"La poliziotta", con Mariangela Melato e Renato Pozzetto

Le ragazze con le pistole sono uno spasso e stanno rinnovando il noir

Francesco Musolino

Film, libri, serie. Le poliziotte si sono prese la scena (era ora!)

Giocare con gli stereotipi culturali può essere rischioso. Decidere di sovvertire i luoghi comuni può condurre in oscuri vicoli ciechi o, viceversa, spalancare orizzonti inediti, benedetti dai lettori in cerca d’aria fresca. Noi, figli degli anni ‘80, siamo cresciuti con la televisione commerciale di “Drive In”, i film dei Vanzina e “I ragazzi della 3ª C”, l’eterna lotta fra paninari e yuppies, il Moncler e le Timberland, il tutto sublimato dalle commedie sexy con Gloria Guida ed Edwige Fenech.

 

In questo immaginario popolato di macchiette e gag, il cinema ha avuto grande successo con film come “La poliziotta” (1974), “La poliziotta fa carriera” (1976) e “La pretora” (1976) che, recentemente, abbiamo preso a rivalutare, anche grazie a programmi come “Stracult”.

 

Avanti veloce, giungiamo ai giorni nostri: se si scorre la classifica delle novità editoriali, c’è un tripudio di poliziotte agguerrite e vendicative, dal vicequestore Vanina Guarrasi creata da Cristina Cassar Scalia in “Sabbia Nera” (Einaudi Stile Libero), all’arcigno commissario Rosa Lopez ideata da Piergiorgio Pulixi in “Lo stupore della notte”, alle protagoniste della collana NeroRizzoli, che all’inizio dell’estate ha lanciato “Sbirre”, firmato da tre grandi nomi del noir (Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Maurizio De Giovanni), che così hanno riportato in servizio le loro donne in divisa (rispettivamente, il vicequestore Anna Santarossa, il commissario di polizia Alba Doria e Sara Morozzi, ex poliziotta). Tutte sono affamate di giustizia e intenzionate a combattere la criminalità organizzata italiana. Tuttavia, sarebbe ingiusto compiere un parallelo diretto e considerare questo sviluppo editoriale come un salto nel vuoto.

 

Si tratta, piuttosto, di un percorso logico che si ricollega all’evoluzione dei costumi e al conseguente (e necessario) racconto della realtà che ci si aspetta dagli scrittori.

 

Del resto, per arrivare al talento e alla capacità di camuffamento della poliziotta creata da De Giovanni (protagonista in solitaria di “Sara al tramonto”, pubblicato da NeroRizzoli) è passata molta acqua sotto i ponti.

 

La prima scrittrice europea a schierare in campo un’investigatrice con un ruolo ufficiale è stata la spagnola Alicia Giménez-Bartlett, creando il personaggio di Petra Delicado, l’ispettore della polizia di Barcellona protagonista dei gialli pubblicati da Sellerio, a partire da “Riti di morte”. Correva l’anno 1996 e Petra, per prima, ribaltò il pregiudizio culturale della donna mamma e angelo del focolare, mostrando la caratura caratteriale necessaria per tener testa al crimine.

 

La scossa è stata dettata dal successo di Kay Scarpetta – il medico legale da milioni di copie ideata nel 1990 da Patricia Cornwell in “Postmortem” – passando per il clamore internazionale di Anne Holt con la detective Hanne Wilhelmsen – senza dimenticare l’amata Grazia Negro, l’ispettrice ideata da Carlo Lucarelli, a caccia di serial killer per le strade di Bologna, nata con “Lupo Mannaro” (1994) e approdata in Einaudi con “Almost Blue” (1997) da cui è stato tratto il film omonimo di Alex Infascelli.

 

Eccole, finalmente: femmine dure e, se necessario, spietate. Vanina Guarrasi, creata da Cristina Cassar Scalia porta sempre la pistola, fuma Gauloises, ama i vecchi film, non sa cucinare, ma si fa rispettare dalla squadra mobile di Catania.

 

In tal senso la si può accostare all’agente Angela Mazzola dello scrittore siciliano Gian Mauro Costa, che in “Stella o Croce” (Sellerio) le affibbia un passato familiare complicato e la forza d’animo necessaria per farsi largo in divisa.

 

Invece, la scrittrice barese Gabriella Genisi gioca con i cortocircuiti e ha voluto che il suo commissario di polizia quarantenne, Lolita Lo Bosco (prossima protagonista di una serie tv), indossi sempre, anche in commissariato, i tacchi a spillo e porti una fluente chioma sciolta.

 

Sia come sia, il vento è notevolmente cambiato. Decisamente più morbida e al confine fra il rosa e noir si muove la messinese Alessia Gazzola che, dando vita all’anatomopatologa Alice Allevi ha stupito i lettori, tanto che dai suoi libri editi Longanesi (il prossimo della serie è in uscita il 15 ottobre, si chiama “Il ladro gentiluomo”) è stata tratta una fiction Rai di successo.

 

Le sbirre si sono finalmente prese lo spazio che meritano, spiccano dalle pagine dei libri e sono personaggi indipendenti, non più comprimarie svenevoli; ragazze con la pistola, eroine della strada, poliziotte agguerrite, talvolta in cerca di vendetta.

 

Un mondo che affascina, richiamando firme anche da altri generi narrativi, come nel caso della scrittrice e autrice tv, Daniela Grandi che firma il suo primo noir , “Notte al Casablanca” (Sonzogno), nel quale ha creato il personaggio di Nina Mastrantonio, una giovane poliziotta forte e sessualmente molto libera, un’altra eccezione in un ambiente fino a poco tempo fa di dominio maschile.

 

Una lunga galleria di protagoniste che si è arricchita, recentemente, di Colomba Caselli, il vicequestore della squadra mobile di Roma, la quale, dopo aver assistito a un evento tragico che l’ha sconvolta, è costretta a tornare in azione, esordendo in “Uccidi il padre” e trovando la consacrazione ne “L’Angelo”, tradotto con successo anche oltreoceano.

 

Concludiamo questo nostro viaggio con Teresa Battaglia, il commissario di polizia specializzato in profiling, inventato dalla scrittrice Ilaria Tuti e protagonista di “Fiori sopra l’inferno” (Longanesi), un thriller che mescola rabbia e umanità, incarnate nella sua protagonista.

 

Un caso internazionale che rilancia senza mezzi termini il successo editoriale delle sbirre. Aspettando la prossima tendenza.

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