L'inclusione che discrimina

Il caso di Kathleen Stock, costretta alle dimissioni per aver criticato la gender theory

Francesco Corbisiero

Nel Regno Unito una professoressa universitaria ha lasciato il suo incarico dopo una campagna a favore del suo licenziamento portata avanti dagli attivisti lgbt. Aveva criticato la prevalenza dell’identità di genere sul sesso biologico

A darne annuncio è stata la stessa istituzione accademica in un comunicato ufficiale, poi rilanciato via Twitter dalla protagonista della vicenda. Kathleen Stock, docente di filosofia dell’università del Sussex, in Gran Bretagna, da settimane al centro di una violenta campagna a favore del suo licenziamento organizzata da associazioni pro lgbt, è stata costretta a rassegnare le proprie dimissioni. La causa? Le sue posizioni contrarie alla prevalenza dell’identità di genere sul sesso biologico a livello politico e sociale, accusate di “transfobia”.

 

 

Nella nota un portavoce dell’università rivendica la scelta di difendere il diritto della professoressa “di esercitare la propria libertà accademica e il diritto di parola difeso dalla legge”. Oltre ad auspicare il suo ritorno al lavoro, denuncia anche il clima da caccia alle streghe contro di lei: “Siamo stati costretti ad assistere all’intolleranza nei suoi confronti come parte della nostra comunità a causa del suo lavoro. Tutto ciò è e sarà sempre in contrasto con i princìpi di base dell’accademia”. 

 

 

La faccenda comincia nello scorso gennaio, quando la docente era stata insignita del titolo di Ufficiale dell’ordine britannico. Per tutta risposta, circa seicento colleghi avevano firmato una lettera in cui contestavano la decisione ed esprimevano preoccupazione per “la tendenza a scambiare la transfobia per prestigiosa erudizione e l’attacco a una minoranza già marginalizzata per coraggioso esercizio di libertà di parola”. 

 

Lesbica, femminista, critica nei confronti della gender theory e autrice di pubblicazioni riguardanti l’orientamento sessuale, Stock si era espressa in modo contrario all’ingresso delle persone transgender negli spazi femminili di prigioni, rifugi o spogliatoi e alla somministrazione di farmaci che bloccano la pubertà agli adolescenti. Nel suo ultimo libro, uscito a maggio nel Regno Unito e intitolato "Material Girls: Why Reality Matters for Feminism", Stock aveva parlato di una nuova ortodossia “in cui ormai il sesso dipende dal sentimento e il sentimento vince sui fatti” e sottolineato “l’istituzionalizzazione dell’idea che l’identità di genere sia tutto ciò che conta”, quell’idea per cui “l’identificazione in un sesso automaticamente conferisce i diritti concessi a quel sesso”.

 

I sindacati studenteschi avevano accusato le opinioni della filosofa, sostenendo che contribuiscono a non rendere l’università un “posto sicuro e inclusivo” per tutti. Da qui, la rapida escalation delle iniziative contro di lei culminata nel mese di ottobre, alcune delle quali documentate grazie a un profilo Instagram: minacce di morte, affissioni, picchetti e manifestazioni con fumogeni. Di recente, la polizia aveva consigliato alla docente di dotarsi di una guardia del corpo e attivato una linea telefonica diretta da utilizzare nel caso in cui si fosse trovata in pericolo, raccomandandole di non comparire nei dintorni del campus

 

Oltre a tanta riprovazione, non sono mancati episodi di solidarietà: un gruppo di studenti trans ha voluto prendere la distanze dalla contestazione nei suoi confronti indirizzando una lettera al Times. E sullo Spectator è comparso un editoriale a firma dell’attivista contro la violenza sessuale Julie Bindel intitolato: “Why liberals must stand with Kathleen Stock”.

 

In un tweet Stock ha descritto quello vissuto di recente come “un periodo orribile per me e la mia famiglia”. I suoi oppositori, invece, hanno festeggiato il successo delle loro iniziative e l'interruzione della sua carriera accademica. 

 

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