Suggestioni vitruviane. L'arte d'oggi celebra Leonardo nel “suo” aeroporto

Maria Carla Sicilia

Così i passeggeri che passano da Fiumicino possono immergersi nell'opera realizzata dal collettivo Truly Urban Artists attraverso la tecnica dell'anamorfosi 

Roma. Periferia sud di Torino, 1997. I primi graffiti disegnati dai ragazzi del gruppo Truly Urban Artists si trovano tra i depositi ferroviari e le fabbriche abbandonate del capoluogo piemontese, una palestra come poche in quegli anni per chi aveva qualcosa da dire e la passione per l’arte urbana. “Torino è stata un’oasi felice – racconta al Foglio Emiliano Fava, uno dei tre ragazzi del collettivo – Quando abbiamo iniziato a disegnare, la città era all’avanguardia sull’attribuzione di spazi legali per fare graffiti. Grazie ai progetti dell’amministrazione abbiamo avuto la possibilità di sviluppare le nostre tecniche, affinare la mano e sperimentare, così da essere notati per strada da quelli che poi sono stati i nostri primi clienti, discoteche, locali dei Murazzi, prime commissioni che ci hanno fatto capire come questo hobby potesse davvero diventare un lavoro”. Oggi il collettivo è strutturato in uno studio di design, dove i tre soci lavorano con collaboratori e dipendenti per portare le tecniche della street art nel mondo pubblicitario e commerciale, senza tralasciare l’aspetto artistico e tecnico dei progetti che firma.

  

 

A New York, un enorme David Bowie disegnato per Spotify sul soffitto lungo le travi della metropolitana, visibile per intero solo in prospettiva (foto sopra), è valso al collettivo il prestigioso Cannes Golden Lion Award. La tecnica è quella dell’anamorfosi, un effetto di illusione ottica che i ragazzi hanno incontrato per la prima volta quindici anni fa alla National Gallery di Londra e da allora non hanno più lasciato. “Siamo stati forse i primi ad applicare l’anamorfosi alla street art. Ci siamo messi a studiare scoprendo che i primi esperimenti sono attribuiti a Leonardo, il nostro genio nazionale, e abbiamo trasformato questa tecnica in un cavallo di battaglia”.

 

Laboratori trasparenti per una sfida internazionale

Roma. Velocità, dinamismo, tecnologia, innovazione, anatomia del corpo umano e animale. I tratti più caratterizzanti del genio leonardesco sono racchiusi in sei sculture di marmo bianco delle Alpi Apuane a cui in questi giorni lavorano altrettanti artisti internazionali. Chi si trova a passare dall’aeroporto di Fiumicino, li incontrerà nei loro laboratori trasparenti allestiti nel mezzanino del Terminal 3, situato nell’area partenze dello scalo romano. La location inusuale è frutto di un bando di concorso che Aeroporti di Roma (Adr), società del gruppo Atlantia che gestisce gli scali di Ciampino e Fiumicino, ha pubblicato la scorsa estate e che ha portato alla selezione dei sei finalisti, chiamati a completare le loro opere dal vivo negli spazi accessibili a passeggeri e accompagnatori. Adr ha colto l’occasione di bandire un concorso artistico di questo tipo grazie a quanto prescrive una legge sull’arte negli edifici pubblici. Nel caso in cui un’infrastruttura sia realizzata con una quota di finanziamento pubblico, come accaduto con l’area di imbarco E del Leonardo da Vinci, una parte dell’investimento deve essere destinata all’arricchimento architettonico dell’edificio. In particolare, dice la legge, attraverso la creazione di opere d’arte contemporanea. Il tema del concorso non poteva che essere il viaggio, inteso come superamento dei confini umani e territoriali: così, con richiami a stormi di volatili, forme sinuose che sembrano lievitare e ali metalliche pronte a sollevarsi da terra, fa capolino tra le idee degli artisti la propensione al volo, strumento universale per valicare i confini fisici e culturali, elemento essenziale dell’aeroporto e delle opere di Leonardo da Vinci. Le sculture resteranno esposte fino a febbraio e durante questi mesi i passeggeri potranno votare su un sito internet dedicato quella che preferiscono. Una seconda valutazione da parte di una giuria di esperti chiuderà il concorso e le sculture vincitrici troveranno dimora nell’area d’imbarco E dello scalo romano.

 

Un percorso del tutto casuale che ha trovato la sua quadratura con l’ultimo dei progetti firmato dal Truly Desing Studio, un’installazione anamorfica per celebrare Leonardo da Vinci proprio all’interno dell’aeroporto che porta il suo nome, quello di Fiumicino, gestito dalla società del gruppo Atlantia, Aeroporti di Roma (ADR). Chi arriva con un volo internazionale che approda al Loading Bridge E31 si ritroverà immerso nell’Uomo Vitruviano, ma probabilmente non lo capirà subito.

 

“L’impatto è spiazzante perché si è realmente immersi all’interno di qualcosa che non è chiaro. E’ solo mentre si cammina, nel momento in cui si mettono i piedi in un punto preciso dell’installazione, che l’immagine è riconosciuta dal cervello: l’impressione è che l’Uomo di Vitruvio fluttui nell’aria tra il proprio punto di vista e lo spazio circostante”, ci spiega Fava. Dopo diversi sopralluoghi svolti dal collettivo insieme ad ADR, che ha voluto offrire ai passeggeri dello scalo un’esperienza artistica per omaggiare in maniera innovativa il cinquecentenario della morte di Leonardo, si è arrivati alla scelta dello spazio, che per un’installazione del genere è fondamentale da analizzare.

 

“Chi scende dell’aereo di solito va via di corsa, magari perché ha un altro trasferimento o un appuntamento, e questo ha reso necessario studiare un’opera visibile in pochi secondi, per creare un impatto visivo senza ostruire i flussi. Il risultato è che obblighiamo letteralmente i passeggeri a passare dentro l’opera d’arte e l’interattività è molto forte”. Entro Natale saranno realizzare altre due installazioni anamorfiche che ADR ha chiesto al Truly Desing Studio e questa volta il focus sarà Roma, con il Colosseo e la Creazione di Adamo della Cappella Sistina. “Lo scopo è intrattenere i passeggeri con qualcosa di interessante, interattivo, che sia fotografabile. Soprattutto, l’idea è quella di offrire ai turisti il meglio del nostro paese e quindi le nostre più belle opere d’arte”.

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