voci in contrasto

Un diario della migrazione che dura da dieci anni

Chiara Sgreccia

Il video-racconto del reporter Giulio Piscitelli. Con le sue fotografie spiega che cosa ha visto nella Libia logorata dalla guerra civile

 

Con questo episodio inauguriamo una nuova serie di video interviste ai fotografi dell’agenzia Contrasto.


 

Harraga, è il primo libro, uscito nel 2017, del fotoreporter italiano Giulio Piscitelli, membro dell’agenzia fotogiornalistica Contrasto, ma è anche un progetto on going per raccontare chi attraversa le frontiere, oltrepassa i muri eretti per dividere gli stati. Dietro la parola harraga, che in dialetto arabo indica coloro che bruciano i confini, ci sono le storie di chi migra, elude la polizia e si affida a trafficanti mai visti prima per arrivare in Europa. Giulio Piscitelli descrive in prima persona i volti, i vissuti, le rotte del viaggio. L’arrivo, la vita, le attese e le speranze di chi parte sapendo che non potrà tornare indietro. Un diario che dura da dieci anni, sul tema della migrazione e che entra dentro, con coraggio, una delle più grandi ferite della contemporaneità.

  

Piscitelli è salito al porto di Zarzis, in Tunisia, su una vecchia barca in legno accanto ad altri 120 uomini per arrivare a Lampedusa. È stato nel deserto del Sahara, confine naturale tra l’Africa subsahariana e il nord “un luogo in cui chi non ce la fa viene abbandonato lungo la strada per lasciare spazio agli altri che sono ammassati sul pick-up. Non esistono report ufficiali che indicano il numero di coloro che muoiono durante la traversata”. 

   

A giugno è tornato in Libia. Al Foglio racconta e mostra con le sue fotografie che cosa ha visto in un paese logorato dalla guerra civile.

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