Una sedicenne di un liceo francese di provincia ha dovuto cambiare scuola e vive sotto protezione della polizia. La minacciano in branchi, le danno la caccia. si può dire “Gesù gay” in tv, ma l’islam non si tocca
“Affare Mila: una sconfitta francese”. E’ la terribile inchiesta-copertina del settimanale Point. L’avevamo lasciata, a gennaio, che fuggiva da scuola, protetta dalla polizia, dopo un litigio sui social e la critica, da omosessuale, all’islam. Dieci mesi dopo, questa sedicenne di un liceo francese di provincia vive come Salman Rushdie (il presidente Emmanuel Macron ne aveva difeso il diritto alla blasfemia). Il resoconto di Nicolas Bastuck sul Point è inquietante. “E’ costantemente perseguitata”, dicono i genitori di Mila. Per la sua sicurezza le hanno imposto una quarantena digitale. I suoi account Instagram e Twitter non sono attivi; su Snapchat, Mila comunica solo in “privato”. Quest’estate, il preside del liceo che ora frequenta aveva notato immagini umoristiche sull’islam e foto di lei in costume. “La scuola ha chiesto ai miei genitori di far rimuovere tutto”, racconta Mila. Ogni giorno la stessa musica. Le augurano di “morire all’inferno”, di “spogliarla sulla pubblica piazza”, di “seppellirla viva”, di farle “inghiottire i suoi organi”, di “sfigurarla con l’acido dopo averla violentata in una cantina”. La minacciano in branchi, le danno la caccia. “Ricevo minacce di morte ogni giorno”, ha detto Mila.
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