Il condittore d'orchestra Teodor Currentzis ©Sébastien Grébille 

Musica

Dirigere Mozart in Siberia: Teodor Currentzis, il maestro del tempo

Mario Leone

Anima russa e icona pop: i molti estremi di un enfant terrible del podio, ora sbarca in Italia con la sua "Utopia"

   

Art is only possible when you see the eyes of the people in front of you

(Teodor Currentzis)

 

Nella Grecia antica erano due i termini utilizzati per definire il tempo: Chronos e Kairos. Il primo indicava lo scorrere imperterrito dei minuti – la quantità, si potrebbe semplificare – il secondo la qualità del suo fluire. Il tempo è la chiave per entrare nei meandri di uno dei direttori d’orchestra più discussi della “grande” musica. Parliamo del greco Teodor Currentzis che arriva per la prima volta in Italia con l’orchestra Utopia, il 20 novembre al Teatro Grande di Brescia e il 22 per la stagione dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma, con un impaginato che propone il Concerto per violino di Brahms (solista Barnabás Kelemen) e la Quinta sinfonia di Ciajkovskij.

Per parlare di Currentzis però bisogna allontanarsi dalle rovine del Partenone e spostarsi a Novosibirsk. Crocevia tra passato e futuro, qui il tempo si misura con la neve che cade dolcemente, un fiocco dopo l’altro, accompagnata dallo scorrere veloce del fiume Ob’, maestoso e impassibile, melodia di sottofondo a una città attraversata dalla ferrovia Transiberiana, i vapori dell’industria metallurgica e l’incrociarsi un po’ caotico dei passeggeri che si muovono nei due aeroporti locali. Qui sorge il Teatro dell’Opera e del Balletto, dove la leggenda narra ci sia un “guardiano” invisibile che protegge il teatro dagli incidenti e porti fortuna agli artisti che vi si esibiscono. Anche a Teodor Currentzis, che nel 2004 inizia qui la sua carriera come direttore principale

Un greco invitato a dirigere nel cuore della Russia non è usuale ma Currentzis vuole fare musica respirando questa cultura. L’ha capito qualche tempo prima, quando a ventidue anni ha deciso di ampliare il suo bagaglio di compositore e studiare anche direzione. Dove, se non al Conservatorio di San Pietroburgo? Il suo mentore è Ilya Musin, il guru della bacchetta che tra i suoi alunni ha avuto Valerij Gergiev e Semyon Bychkov, entrambi lanciati in una carriera planetaria. Currentzis vive i postumi della caduta dell’Unione Sovietica e condivide la quotidianità con altri artisti e musicisti: si parla di vita e arte nelle lunghe giornate trascorse in case dove convivono più persone. Sono anni non facili ma che permettono al direttore di respirare – per sua stessa ammissione – lo spirito russo. Questo tipo di cultura rimane il tratto distintivo di un personaggio a cui Vladimir Putin concederà qualche anno dopo la cittadinanza. Un riconoscimento culturale ma anche politico passato quasi inosservato alle cronache del tempo ma che avrebbe infiammato più di recente il dibattito internazionale.

Intanto Currentzis si presenta sul podio con un tratto che oscilla tra il luciferino e l’angelico, “punk” ma allo stesso tempo austero ed elegante. Innovatore e saldo conservatore insieme. Musicista e attore. Un greco con l’animo russo, un personaggio avvolto da una deformante nube di mistero, capace di parlare con la musica, con i silenzi e con le parole. A chi gli chiede se si sente più greco o russo dice di essere greco ma per lingua, “per la conoscenza di Sofocle”. Fatto sta che gran parte della sua carriera si svolge in terra russa.

Arrivato in Siberia, Currentzis fonda il coro e l’orchestra MusicAeterna con lo scopo di eseguire musiche e opere barocche, cercando un suono quasi ideale, utilizzando strumenti d’epoca (cosa praticamente mai fatta da quelle parti) ma anche con l’obiettivo di dare nuovi impulsi alla musica contemporanea. Currentzis seleziona personalmente i componenti, chiamati a sposare il suo modo di vivere e di concepire la musica. Con gli orchestrali crea una sorta di comunità dove insieme si studia e s’indaga la partitura all’interno di lunghissime sezioni di lavoro. Non esistono le mezze misure. Le lunghe maratone di prove e registrazioni hanno un inizio ma non una fine. Famose alcune fulminanti affermazioni del direttore: “Voglio fare musica con gente che la pensa allo stesso modo e con musicisti che non guardano l’orologio durante le prove e desiderano davvero esplorare il repertorio”. “Riesci a immaginare Leonardo da Vinci che dice: ‘Farò questa macchina, ma solo in sette ore?’, disse una sera dopo che le prove dell’Idomeneo erano durate quasi sino a mezzanotte. Durante le prove per la registrazione della trilogia di Mozart-Da Ponte, Currentzis isola otto battute delle Nozze di Figaro e ci lavora per ben quattro ore. Con il Don Giovanni il direttore si spinge ancora oltre. Ascolta la registrazione finale e ne rimane profondamente insoddisfatto, tanto da convincere la Sony Music a rifinanziare il progetto e rifare tutto da capo. Così anche con la Nona sinfonia di Beethoven. Intervistato da Gramophone, afferma che “la Nona è la sinfonia più difficile da concertare”. La pietra d’inciampo è il recitativo dei violoncelli dell’ultimo movimento. “Innumerevoli esecuzioni falliscono proprio qui. Beethoven scrive un recitativo ma rigorosamente a tempo. E’ estremamente difficile far muovere i violoncelli e i contrabbassi come se stessero declamando un testo, così ne ho scritto uno per loro (…). Ho provato a sezioni per una settimana con coppie di violoncelli e contrabbassi e poi tre prove con l’intera sezione”.

Nel 2017 il metodo Currentzis si abbatte sul Festival di Salisburgo. Il direttore artistico Markus Hinterhäuser racconta che MusicAeterna anticipa il suo arrivo in città per l’esecuzione della Clemenza di Tito di Mozart. “Hanno provato ogni giorno per sei settimane esaminando ogni battuta, ogni nota, ogni singolo dettaglio sino a notte fonda”. La notte, quella che Currentzis utilizza anche per dialogare o per recitare poesie. La notte fatta per cantare e continuare a parlare di musica. MusicAeterna è una “costola” di Currentzis, lo segue in ogni sua esperienza. Quando gli viene proposta la direzione musicale del Teatro dell’Opera e del Balletto di Perm, il direttore pone come condizione quella di trasferire MusicAeterna all’interno del teatro. Una richiesta accolta con non poche diffidenze ma necessaria per avere il maestro. I musicisti che accettano di trasferirsi sono consapevoli e attratti da questo suo modo di porsi. Non si tratta solo di fare musica con un personaggio carismatico, ma di sentirsi letti e compresi nell’intimo, “in contatto con l’anima – dichiara la violinista Patricia Kopatchinskaja – con la sua anima. Così ogni distanza è abbattuta”. Anche il violinista Barnabás Kelemen, solista nel tour europeo che coinvolge anche l’Italia, concorda nel dire che siamo di fronte a qualcosa di mai visto prima: “Quest’estate ho ascoltato la Terza sinfonia di Mahler al Funkhaus di Berlino eseguita da Teodor e dalla sua incredibile orchestra, ed è stata la mia più grande esperienza di concerto dal vivo con un’orchestra. È davvero qualcosa di unico e fuori dal mondo”. 

Si accennava all’incarico a Perm. Una città tranquilla, un milione di abitanti ai piedi dei monti Urali conosciuta per le opere di Street art e strani monumenti che spuntano da un giorno all’altro. Currentzis impone anche qui il suo stile. Prende l’annuale Festival Diaghilev e lo trasforma in un evento pluriforme, con spettacoli di danza, conferenze e feste sino a notte fonda. Un testardo con doti da visionario. Per la prima di Cantos di Alexey Syumak – quarantasettenne compositore russo –ispirato alla vita e alle opere di Ezra Pound, Currentzis convince le autorità locali a spegnere le luci nel quartiere che ospita il Teatro dell’Opera così che il pubblico, uscendo dallo spettacolo, possa essere accolto da un paesaggio urbano buio e inquietante, illuminato solo con falò che crepitando si slanciano verso il cielo notturno. Il paesaggio sembra abitato da antichi segreti. Il lamento del vento si fonde con il crepitio delle fiamme, creando una sinfonia di suoni cupi che risuonano nell’aria. Le ombre si allungano, distorcendo la percezione della realtà e trasformando gli alberi in guardiani inquietanti, osservatori silenti di un rituale notturno. 

Un rito officiato dal suo “sacerdote” che indossa alti anfibi, guanti e vesti nere, paramenti che coprono un concentrato di talento, carisma ed energia. La pluriforme formazione gli permette di gestire con estrema facilità le varie problematiche del dirigere. Ma cosa lo rende così speciale? In primo luogo una profonda convinzione di quello che propone con esempi, immagini e continui aggiustamenti. La capacità di motivare ogni sua richiesta, giustificando così le continue ripetizioni e il lavoro certosino su ogni singola battuta. Il focus è sulla plasticità del suono che sin dal suo sorgere deve essere sostenuto dal gesto e dall’ascolto, in modo tale da vincere quel processo di “standardizzazione  sonora” che spesso coinvolge anche le importanti compagini internazionali. Il maestro non ha la tecnica “pura” della direzione. Si sistema vicinissimo ai musicisti, non usa la bacchetta, sul podio cammina molto, frequenti sono i piegamenti in avanti o sulle ginocchia e i movimenti del corpo soprattutto nei tempi concitati. Spesso usa il labiale per enfatizzare alcuni passaggi e distende le braccia all’indietro o completamente in alto nei climax. Per chiamare ingressi netti e precisi, irrigidisce il gesto facendo cadere perpendicolarmente il braccio come un fendente. Una direzione molto netta che si ammorbidisce nei passaggi più delicati e nella conduzione delle voci. Quello che però rende unico un direttore sono le scelte musicali. Currentzis estremizza le indicazioni della partitura, alcune volte con soluzioni “al limite” come stile e non sempre ben rintracciabili tra i pentagrammi. I tempi sono staccati veloci ma conservano una coerenza tra un movimento e l’altro. Per il musicista un tempo in 4/4 è profondamente differente da quello in 2/2. Nel secondo caso la musica è naturalmente “spinta in avanti” e capace di “inégalité”. Il lavoro così si sviluppa per frasi dove è continua la ricerca di una particella propulsiva che alimenti il suo fluire. Tutto questo è finalizzato alla costruzione del suono che spesso richiede lo spostamento di sezioni dell’orchestra oppure costringe violini e viole a suonare in piedi. Questa scelta di fissare tutto in fase di concertazione da un lato garantisce all’esecuzione una tenuta granitica, dall’altro rischia di togliere qualcosa all’aspetto imponderabile dell’atto dal vivo. Ma Currentzis non vuole certo che il concerto diventi un mero esercizio di stile, altrimenti sarebbe meglio dedicarsi al lavoro in sala di registrazione e all’ascolto solitario della musica di fronte al giradischi che diffonde Rameau, chiudere gli occhi e piangere o urlare a squarciagola.

+Questo tipo di approccio alla musica lo si ama o lo si odia. Da un lato c’è chi grida all’avvento del salvatore della musica classica; altri ritengono che sia il solito fenomeno che opta per scelte estreme solo per far parlare di sé. Currentzis non è molto preso da queste partigianerie, nemmeno quando il suo nome viene accostato al conflitto tra Russia e Ucraina. Nel luglio 2022 il Festival di Salisburgo attende con impazienza gli appuntamenti con il direttore e i “suoi” musicisti: per la prima serata con un programma che vede Il castello di Barbablù di Béla Bartók e De Temporum Fine Comoedia di Carl Orff (la regia è di un altro enfant terrible della scena internazionale: Romeo Castellucci). Di MusicAeterna in questa occasione è impiegato solo il coro, l’orchestra salirà sul palco qualche giorno più tardi per un concerto sinfonico. Poco prima, Currentzis e MusicAeterna subiscono un duro e pubblico attacco per il sostegno economico che la VTB Bank, istituto russo di proprietà statale sanzionato dagli Stati Uniti e da altri paesi, offre all’ensemble. Non solo. L’accusa è di non aver preso posizione di fronte alla situazione in Ucraina. Da più parti si alzano voci di scandalo e richieste di non far esibire l’orchestra. Il Festival, in forte imbarazzo, deve anche gestire le polemiche per i finanziamenti russi ricevuti. Da parte sua, nessuna dichiarazione.  Il greco con cittadinanza russa risponde con la musica, dirigendo in un Festival ai suoi piedi mentre in giro per il mondo imperversa il dibattito sull’accettare o meno artisti russi nei teatri. Ma a pensarci bene una risposta il direttore la dà a ottobre del 2022, quando presenta il progetto Utopia, un’orchestra formata da più di cento musicisti provenienti da una trentina di paesi del mondo, uniti dalla convinzione che per raggiungere risultati artistici “visionari” non bastino solo le grandi capacità esecutive ma un incessante lavoro di preparazione e ricerca. Per Currentzis, Utopia non è una orchestra ma una comunità creativa che si sostiene con i proventi dei concerti ed è supportata dalla Kunst und Kultur DM Privatstiftung e da vari mecenati europei. Qualcuno storce il naso, anche perché non c’è molta chiarezza sull’identità di questi mecenati. Si suppone ci siano tra loro anche grossi magnati filo-putiniani. Sono congetture. Il direttore invece parla di un “sogno antico di molti musicisti con una passione ardente per l’esplorazione dell’essenza della musica”, una ricerca spasmodica della bellezza che si realizza spesso nell’imperfezione. Currentzis la definisce “l’irraggiungibile perfezione”, luogo privilegiato per uscire dai confini del noto e immergersi nel misterioso, in territori inesplorati dove non sappiamo cosa possa accadere. Le nostre strutture crollano sotto il peso di una novità attesa e ricercata, il tempo lascia il posto all’eterno, l’uomo è più uomo. Nell’arte imperfetta della vita, trova rifugio la bellezza: quella che “salverà il mondo”.

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