FACCE DISPARI

Vittoria Zorfini, la voce del mattino per gli italiani in Canada

Francesco Palmieri

L'ascesa a piccola celebrità del Québec di una giovane romana di Monte Mario arrivata in cerca di quella fortuna che ha trovato

Strano ma vero, poche cose ci colpiscono più dei luoghi comuni quando si ripropongono. Restò basita Vittoria Zorfini, allora ventottenne col sogno del giornalismo, perché il primo tassista che la caricò a Montréal nel 2015, saputo donde veniva, mise il cd con L’italiano di Toto Cutugno. Otto anni dopo, questa trentaseienne romana di Monte Mario è diventata una piccola celebrità nel Québec grazie alla trasmissione radio ‘Le mattine con Vittoria’, in onda dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 sulla storica emittente Cfmb 1280 AM, anche in streaming e diretta Facebook. Mai dire mai: Vittoria in Canada pensava di rimanere solo qualche settimana, al più i sei mesi del suo biglietto di ritorno.

Perché partì per il Canada?
Fu in un momento di scoraggiamento. Non sapendo se mi avrebbero rinnovato l’ennesimo contratto andai a trovare mio fratello Roberto, regista, che già si era trasferito a Montréal. Gli amici scommettevano che sarei tornata dopo un paio di settimane. Era pieno inverno, quando nel Québec il termometro può scendere fino a -40 gradi.

Invece?
Scoprii che a Panoram Italia Magazine avevano bisogno di una mano in redazione. Quando appurarono la mia voglia di lavorare, e la determinazione a restare, si offrirono per la sponsorizzazione. In Canada le norme sull’immigrazione sono severe e lo sponsor di un’azienda è necessario per ottenere il permesso. M’inventai anche, con l’aiuto di mio fratello, i video culinari su Instagram: illustravo una ricetta in trenta secondi. Fu un successo che è stato emulato.

Perché tanta voglia di rimanere in Canada?
La sensazione che ebbi da subito fu di totale libertà e mi affascinava il magazine: un racconto in tre lingue degli italiani in Canada e del Canada agli italiani nel mondo. Il fondatore, Tony Zara, si stabilì a Montréal dal Molise, come molti suoi conterranei. Quando dicono che il Molise in Italia non esiste forse hanno ragione, sembra che i molisani stiano tutti qui.

Quante persone di origine italiana vivono nel Québec?
Circa 350 mila, in maggioranza concentrate a Montréal. È interessante l’identità linguistica: una recente mappatura ha rilevato che si parla il siciliano di cinquant’anni fa. Un tempo non c’era la connessione col proprio paese che le tecnologie e la facilità di spostamento consentono adesso. Perciò la radio Cfmb fu importantissima: sessant’anni fa era il canale essenziale di comunicazione. Tuttora il palinsesto è in italiano dalle 5 del mattino alle 18, poi ci sono programmi multilingue anche in greco e punjabi. La mia rubrica è seguita in Brasile, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna.

Come sono strutturate ‘Le mattine con Vittoria’?
In una parte ludica e una dedicata alla cronaca o agli eventi artistici che vengono ospitati a Montréal. Qui c’è tutto il mondo o tutto il mondo passa per Montréal.

Racconta la cronaca canadese o italiana? Quali gli ultimi temi trattati?
La querelle sui polli arrosto degli ipermercati Costco, un cibo emblematico su cui si sono scatenati dubbi per la presunta tossicità della confezione. Poi lo sciopero del cimitero, che ha bloccato per mesi le sepolture e ha impedito persino di visitare le tombe dei propri cari. Ma in questi giorni appena apro le linee si discute molto, per esempio, anche degli stupratori di Palermo. E si è parlato, naturalmente, della morte di Toto Cutugno.

L’italiano di Montréal è quello che cantava lui?
A parte “un canarino sopra la finestra”, che non ci può stare, è esattamente quello. Cutugno conosceva bene il Canada, ci sarà stato almeno undici volte. E intervistando di recente Umberto Tozzi l’ho informato che alle feste nuziali i dj selezionano ‘Ti amo’ al momento di ballare. Succede pure con il calcio: la Nazionale è più seguita che in patria. Nella piazza della Piccola Italia, gremita all’inverosimile per la finale degli Europei 2020, al momento del trionfo partì a tutto volume ‘Sarà perché ti amo’ dei Ricchi e Poveri. Però, quando sono venuti i Måneskin, la fila per i biglietti si allungava su due isolati. La nuova generazione ascolta la propria musica e non rigetta quella dei nonni.

Si considera un cervello in fuga?
Niente retorica, per carità. Preferisco parlare di ‘Genio vagante’: è stato questo il titolo di un progetto assieme all’Istituto italiano di cultura, con cui abbiamo dato spazio per radio e sui social a chi voleva raccontare la sua storia. Più che una “fuga” c’è la ricerca di un cambiamento, la voglia di fare e mettere in pratica le proprie qualità. Spesso il Canada offre terreno fertile a chi vuol fare esperienze, ma non è sempre scontato che sia più semplice rispetto all’Italia.

Quando è stata l’ultima volta a Roma come l’ha trovata?
Ci sono stata a giugno. Forse perché non ci abito più ne vedo il bello e mi commuovo, non incappo nel traffico e sorvolo sull’incuria. E vorrei dire che malgrado Montréal sia una metropoli a misura d’uomo, per chi viaggia su due ruote le sue buche sono molto più pericolose di quelle di Roma.

Frequenta più italiani o canadesi?
Senz’altro italiani. C’è bisogno di qualcuno con cui condividere gli stessi codici e lo stesso tipo di ironia. Quando facciamo gruppo si respira subito l’atmosfera dei bei pranzi domenicali.

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