sul caso mila

“Le femministe sull'islam? Come i tacchini che celebrano il giorno del Ringraziamento”

Giulio Meotti

Il padre di Mila critica il silenzio arcobaleno attorno alla figlia minacciata di morte. Un ceceno fermato in Francia dopo un'allerta dei servizi segreti

Ieri, alle sei di mattina, un ceceno, Saïd A., è stato arrestato dalla polizia a Reims dopo un’allerta dei servizi segreti. E’ stato “il suo attivismo sul ‘file Mila’ che ha attirato la nostra attenzione”, ha detto al Point una fonte vicina all’indagine. Si teme un profilo come quello di un altro ceceno, Abdoullakh Anzorov, l’assassino di Samuel Paty


Tre giorni prima, il padre di Mila era ospite dell’emittente Bfmtv per parlare della triste e tragica vicenda che ha fatto conoscere al mondo la figlia il 18 gennaio 2020, dopo che quest’ultima aveva postato su Instagram un banale video in cui criticava l’islam. Il padre ha spiegato che Mila è particolarmente indignata per l’inerzia delle comunità femministe e lgbt, che a volte sono persino virulente con lei. “E’ come se i tacchini festeggiassero il Giorno del Ringraziamento”, dice il padre, parlando di un’assurdità che non riesce a capire. “E’ incomprensibile, faccio davvero fatica a capire questo ragionamento. E’ distruttivo perché giustifica questi assalti. Non capisco come scelgano le loro battaglie. E’ un enigma per me”. Non solo per lui. Il padre di Mila ha anche espresso il suo risentimento per “una Francia che non vuole vedere la realtà”, ma insiste su un fatto: “Mila è forte, non si sottometterà”. Non si può dire lo stesso delle femministe.


Il 24 giugno, in un post su Instagram, la giornalista e attivista Lauren Bastide, seguita da 97.500 persone, ha spiegato che “non sostiene pubblicamente Mila perché non condivide la sua visione del mondo, razzista e irrispettosa dei musulmani in Francia”. L’attivista femminista Fatima Benomar parla del “dilemma della scelta tra due figure odiate”. Da un lato, “una giovane lesbica dall’aspetto strano”, dall’altro “stalker intolleranti alla blasfemia contro l’islam”. 


“Su questo argomento molto infiammabile, è importante avere posizioni sfumate”, spiega Suzy Rojtman, portavoce del Collettivo nazionale per i diritti delle donne. Silvia Casalino, presidente della European Lesbian Conference, dal canto suo protesta contro “questa ingiunzione per farci prendere posizione”. 


Dunque, fra una minorenne travolta da centomila minacce di morte, costretta a vivere sotto scorta, a cambiare città e due scuole per aver esercitato il proprio diritto costituzionale alla libertà di parola sui social e l’esercito islamista che la bracca, le nostre femministe non sanno proprio chi scegliere. Non si battono per Mila, figuriamoci per le ragazze afghane. Impegnate come sono a dare un senso alla “sharia inclusiva”.  
 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.