Alessandro Baricco

Caro Baricco, la fotografia non fa per lei, lasci perdere. Rischia la fine di Saviano

Giuliano Ferrara
Lo scrittore è bravo in tante cose, ma da settimane Repubblica mette in pagina culturale due suoi scatti. Bè, diciamolo, risultano banali le scelte dei soggetti, pessime le inquadrature nell’obiettivo, no smalto, no racconto, no magia di alcun tipo. Messe così, quelle fotine sono un incoraggiamento all’Artista Collettivo.

Alessandro Baricco è bravo in tante cose. La fotografia non fa per lui. Lo ricordo maestro di melodramma in tv: eccezionale. Non solo carino e sexy, tipetto e maniche di camicia, proprio bravo nella scelta dei termini, nel senso critico, nella colloquialità, nel porgere anche il nonsense del sentimentalismo lirico. Mi dicono buone cose della sua scuola di scrittura, molto invidiata e criticata ma capace di lasciar sperare e forse illudere, sulla strada buona però, una generazione di potenziali scrittori (dotto’, la mia vita è tutta un romanzo). I suoi romanzi e racconti non riesco a calcolarli, la leggerezza di Italo Calvino va bene, ma una qualche acre ironia dello sguardo e una qualche malinconia del senso non sfigurano nel racconto cechoviano o nel romanzo russo o francese e o americano, per non dire di Cervantes e Manzoni. Ecco, qui a l’alta fantasia mia di lettore mancò la possa per godere e giudicare. 

 

Come scrittore civile, poi, Baricco è insigne per riservatezza e delicatezza, immune alle polemiche astiose e personali, un leopoldino amico di Renzi senza fiatone e senza arrivismo politico. Ha capito tante cose sui difetti di conservatorismo della sinistra à la Varoufakis, ma non le insegna con boria, semmai con sapiente discrezione. Insomma un campione di eleganza. Quanto alla fotografia, la domanda è: perché?

 

[**Video_box_2**]Da settimane Repubblica mette in pagina culturale due scatti dello scrittore. Bè, diciamolo, risultano banali le scelte dei soggetti, pessime le inquadrature nell’obiettivo, no smalto, no racconto, no magia di alcun tipo. Messe così, quelle fotine sono un incoraggiamento all’Artista Collettivo, alla presunzione che a parte il sorriso cheese sia poi possibile per tutti ridarci la luna o una barca o una nuvola in foto d’arte come prosa d’arte. Va bene che tutto è clic, va bene il selfie magistralmente popolare e fantasioso, ma l’immaginetta letteraria mediocre non è da Baricco. Può di più e di meglio, come ho cercato di dire. A Repubblica dovrebbero pensarci. Già, su quel bel giornale tribuna, hanno rovinato il povero Saviano, che quando scrive a Renzi dicendo che la mafia lascia il sud, tanto è tristo, sembra che rimpianga un’occasione di lavoro andata buca invece di festeggiare la scomparsa della cara estinta. Ma a Baricco si può (e si deve) con affetto e simpatia consigliare di lasciar perdere con la fotografia. Se ha una morosa o una famigliola come noi tutti, la inquadri e mandi a casa con tanti saluti dalla villeggiatura. Altrimenti si astenga.

 

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.