma è una scelta di campo, perché significa voler restare tra quelli che credono nella ripresa dell’economia mondiale. Una ripresa anche impetuosa, che verrà trascinata inizialmente proprio dal mercato più redditizio, quello del lusso, tipicamente anticipatore delle tendenze di consumo. Una mossa che serve anche a contrastare il piagnisteo sull’italianità rubata, i marchi italiani fatti oggetto di razzia. Nulla di fondato in quelle lamentele lagnose ma è sempre utile ricordare e far notare ciò che avviene in direzione opposta. Si aggiunge poi, l’operazione di Exor su Louboutin, a quell’altra recentissima con cui Renzo Rosso ha acquisito Jil Sander, dicendo, tra l’altro, di avere altri progetti di acquisizioni. Non è guerra territoriale fine a sé stessa. Sono intrecci aziendali pensati con obiettivi commerciali e che vanno a integrarsi in strutture ben avviate, senza bisogno di avere sempre quote di controllo. Exor entra con partecipazione rilevante ma di minoranza, perché crede nella gestione attuale, celebrata con le parole che oggi John Elkann ha rivolto a Christian Louboutin, cui potrà portare miglioramenti e interazioni graduale. Ma continuando a privilegiare l’indipendenza della casa di moda. Una considerazione che ha anche un valore polemico verso gli eccessi di accentramento e di concentrazione proprietaria dei due colossi del lusso francese, Lvmh e Kering. Prima o poi sulle scarpe con la suola rossa sarebbero arrivati loro, ma la mossa di Exor rafforza il capitale, blinda il controllo, e garantisce indipendenza. Per Jil Sander, invece, si tratta di mettere tutta la forza di un gruppo verticale, con forte presenza commerciale, al servizio di un marchio con forte e chiara connotazione. Un’altra strategia, ma altrettanto sensata.

 

A proposito, il mercato vede il passaggio alla fase di ripartenza dopo la pandemia (e fa il cambio della guardia delle aziende).

 

Che poi cose simili, con più autorevolezza, le ha dette oggi Mario Draghi, parlando dei tempi possibili di uscita dalla crisi pandemica.

 

La fine di marzo è il momento di svolta per la lotta alla pandemia nei paesi europei, anche in Grecia, ad esempio, si guarda a quella scadenza per cominciare la ripartenza della vita sociale

  

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Daniele Franco va in commissione e dice cosa sta facendo per il piano nazionale di ricostruzione. Ci sono indicazioni importanti. Perché viene chiarito che la disponibilità materiale dei soldi ci sarà dalla fine dell’estate, che i pilastri del piano sono quelli già definiti (i grandi capitoli di spesa, come la transizione ecologica, le opere pubbliche, i trasporti nelle città, il rafforzamento della sanità e tutto il resto) e che però è necessario definire rapidamente, entro 50 giorni, l’assetto gestionale e organizzativo, quello che si chiama governance, cui affidare l’attuazione del piano#2 situazione vaccini. La Commissione europea insiste ed è sempre più documentata nel contenzioso con Astrazeneca.

  

Fatto #2

Mentre Matteo Salvini lo sponsorizza, assieme a San Marino, forse a Stefano Bonaccini, ecco che una dirigente dell’Ema implora di non concedere l’autorizzazione di emergenza per il vaccino Sputnik V in Europa finché non si avrà almeno conoscenza dei dati fondamentali sugli effetti collaterali. Il paragone che fa Christa Wirthuner-Hoche ha una certa efficacia: adottarlo ora, senza informazioni, è come tentare la roulette russa.

  

Fatto #3

Un paio di cose sociali. La prima è europea e riguarda l’8 marzo. Sono dati di Eurostat sul gender gap nel lavoro dipendente da cui l’Italia emerge, inaspettatamente, come uno dei paesi con la minore differenza di paga. Un vantaggio a favore della popolazione maschile limitato a poco più del 4 per cento, mentre altri paesi europei hanno distanze ben più marcate. Ad esempio la Germania mostra ingiustizie micidiali, intollerabili. Sarà vero? Farà arrabbiare? Forse una spiegazione potrebbe essere nell’appiattimento verso il basso delle retribuzioni di tutto il lavoro dipendente in Italia e nella dimensione estesa del settore pubblico, dove la protezione dal gender gap è quasi integrale.

  

La seconda è americana ed è una roba che potrebbe cambiare la società negli Stati Uniti e, perciò, la storia. E non stiamo esagerando.

 

Oggi in pillole

  • Dopo l’Iraq Papa Francesco andrà in Libano
  • Catturato in Italia uno dei fiancheggiatori principali dei terroristi autori dell’attentato a Parigi del 13 novembre 2015. L’arrestato è sospettato di essere membro del gruppo Stato islamico
  • Le paure degli americani sul vaccino
  • Piers Morgan accetta la sfida e risponde a Meghan Markle e tenta di confutare i suoi attacchi, cosa non facile in queste ore. E ricorda che era stata lei stessa, per prima, ad essere stata messa sotto accusa per aver bullizzato alcuni collaboratori
  • Un altro asso del giornalismo, cambiamo sponda dell’Atlantico, perché invece Dan Rather non vedeva tanta tensione tra Stati Uniti (insomma tra quello che erano allora) e Gran Bretagna dai tempi del Boston Tea Party 
  • Ah, intanto Deliveroo non guadagna, ma vuole andare in Borsa lo stesso
  • Il bus nella voragine
  • Si risposa la ex moglie di Jeff Bezos, donna ricchissima, e sceglie, con sano slancio redistributivo, l’insegnante di chimica di famiglia
  • Le onde radio che arrivano da molto lontano
  • Come sempre ha ragione Ghemon, altro che Bitcoin (vabbè battuta idiota e anche un po’ datata, facciamo i Beatcoin)

  

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