I candidati dovranno firmare "una carta dei valori per la demondializzazione, la riconquista dell'indipendenza economica francese e la difesa della voce dei senza voce". Parole della gauche antisistema che tuttavia ricordano certe formule lepeniste
Del suo passaggio a Bercy da ministro di Rilancio produttivo e dell’Economia di François Hollande, ricordiamo più le sue copertine in marinière sulle riviste patinate che i suoi tentativi di riforma per modernizzare la macchina economica francese, le sue smargiassate contro il libero mercato più che i progetti di rilancio industriale, e infatti la sua avventura nel governo socialista è durata poco più due anni (maggio 2012 – agosto 2014), con tanti annunci roboanti e pochissimi risultati. Ma Arnaud Montebourg, il più anti liberale dei ministri francesi degli ultimi vent’anni, vuole provarci ancora, dice che le sue profezie sulla “démondialisation” si stanno avverando e che mai come ora c’è bisogno di lui e di una scuola che formi una nuova classe dirigente venuta dal basso, dalla Francia profonda, da quel mondo che due anni fa ha occupato piazze e le rotatorie indossando il gilet giallo. Ecco L’École de l’Engagement, la scuola dell’“impegno” attraverso cui Montebourg punta a “formare le persone provenienti dalle fasce popolari” e ad “aiutare a rompere il soffitto di cristallo istituzionale che sfocia in un’uniformità nefasta della vita politica francese”, secondo quanto annunciato sabato dal suo entourage.
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