L'università inglese dove Israele è trattato da criminale di guerra

Giulio Meotti

Così alla London School of Economics si arriva a esfiltrare l’ambasciatore dello stato ebraico. Professori aggrediti, mappe senza Israele e mega donazioni dei paesi arabi

La London School of Economics è stata teatro due sere fa di una scena che ha rasentato il linciaggio. L’ambasciatrice d’Israele nel Regno Unito, Tzipi Hotovely, stava tenendo una conferenza dal titolo “Una nuova èra per il medio oriente”, quando un gruppo di manifestanti l’ha aggredita mentre usciva dal palazzo dell’università, scortata verso la sua auto dalle guardie del corpo. Una vera e propria esfiltrazione. Come ha fatto la 49esima miglior università al mondo, secondo tutti gli indici accademici, ad arrivare a tanto? Negli anni è stata massicciamente finanziata dai peggiori regimi arabi.

Nel 2008 ha conferito un dottorato a Saif al-Islam Gheddafi, figlio del dittatore libico. Poco dopo aver ricevuto il titolo, Saif fece una donazione di un milione e mezzo di sterline all’università, attraverso la fondazione intitolata al padre. E questo spinse alle dimissioni anche un Nobel che faceva parte del board of trustees della Gaddafi International Charity and Development Foundation, attraverso cui il regime faceva “beneficenza” a livello internazionale. Si tratta di Richard Roberts, Nobel per la medicina e una delle massime autorità internazionali nel campo della biochimica. La Società islamica alla London School of Economics ha tenuto una serata di gala, in cui donne e uomini erano separati da un pannello di sette metri. Tutto in nome della sharia. La London School ha ricevuto nove milioni di sterline dagli Emirati Arabi, sei dal Kuwait e tre dalla Turchia. 

Sempre alla London School of Economics l’insigne storico israeliano Benny Morris è stato quasi linciato durante una conferenza. Doveva tenere una lezione sulla guerra del 1948. Poche ore prima c’era stato un incendio, così il taxi lo ha lasciato a qualche isolato di distanza. Un gruppo di militanti lo ha circondato e aggredito chiamandolo “fascista”, “razzista”. Fuori dalla London School of Economics c’erano molte guardie del corpo e poliziotti, e manifestanti con cartelli “Morris è un fascista” e “Vattene a casa”. All’uscita dopo la lezione, il portavoce dell’ateneo chiese al pubblico di rimanere seduto per far uscire Morris in sicurezza. Se ne è andato da una porta secondaria. 

La prestigiosa università britannica si è scusata per aver utilizzato una mappa del medio oriente senza Israele in una delle sue pubblicazioni. La rivista degli ex studenti della London School of Economics, LSE Connect, ha pubblicato una mappa con Beirut e la Striscia di Gaza, ma senza Israele. Nell’articolo si diceva che è stata resa possibile grazie al sostegno di due organizzazioni degli Emirati Arabi Uniti: l’Emirates Foundation for Philanthropy e l’Aman Trust che hanno contribuito con 9,2 milioni di sterline. “Sono indignato che un’importante istituzione universitaria londinese possa falsificare la realtà in questo modo; è davvero necessario ricorrere a questo tipo di raggiri per placare i vostri donatori arabi? La London School non ha più integrità accademica? Mi vergogno di definirmi un laureato”, scrisse un ex studente dell’università in una lettera all’editore della pubblicazione. Era coinvolta Martha Mundy del dipartimento di antropologia dell’università. Ha presieduto un evento studentesco con Abdel Bari Atwan, direttore del quotidiano panarabo Al-Quds Al-Arabi, il quale ha affermato che avrebbe ballato a Trafalgar Square se l’Iran avesse bombardato Israele. E’ così che si arriva quasi a linciare un ambasciatore israeliano nelle aule dell’università.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.