Il vuoto di potere a Roma e l'incontro Macron-Conte. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi 

Fuggire dalla noia e quindi prima di tutto dalla ripetitività, il nostro nemico nelle cene di oggi e dei prossimi due giorni è la squadra ben nutrita di quelli che liquideranno la vicenda delle indagini sullo stadio della Roma con un "con tutti uguali" e un "sempre uguale", magari condito con l'analisi liquidatoria e deprimente per cui in Italia e specialmente a Roma non si può far niente. Allora, provate a contrastare questa spiegazione semplificatrice e difendete, a costo di un certo sforzo, una lettura più approfondita dei fatti. Perché questa storia, pur in un generale impianto giudiziario da verificare e anzi proprio per le peculiarità della vicenda giudiziaria appena avviata, ha caratteristiche completamente diverse dal passato. Vi basterà osservare che tangentopoli si inseriva in un contesto fatto di partiti forti ancorché colpiti dai grandi cambiamenti storici dell'epoca, mentre le vicende di questi ultimi mesi, come ricostruite dalla procura, mostrano un quadro di assenza di potere e di assenza del ruolo dei partiti e delle loro strutture. Il lapsus, chiamiamolo così, della sindaca che si dice "parte lesa" entra perfettamente in questo schema. I soldati a 5 stelle sentono di aver svolto il loro compito con la spallata nichilista al potere politico e dopo sono letteralmente persi, parte lesa dal loro stesso successo. E comunque ci sono un po' di fatterelli, oltre al colore e alla miseria delle conversazioni tra aspiranti potenti e aspiranti governanti o facitori di governi. Tra i fatterelli la parte lesa ascoltata in procura e altri contatti tra magistrati e personaggi anche solo lateralmente toccati dalle indagini.

 

Un incontro bilaterale non sarebbe mai oggetto di chiacchiera a cena, ma l'ineffabile Conte che va all'Eliseo a conferire con Emmanuel Macron stretto tra le lodi di Donald Trump e la linea dettata da Matteo Salvini diventa un oggetto perlomeno di qualche scambio di battute serali. Se poi ne avrete voglia potrete perfino spingervi a qualche analisi del ruolo di Italia e Francia come attori politici europei per equilibrare il rapporto con la Germania. Ma la confusione regna comunque sovrana nel sovranismo con Salvini impegnato a intrufolarsi nelle pieghe del governo tedesco e quindi depotenziando la missione di Conte (mentre l'unico ad aver annullato il viaggio resta il buon Giovanni Tria).

  

Via Almirante? Ma figuriamoci, se si potesse avviare un serio riconoscimento storico del nostro passato comune se ne potrebbe pure parlare, partendo dall'idea che l'intestazione di una via non serve a celebrare le virtù di un personaggio ma solo la sua appartenenza, in qualche forma, alla storia nazionale condivisa. Ma poi uno ricorda che altri 5 stelle, quei livornesi primi sperimentatori poi di personaggi come Luca Lanzalone, dissero di no con argomenti fascistoidi all'intestazione toponomastica a Carlo Azeglio Ciampi e subito passa la voglia di parlare. Insomma il rischio futuro, lontanissimo gli auguriamo, è che invece ci siano tante vie Beppe Grillo, garante.

   

Dite qualcosa sui Mondiali, tra minacce e sport e partite per ora bruttine (ma promette Spagna Portogallo di stasera).

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