La strana alleanza contro la parola libera

Redazione
In un certo senso, questo è un periodo d’oro per la libertà di parola. Più di un miliardo di tweet, post su Facebook e aggiornamenti di blog vengono pubblicati ogni giorno. Tuttavia, i cani da guardia riferiscono che parlare fuori dal seminato sta diventando sempre più pericoloso.

In un certo senso, questo è un periodo d’oro per la libertà di parola. Più di un miliardo di tweet, post su Facebook e aggiornamenti di blog vengono pubblicati ogni giorno. Tuttavia, i cani da guardia riferiscono che parlare fuori dal seminato sta diventando sempre più pericoloso. Secondo l’Economist, che al tema dedica un copioso dossier nel suo ultimo numero, la libertà di parola è sotto attacco in tre modi. In primo luogo, la repressione da parte dei governi è aumentata. In secondo luogo, un numero preoccupante di attori non statali usa la censura assassina, dai narcos in Messico alla “macellazione jihadista di quelli che pensano abbiano insultato la loro fede”. Blogger laici in Bangladesh sono uccisi per strada, mentre i vignettisti francesi sono assassinati nei loro uffici. In terzo luogo, si è diffusa l’idea che persone e gruppi abbiano il diritto di non essere offesi. La preoccupazione per le vittime di discriminazione è lodevole. E la protesta degli studenti è spesso, di per sé, un esercizio della libertà di parola. Ma l’università è un luogo dove si suppone che gli studenti debbano imparare a pensare. Questo diventa impossibile se le idee scomode sono off-limits.

 

La minaccia alla libertà di parola nei campus occidentali è molto diversa da quella affrontata dagli atei in Afghanistan o dai democratici in Cina. Ma l’Economist avverte: “Quando i pensatori progressisti sono d’accordo che le parole offensive dovrebbero essere censurate così facendo aiutano i regimi autoritari a giustificare le loro restrizioni”. Così di questo passo i sondaggi rivelano che in molti paesi il sostegno per la libertà di parola è tiepido e condizionale e che i giovani sono più proni a rinunciarvi dei loro genitori. L’esercizio della libertà di espressione non è fine a se stesso, al dileggio di Maometto o di un capo di stato straniero. Quella libertà è la più fondamentale nei paesi di cultura democratica. Come ha ricordato Amartya Sen, premio Nobel, “nessuna democrazia con una stampa libera ha mai sopportato la fame”. Per questo l’Economist ha qualche consiglio, buono forse più per i bianchi liberal dei campus che per gli islamisti: non tentare mai di mettere a tacere chi non la pensa come te, vinci senza ricorrere alla forza e fatti crescere una pelle più dura. 

Di più su questi argomenti: