Hollande vs Glucksmann, due libri e due idee di sinistra (e di ripicche)

Mauro Zanon

L'ex presidente francese dispensa giudizi affilati contro colleghi di partito e avversari. Al contrario, l'eurodeputato, bella promessa della sinistra a Bruxelles, fa appello ai giovani: prendetevi tutto. Il passato rancoroso e il futuro idealista della gauche

Da una parte un ex presidente bilioso, ferito nell’orgoglio, che continua a sputare veleno sulla sua famiglia, la gauche, perché da essa non viene più considerato, e dal suo esponente più ribelle, Emmanuel Macron, è stato “tradito” quattro anni fa. Dall’altra un intellettuale progressista, engagé ed enragé, impegnato e arrabbiato non solo contro “gli ingegneri del caos” ma anche contro i cinici e i declinisti del suo campo politico, quelli che ripetono senza tregua che la Francia e l’Europa sono in declino, contro il “canto lugubre dei rassegnati e il lamento lancinante dell’impotenza”. Il dibattito delle idee francese ci offre due spunti per raccontare lo scontro tra due sinistre, quella fatalista e del risentimento incarnata da François Hollande nel suo “Affronter” (Stock), e quella ottimista, ambiziosa e volontarista, che si ritrova nelle pagine di “Lettre à la génération qui va tout changer” di Raphaël Glucksmann.

 

“Con questo libro, voglio allertare i francesi, prima di un’elezione cruciale come le presidenziali, sulla grande mutazione che trasformerà le nostre vite”, scrive l’ex presidente della Repubblica. Ci si aspetterebbe qualche saggio consiglio da un socialista di lungo corso quale è Hollande, e invece, “Affronter” è uno spietato regolamento di conti, traboccante di veleno, dove nessuno viene risparmiato, soprattutto a sinistra. L’attuale inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron? “Un uomo senza alcuna dottrina”, “un viaggiatore senza bussola”, che “cambia opinioni a seconda degli eventi, saltando da una convinzione all’altra come una rana sulle ninfee” e “si è accaparrato tutti i poteri, trascurando i parlamentari e gli eletti per rendere i ricchi più ricchi”. L’ex ministro dell’Economia Arnaud Montebourg? “Lo Zorro della politica”. Il presidente della France insoumise Jean-Luc Mélenchon? “Una palla al piede per la sinistra”. I sondaggi in vista delle presidenziali mostrano la gauche in piena difficoltà, a partire alla candidata all’Eliseo del Partito socialista (Ps), Anne Hidalgo, sindaca di Parigi. Ma Hollande, invece di sostenere il suo campo, contribuisce ad affossarlo: “A sinistra, tutte le candidature sono lillipuziane”.

 

Da questo vespaio che è diventato il Ps, Raphaël Glucksmann si tiene a debita distanza, pur essendo stato eletto eurodeputato nella lista Envie d’Europe, formata dai socialisti, dai radicali e da Place Publique, il movimento politico che ha fondato nel 2018. A Bruxelles, lontano dalle querelles parigine, è diventato vice presidente della sottocommissione dei diritti dell’uomo, è il più attivo degli eurodeputati francesi nel gruppo S&D, e da quando ha iniziato a denunciare la persecuzione degli uiguri in Cina ha catalizzato su Instagram 660 mila followers (è la seconda personalità più seguita, in Francia, dopo Macron). Tra una battaglia e l’altra, “Glucks” si è ritagliato il tempo per scrivere una lettera ai ventenni di oggi, “la generazione che cambierà tutto”. “I giovani hanno imposto dei temi importanti che fino a poco tempo fa erano marginali nel dibattito pubblico, dalla questione del clima a quella degli uiguri. La rigenerazione delle nostre democrazie passa dalla loro azione”, afferma l’intellettuale parigino, invitando questa generazione a “fare irruzione sulla scena politica”: insomma, a stare meno nelle strade e più nelle arene, perché “nella democrazia non c’è alternativa alle elezioni”. Quello di Glucksmann è un appello alla mobilitazione, il tentativo di risvegliare gli ideali di una gioventù che si sente smarrita. “L’idea secondo cui si possono cambiare le cose soltanto con azioni esterne è falsa. Bisogna conquistare le istituzioni, scrivere le leggi, impegnarsi attivamente nella politica. E’ qualcosa di vitale”, dice alle platee di ventenni che riempiono gli anfiteatri per ascoltarlo. Per Libération, è lui, oggi, l’incarnazione della “sinistra che parla ai giovani”. E ha ancora voglia di sognare.

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