Arisa (foto LaPresse)

Gli ormoni di Arisa e il tormentone (bocciato) di “Dani Hoh”. Le pagelle alla seconda serata di X-Factor

Simona Voglino Levy

Continuano le audizioni di X-Factor, il talent show che ricerca nuove voci musicali in onda ogni giovedì sera su Sky Uno. Tra tormentoni, performance da dimenticare, aspiranti cantanti divertenti, scene imbarazzanti e momenti di buona musica, ecco i nostri insindacabili giudizi.

Continuano le audizioni di X-Factor, il talent show che ricerca nuove voci musicali in onda ogni giovedì sera su Sky Uno. Tra tormentoni, performance da dimenticare, aspiranti cantanti divertenti, scene imbarazzanti e momenti di buona musica, ecco le nostre pagelle alla puntata andata in onda ieri, giovedì 22 settembre.

 



 

Impossibile mettere una polo a tre bottoni, tutti allacciati, senza sembrare un hipster. O uno sfigato. Alessandro Cattelan ci è riuscito: promosso.

 

Arisa è in calore (datele del bromuro, suggerisce Fedez). Ma poi Pippa si quieta. E la sua sensibilità supera l’intraprendenza ormonale. Promossa.

 

Alvaro è piacevole. Posato. Carino. Ecco, è il carino che non va bene. Vorremmo promuoverlo a bello. Rimandato con fiducia.

 

Fedez è uno sborone. Ed è quello che serve al programma. Forse, finiremo per rivalutarlo. Promosso.

 

Agnelli brilla meno dell’esordio. Punge ma non affonda. Promosso sulla fiducia.

 

Primi sul palco i The Hangovers da Bologna. “Una boy band adulta”, commenta Arisa in piena tempesta progestinica. “Geriatrica” rispondono loro, con pronto spirito romagnolo. Portano sul palco De Gregori con una versione folk de “Il bandito e il campione”. I sì sono 4. Promossi. Insieme agli ormoni di Arisa.

 

E’ la volta del rap. Ci pensano i Kosta & Double G. “Cos’hai in viso, hai fatto a botte”, domanda Arisa a uno dei due. “Questa è una voglia, la voglia di spaccare tutto”. Cominciamo. Male. “Muovi muovi quel culo” è il refrain del loro pezzo. “Non basta dire muovi il culo per far muovere il culo”, obietta Fedez. 4 no. 5 con il nostro: bocciati.

 

E poi c’è Giorgia, studentessa. La performance non è. Fedez non si trattiene, lei s’innervosisce. Dietro le quinte non riesce a placare il  livore: “Non sono d’accordo con… come si chiama? Fedez? Di nome o di cognome?”. Dai, Giorgia: rosicare va bene, ma con stile. Bocciata.

 

Giovanni Diana, studente di 25 anni porta “Le tasche piene di sassi” e  jeans col risvolto troppo alto. Si sente male prima di salire sul palco. L’agitazione. Così pare. Non sappiamo cosa aspettarci. Poi canta con una voce bassa e “narrativa” come la definisce Arisa. A noi ricorda tanto Tiziano Ferro. Troppo. Standing ovation. “Un ragazzo che sta male per la musica ci può fare del bene”, chiosa Fedez. Giovanni è promosso. Ma a noi non convince: bocciato. 

 

“Il nostro nome è stato scelto perché è obbligatorio”. Loro sono le  “Dreamers”: due ragazze, incedere goffo, entrano per mano. “Ed è subito Shining”, fa notare Fedez. Aria da adolescenti al primo ciclo, vocine stridule, occhiali. Manca l’acne. O forse no. Bocciate. 

 

Eva Pevarello fa la tatuatrice. Ha 26 anni. “Sono una sinta, mia nonna ha 90 anni e va ancora in giro con lo zucchero filato”, spiega orgogliosa. I tatuaggi dai quali è ricoperta, raccontano la sua storia. Non semplice. C’è una malattia, grazie alla quale è tornata a cantare. “Un’altra corsa” è il titolo del suo inedito: “Mi alzo cammino e asciugo le lacrime, ho scelto di lottare devo vincere”. E vince. Promossa.

 




 
Arriva da Cologno Monzese. E’ Simone Nannicini di origini etrusche. E fa l’artista di strada. Canta “Something” dei Beatles. “Facci sognare” lo incalza Francesca Michielin, ex vincitrice di X-Factor e quinto giudice d’eccezione per qualche istante. E lui lo fa. Promosso. Con commozione.

 



 

E’ il turno dei Jarvis, boy band più che giovane, imberbe. Portano “Mrs. Robinson” di Simon&Garfunkel. La personalità non manca, nonostante l’età. Ma per Agnelli sono “verdi”. E anche per noi. Rimandati.

 

Graziella – Grace – porta Rihanna. Mica facile. Ma lei le rende giustizia, senza scimmiottarla. Meno male. Promossa.

 

“Mamma se siete boni”, esordisce Jessica di anni 16, rivolta ai giudici. Nella vita? “Sono una showgirl, voglio sfondare nel mondo dello spettacolo”. Sapore amaro da film di Muccino stile “Ricordati di me”. Un titolo o una preghiera? Ci dispiace: Bocciata.

 

Lo stacchetto, più della pubblicità, è il garbato (per ora) diverbio fra Arisa e Fedez. Poi lei tenta la riconciliazione tramite Agnelli: “Arisa ha chiesto di fare pace”, comunica il front man degli After hours. Fedez risponde con un bigliettino pacato: “Suca”. Il conto, per favore.

 

Alessia, ha 17 anni e una madre che sgomita. L’ha allevata tipo Varenne. “Alessia mangia bene, studia e si allena. Il weekend? Una corsetta di 5 o 6 km con canottiera e pantaloncini, così nel mentre ci abbronziamo”, racconta mammà alla telecamera.  Preoccupa, partecipa, allibisce, la Signora. Tre no e un sì, quello di Arisa. “Vivi e graffia”, la esorta. La ragazza ha gli occhi tristi dei fanciulli proni alla disciplina. E’ bravina. Ma bocciata. Speriamo che le sia di lezione.

 

Veronica Marchi, cantautrice, 33 anni. Jeans, camicetta panna e niente trucco. La sua semplicità mette in risalto la potenza non ostentata della voce piena. Yeah. Seconda standing ovation della serata. Meritatissima. Persino Agnelli si emoziona. Neanche a dirlo: promossa.

 



 

Marco, 22 anni, da Mariano Comense. Magrissimo, jeans neri con strappi, porta “Sex machine” di James Brown. Boom. “La scelta è data dal mio percorso artistico, nasco come ballerino”, spiega. Vuole far vedere qualche “skills”. “Skills”, proprio. Ha detto così. 3 sì. Il no è di Agnelli: “James Brown si sta rivoltando nella tomba”. Quotiamo: bocciato.

 

Vanessa – 20 anni e mezzo – è ipovedente: “Quando canto sono tutto ciò che non riesco a essere nella vita”. Porta un inedito. La voce è grinta distillata. La terza standing ovation della serata è per lei. 4 sì. Dietro le quinte commenta a caldo: “Sto ancora nella nebbia. Beh che io dica che sto nella nebbia… andiamo bene”. 10 e lode. E non solo per la splendida voce.

 



 

Poi arriva Danilo D’Ambrosio. Aria da metallaro convinto, un o’ sudicio. Cattivo. I capelli lunghi. Canta “Con te partirò”. Gli ossimori ci piacciono, ma così è troppo. Bocciato.

 

E’ il turno di Marcello Cannavò da Siracusa. In un italiano non propriamente fluido racconta di un amore non corrisposto. Lei si chiama Dani (Hoh). Le dedica un inedito: “Laif in London is very fast, ai luc tu de london eis, veri nais”. Ma la domanda è una: “Uer is Dani Hoh?” Sorge il dubbio che l’abbia sentito cantare. “Dani dani dani Hoh… che cagata. Ma l’inglese è come quello di Renzi?!”, parafrasa Mara Maionchi alla fine. Bocciato.

 


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