(foto Ansa)

Di cosa parlare stasera a cena

Le polemiche sulla distribuzione dei vaccini e la Manovra al rush finale

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Bisognerebbe darsi tutti una calmata sulla logistica vaccinale. Vale soprattutto per gli utenti dei vari social, scatenati, un po’ troppo, alla ricerca della soluzione migliore per trasportare provette e liquidi vari in condizioni di gran freddo ininterrotto e in tutti gli altri passaggi fino a raggiungere il muscolo esterno nella parte alta del braccio. Ci sarà sicuramente un modo migliore ma insomma l’importante è che arrivino i prossimi vaccini e siano arrivati quelli iniziali per la prova generale. Da quando compriamo su internet e tracciamo spasmodicamente i pacchetti siamo diventati tutti un po’ dei piccoli Furio (quello del film di Carlo Verdone) e stiamo lì a chiedere perché il camion non ha imboccato la variante invece di restare sull’autostrada e perché è uscito a Settebagni invece che sulla Flaminia. Insomma, cerchiamo di vigilare su noi stessi per non farci trasformare da internet in grandi rompiscatole. Perché poi i problemi, gli intoppi, capitano, ma normalmente gli utenti finali, i vaccinati e vaccinandi, non se ne curano, perché sono appunto minuzie. E se il furgone ha sbagliato strada o se all’invio si sono persi un pacco, be’, rimedieranno. Come, ad esempio, succede proprio ora per la consegna alla Spagna. C’è un rinvio, pensate un po’, di un giorno. Terribile, certo, ma si recupera, senza troppa lagna. Poi è anche certamente vero che la Germania parte con una maggiore quantità di dosi nella fase di avvio, ma è anche vero che l’azienda tedesca BioNtech, titolare della ricerca essenziale per produrre il vaccino, era stata messa nel mirino direttamente da Donald Trump con un tentativo di scalata grazie a soldi americani e che il governo tedesco era intervenuto, tra gli altri, per evitare questo scippo, e aveva sottoscritto un ordine copioso ancora in fase di sperimentazione neppure avviata. Insomma, cerchiamo di entrare nel 2021, ormai ci siamo quasi, facendo esercizi per essere tutti meno lagnosi e più concentrati sui fatti importanti non sarebbe una brutta idea. A proposito di vaccini è in arrivo, in accelerazione, quello di AstraZeneca, con un tocco di italianità da Pomezia e quindi, si diceva qualche cena, una lontanissima parentela con la Cassa per il Mezzogiorno che, appunto, si estendeva alla cittadina tra Roma e Latina, dove dette il primo impulso per la nascita di un distretto del farmaco. In Uk lo approvano entro un settimana, e potrebbe arrivare più o meno negli stessi giorni di  quello di Moderna, e qui invece della ormai defunta, ma a suo tempo vegeta e sviluppista, Cassa, abbiamo a che fare con un narrazione, ehm, molto attuale (si voleva dire moderna), perché l’azienda produttrice è stata poco fa una piccola start-up

 

Le tre "cose" principali 

 

Fatto #1

Si corre verso la manovra economica, anche perché restano 3 giorni per il passaggio al Senato, e secondo qualcuno il governo corre così anche verso la sua fine. Ma le previsioni con cui si misurano i retroscenisti della politica da un po’ di tempo sbattono contro una realtà politica in cui nessuno riesce veramente a districarsi usando le normali categorie interpretative. Si è detto, anche molte volte qui nelle chiacchiere a cena, che Giuseppe Conte è una figura politicamente paradossale e solida allo stesso tempo. Non ha un partito, ma ha, magari obtorto collo, la fiducia del maggiore gruppo parlamentare di questa legislatura. Questo fatto lo ha trasformato in candidato necessario per Palazzo Chigi, come si è visto a prescindere dalle occasionali alleanze. E potrebbe trasformarlo anche nell’erede politico di quella stramba ondata di indignazione, fanculismo, spirito anti-casta, che ha scosso l’Italia da circa il 2011, e che si è via via trasformata in qualcosa di più gestibile. Questo lo vedremo in futuro. Intanto oggi c’è stato un importante intervento su Repubblica con cui Luciano Violante ha smontato le tesi (di Iv ma anche del Pd) secondo le quali Conte dovrebbe rinunciare alla delega ai servizi segreti. Nell’intervento, molto ben argomentato, si spiegava come quella dell’intelligence sia competenza esclusiva del presidente del Consiglio e che la delega emana direttamente da lui senza passare dal Consiglio dei ministri. I presidenti che in passato hanno delegato lo hanno fatto scegliendo persone di loro piena fiducia potendo comunque revocarli in qualunque momento ed esercitando pieno controllo sullo svolgimento della delega, e questo, secondo la tesi di Violante, porta a considerare del tutto libera e non condizionabile la scelta di delegare o no. E infatti, viene ricordato, Paolo Gentiloni tenne per sé il controllo dei servizi. Allora, fin qui era un punto di diritto e che tocca la riforma del 2007 sui rapporti tra presidenza del consiglio e intelligence. Ma le pressioni verso Conte, chiarito il punto di diritto, diventano palesemente politiche. Per essere chiari, i renziani, non potendo rifugiarsi nelle nebbie del retroscenismo, si trovano nella condizione di dover dire esplicitamente che il problema è Conte, non la delega ai servizi o le regole sul recovery fund. Insomma si tratterebbe, nel fatidico avvio di gennaio, di prendere di petto il presidente del Consiglio e dirgli che lui lì non ci deve stare. Operazione politicamente meno facile rispetto alla guerriglia tentata nelle ultime settimane. Comunque alle 18 Iv illustra il suo piano per i soldi europei e forse fa capire qualcosa delle intenzioni rispetto alla durata del governo. 

 

Fatto #2 

Il Marocco e Israele avviano distensione e dialogo e danno ulteriore forza, in questo caso a ovest, alla serie di accordi cominciati con la storica prima intesa tra Tel Aviv e Emirati Arabi, cui sono seguite quelle con Bahrein e Sudan. Nella notte è arrivata in Israele una delegazione diplomatica marocchina per trattare i particolari e gli sviluppo dell’accordo, un ruolo specifico di mediazione è affidato a influenti consiglieri ebrei del re Mohammed VI, mentre il ruolo degli Stati Uniti, uno dei pochi fatti indovinati dall’amministrazione di Donald Trump, è stato propulsivo, dando al Marocco il riconoscimento di pieni diritti sul Sahara Occidentale. Per Israele la distensione verso ovest è altrettanto importante di quella verso est, con l’apertura di un canale di dialogo in un paese dove hanno radici un milione di cittadini israeliani e dove la collaborazione economica e commerciale con Israele può dare grandissimi risultati. 

 

Fatto #3 

 

Serve una protesta internazionale per questa doppia vergogna. Doppia perché sancisce, ulteriormente, la pratica di disinformazione e di copertura dei fatti, da parte delle autorità cinesi all’inizio dell’epidemia locale poi diventata pandemia. E perché mostra, anche in questo ulteriormente, il disprezzo totale delle stesse autorità per la libertà dell’informazione, uno dei cardini dello stato di diritto. 

 

Oggi in pillole 

 

  • Appunto, poi ci sono gli eterni 5 stelle, e il loro non votare su una questione così rilevante è, una volta in più, la dimostrazione della impossibilità di fare qualcosa di utile quando le premesse sono tutte nel complottismo e nell’anti-politica.
  • Qui resta l’impressione che alla presidenza uscente degli Stati Uniti continui tuttora a fregare meno di zero della pandemia, una cosa politicamente incomprensibile.
  • Jerry Saltz in cerca dell’arte pro Trump.
  • Ai milanesi, e poi al sindaco, non dovete mai dire che con la neve può capitare che la città si impigli un po’ nella confusione e che, insomma, ci siano disagi, rallentamenti. E’ normale, succede in tutto il mondo che le città all’inizio delle nevicate abbiano qualche problemino, ma a Milano, se lo dite, se la prendono di brutto, e rinfacciano subito il catalogo delle altrui inefficienze. Se poi il provocatore, la persona che mette in dubbio la perfetta macchina anti-neve meneghina, è un milanese come Matteo Salvini allora l’offesa è doppia. Insomma questa è la cronaca di un scambio poco serio di accuse e controaccuse, entrambe sballate, tra Salvini e Beppe Sala. Perché le critiche sull’efficienza lasciano, come dicevano, il tempo che trovano, ma difendersi ricordando che l’attuale sindaco nel 1985, sotto ben altra nevicata, andò a lavorare, è un po’ puerile. Facciamo pari e patta e comunque domani andrà tutto benissimo.
  • Chi scrive poi ha una strana fobia e cioè che un albero, o un grosso ramo, gli cada in testa, e quindi legge con speciale apprensione notizie come questa.
  • Cose da sapere, per parlarne a cena, poi però quando serviranno ve le sarete scordate e dovrete ricontrollare.
  • Mah.
  • Room rater dà i voti agli sfondi delle interviste tv via skype o zoom o simili, ecco i vincitori del 2020.