Carlo Calenda (foto LaPresse)

La ricerca della governabilità e la mossa di Calenda. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

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C'è un bel tema di cui parlare a cena, adattissimo per le case scellerate in cui si tiene accesa la tv su programmi con informazione politica mentre si sta a tavola ma può funzionare anche per chi non ha questa cattiva abitudine. Allora, le cose si stanno già incartando perché prima di tutto ci sono troppi vincitori (citando a memoria e quindi un po' parafrasando un Bordin sentito alla radio, le elezioni con un vincitore sono quelle normali mentre le elezioni con due vincitori sono un brutto segno). In più questi vincitori in eccesso sembrano completamente imbambolati e pericolosamente ricettivi verso il chiacchiericcio del talk show. Tutto questo per dire (e per sollecitarvi a rifletterne a cena) che le strategie parlamentari, le alleanze, le grandi coalizioni, si possono costruire solo con un complesso e riservato lavoro politico e non, invece, pescando fior da fiore tra le battute del dibattito animato da commentatori/fiancheggiatori vari. Non è riciclando e ribadendo le quattro scemate propagandistiche degli uffici di comunicazione che si può tentare di creare uno straccio di intesa. E senza intese si va di nuovo a votare. Perciò il tweet del giorno è di Laura Cesaretti:

 


  

Fioccano gli allenatori del Pd, ovvero quelli che vogliono insegnare a Matteo Renzi come si guida il partito, come si sarebbe dovuta fare la campagna elettorale, come si esce di scena. Roba un po' squallida, come vale per tutti gli allenatori da bar. Ma che purtroppo ha preso il centro della scena nel dibattito di questi giorni. Purtroppo fioccano le lezioncine sul modo giusto per dimettersi, sul bon ton del commiato. Parlatene, ma attenti: potreste trovarvi qualche invasato lettore del Fatto o seguace di Michele Emiliano. E allora vi trovereste a fronteggiare un diluvio di richiami al destino manifesto del Pd, cioè votare e sostenere il governo Di Maio, così dritto per dritto. Una cosa che, ovviamente, non sta né in cielo né in terra, ma di cui sentirete parlare. Comunque Renzi ha deciso di portare il tema in direzione e fare così chiarezza. Dopo si vedrà. Lo stesso vale per l'altro dei due forni di queste strambe elezioni con troppi vincitori, quello leghista. Chiaro che se Matteo Salvini invece di trattare ripropone pari pari il suo programma elettorale e il suo nome sarà difficile trovare compagni di strada. E' rilevante la smentita di Franceschini.

 

Ovviamente il tema da cena un po' allargata e un po' più sociale è la mossa di Carlo Calenda (che non è un allenatore da bar ma un vero giocatore). Tutto si è svolto su Twitter e quindi ci facilita il compito. Peschiamo qualche risposta di dirigenti del Pd, ma Twitter è un florilegio:

 


  

Va di moda la cortesia istituzionale e anche Confindustria si è esercitata sul tema. Con una serie di considerazioni del presidente Vincenzo Boccia in cui si riconosce la possibilità di dialogo con tutti, compresi ovviamente i grillini. Per tutta la giornata è stato un piccolo caso politico, con qualche indignazione e altrettanto interesse per quella che era stata letta come operazione un po' cinica di allineamento verso i vincitori. Sembra invece raccomandabile, per le conversazioni a cena, inquadrare le parole di Boccia tra le frasi, appunto, di cortesia. Anche perché il presidente degli imprenditori italiani ha subito specificato (come da piattaforma approvata a Verona) che non vanno cambiate le riforme fondamentali approvate dai governi Renzi-Gentiloni.

 

Intanto l'economia migliora il passo, mentre le agenzie di rating fanno il loro mestiere e avvertono sui rischi da cambiamenti improvvisi nella politica economica (ma sembrano, junckerianamente, ritenere che tanto governo troppo operativi non se ne faranno).  

 

Tra i grandi tentativi di dialogo per formare inattese alleanze da avviare in questi giorni e in cui uno dei due è un buffo dittatore preferiamo quelli che arrivano da lontano. Parlatene:

 


 

Ma se vi sembrano divisive le elezioni italiane pensate a questa strana questione anti-edipica che propone il Wall Street Journal e magari parlatene a cena (conoscendo qualche candidato/a giovane c'è più pepe):

 


 

Qui si resta comunque pazzi per Marchionne, anche se ha fatto finta di dire che è pronto a vedere serenamente cosa faranno i 5 stelle. E quindi, nei giorni del salone di Ginevra, è il primo cui dare ascolto: