La libreria Acqua Alta a Venezia (foto LaPresse)

La legge per salvare le librerie indipendenti finirà per danneggiarle

Davide Antonio Ambroselli

L'intervento legislativo per "sostenere e promuovere la lettura" è figlio di una visione ormai datata della società

Caro Direttore, il 5 febbraio scorso l'aula del Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla "promozione e sostegno alla lettura", già approvato alla Camera. Una buona notizia, si dirà. Peccato che all'interno vi sia una norma che con il sostegno alla lettura abbia ben poco a che fare. Faccio riferimento all'articolo 8 con il quale si limita la possibilità di effettuare sconti da parte di soggetti fisici (librerie) e non (online) oltre il 5%, attualmente il limite è fissato al 15%. È di tutta evidenza come tale modifica sia pensata per ridurre la concorrenza tra librerie fisiche e virtuali, evitando che queste ultime possano offrire un prezzo più competitivo rispetto a quello della vendita diretta. Qui di sostegno alla lettura c'è ben poco. Se oggi posso acquistare un titolo direttamente da casa, con una offerta infinitamente più vasta, ricevendo il titolo entro 24 ore dall'ordine, e con uno sconto maggiore di quello che potrei avere in libreria, perché dovrei rinunciare a questo servizio? Per salvare le piccole librerie, si dirà. Ecco, io non la penso così.

 

I dati registrano una crescita costante negli ultimi anni per il mercato del libro (+3,7%), un andamento anche superiore ai consumi delle famiglie. Nel 2019 più dei 2/3 dei libri acquistati in Italia sono venduti nelle librerie: il 43,5% nelle librerie di catena e il 24% nelle librerie a conduzione familiare (molte delle quali però si sono collegate con la forma del franchising alle principali catene), solo il 6% nella grande distribuzione organizzata. Le vendite negli store online sono al 25,9% sul totale: in altre parole, solo un libro su 4 si vende in e-commerce, meno di un libro su 4 nelle librerie indipendenti. Il settore beneficia inoltre della diversificazione che oggi la lettura consente, il 62% degli italiani dichiara di leggere attraverso i libri, il 25% con gli e-book, e l'8% utilizza gli audiolibri. È chiaro come questo dato tenderà sempre più a spostarsi verso il digitale. Con la modifica in discussione non facciamo altro che agevolare questo processo, aumentando lo spread tra il prezzo del libro cartaceo e quello digitale. In tal modo non solo stiamo danneggiando il consumatore, che non potrà usufruire dello sconto, ma anche la libreria che si intende salvare! Il tutto probabilmente anche in contrasto con le regole europee. Un capolavoro, insomma. La realtà, non so se conviene con me, è che il mondo cambia, si evolve, e cercare di imbrigliarlo con lacciuoli legislativi non è proprio quello di cui ha bisogno il settore. Se davvero si volevano aiutare le librerie, in particolar modo quelle piccole, meglio sarebbe stato concedere loro, per esempio, agevolazioni sugli affitti dei locali, ovvero spingere perché queste diventino sempre più luoghi di cultura e confronto letterario, cosa che il web non può offrire in egual modo. Insomma una legge figlia di una visione ormai datata della società, nel tentativo di cristallizzare il presente.

 

Ma il vecchio farà sempre spazio al nuovo, funziona così.

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