Il leader supremo iraniano, Ali Khamenei (Ansa)

Oggi come otto anni fa

Charlie Hebdo, un numero speciale con le caricature di Ali Khamenei

Francesco Bercic

La rivista francese oltre alle vignette pubblica un editoriale sulla lotta contro l'oppressione che unisce le proteste in Iran all'attentato del 2015. La rappresaglia di Teheran: chiuso l'Institut Français de Recherche en Iran

Ieri è uscito un numero speciale di Charlie Hebdo (il famosissimo magazine satirico francese che di regola viene pubblicato settimanalmente) incentrato sulle proteste in Iran contro il regime degli ayatollah, al cui interno assieme ai disegni satirici si trova un editoriale dal titolo “Il disegno satirico, guida suprema della libertà”. La rivista ha fatto emergere una stretta correlazione fra le rivolte che stanno avvenendo in Iran e l'attentato del 7 gennaio 2015, in cui dodici redattori di Charlie erano stati uccisi in un attacco rivendicato da al Qaida. 

 

I due drammatici avvenimenti, secondo il direttore Laurent Sourisseau (in arte “Riss”), nonostante i diversi anni che li separano, convergono in un'unica direzione: “Chi rifiuta di sottomettersi ai dettami delle religioni rischia di pagarlo con la vita. Cosa avrebbero pensato oggi Charb, Cabu, Bernard Maris, Wolinski, Tignous, Mustapha Ourrad, Honoré ed Elsa Cayat (alcune delle persone che persero la vita nell'attentato del 2015, ndr) vedendo quello che sta accadendo in Iran? Nessuno può dirlo, ma possiamo immaginarlo”. E' appunto la lotta per la libertà, in questo caso particolare per la libertà di pensiero, il filo rosso che unisce la resistenza iraniana agli eventi di otto anni fa.

   

  

Il ministro degli Esteri iraniano ha dichiarato la pubblicazione delle vignette una "azione offensiva e indecente contro l'autorità religiosa e politica della Repubblica islamica. Non rimarrà senza risposta". Come prima mossa, le autorità iraniane hanno annunciato la chiusura di uno dei più antichi e importanti istituti di ricerca francese con sede a Teheran, l'Institut Français de Recherche en Iran (Ifri), una istituzione affiliata al ministero degli Esteri francese rimasto inattivo per molti anni fino alla riapertura sotto la presidenza Rohani. "Nel rivedere le relazioni culturali con la Francia e nell'esaminare la possibilità di continuare le attività culturali francesi in Iran, il ministero sta ponendo fine alle attività dell'Istituto francese per la ricerca in Iran come primo passo", si legge in una nota del ministero degli Esteri dell'Iran.

  

Il numero di Charlie Hebdo raccoglie le vignette selezionate a partire da un concorso che la rivista aveva indetto a dicembre, e a cui potevano partecipare disegnatori provenienti da ogni paese del mondo. Una sola era la condizione: le immagini dovevano contenere una caricatura di Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran. Il leader politico e religioso sarebbe diventato così il simbolo dell'oppressione: la negazione di quella libertà che la rivista vuole celebrare. Oggi, come otto anni fa.

   

 

Oltre alle migliaia di minacce arrivate alla redazione da estremisti e fanatici pro-regime, sono stati raccolti più di trecento disegni. Di questi, venticinque hanno ricevuto una pubblicazione. “Alcuni disegni sono graficamente interessanti, altri divertenti”, ha raccontato sempre nell'editoriale Riss.

  

Scorrendo con lo sguardo fra le vignette, si nota come all'eterogeneità di stile (lo stesso Riss ha ammesso che alcune sembrano più “accademiche” e lontane dagli standard della rivista), corrisponda tuttavia una costanza nella scelta dei protagonisti. Questi sono quasi sempre donne che protestano, e spesso le caricature giocano sull'inversione dei ruoli. Il vero potere, sembra così dirci C. H., contrariamente a quanto suggerirebbe il senso comune, appartiene alle donne: perché alle donne appartiene, seppur ancora solo in potenza, la libertà.

   

  

Uno dei disegni più provocatori è firmato “Lp” e raffigura una donna che urina su un mullah. Ma anche la copertina non è da meno: si vede una donna nuda supina, accanto alla quale una fila di mullah si avvicina alle gambe fino a scomparire nei genitali. E il titolo poco più in basso riassume perfettamente il taglio e il senso del numero: Mullah, ritornate da dove siete venuti!”, scritto a caratteri cubitali.

Di più su questi argomenti: