Con questo caldo persino l'Uomo Anziano in Bicicletta va più veloce di me

Mirko Volpi
Il sole sull’Oceano Padano, nei lugli e negli agosti sterminati, indurrebbe alla stasi assoluta. Ma il simulacro di vita che si esagita là fuori, oltre il salvifico portichetto, non può essere da me ignorato ancora a lungo. Dopo una settimana chiuso in casa, acclimatato il giusto nei ritmi famigliari, forse è arrivato il momento in cui posso convenientemente varcare la sacra soglia segnata dal cancello.

Il sole sull’Oceano Padano, nei lugli e negli agosti sterminati, indurrebbe alla stasi assoluta. Ma il simulacro di vita che si esagita là fuori, oltre il salvifico portichetto, non può essere da me ignorato ancora a lungo. Dopo una settimana chiuso in casa, acclimatato il giusto nei ritmi famigliari, forse è arrivato il momento in cui posso convenientemente varcare la sacra soglia segnata dal cancello, tentare la strada, guadare la roggia, darmi all’inebriante esaltazione che procura Nosadello in estate.
Qui siamo pochi, d’estate sembriamo anche meno. Come pure d’inverno, a dir la verità. E non conto le mezze stagioni, che per altro non cessano di esistere, qui, a Nosadello, luogo non comune, arcadia felice, isola che c’è anche se non lo sa nessuno.

 

Rintanati nelle nostre abitazioni, mai osando andare in vacanza, salvo qualche isolato traditore della causa e delle radici, ci affacciamo sporadici e a turni non programmati eppure perfetti per le vie del paese. Siamo mille, si direbbe cento, ma preserviamo a esili drappelli una parvenza di esistenza di forme viventi anche sotto la più dura canicola. Così, al primo affaccio in via Martiri della Libertà (via di màrter, ci dicevano fin da piccoli, via degli stupidotti, dei tonti – a garantire almeno un poco di umoristica dignità a una strada altrimenti senza un nome che significhi qualcosa, come sarebbe stata, chessò, via del letame, via dei pioppi, via da chì brüta facia da pirla, eccetera), mi imbatto in uno dei più pregiati rappresentanti nostrani di una categoria archetipica della Bassa: l’Uomo Anziano in Bicicletta. Questo illustre nosadellese mi sfreccia davanti a sei chilometri orari (praticamente in surplace – virtuosismo per pochi provetti atleti) abbigliato nel più confacente dei modi: magliettina bianca griffata Mapei arrotolata sul ventre enorme appena sotto le mammelle cedenti; braghini beige smunto del 1971; calze lunghe di cotone nero; ciabatta a liste di cuoio marrone incrociate. Mi saluta con un impercettibile cenno del capo e nonostante l’estenuante lentezza mi precede – lui tartaruga contro me annoiato Achille – in drogheria, dove sono diretto per i tre etti di stracchino duro richiesti da mia madre.

 

Prima di noi, due più giovani clienti si esibiscono in preziose traduzioni simultanee a superfluo uso del bottegaio.
“Scüsi, ma fa un panino cul speck?”.
“Ma dai, dillo in italiano...”.
“Scusi, mi fa un panino con lo specchio?”.

 

[**Video_box_2**]L’Uomo Anziano in Bicicletta, esibendo sempre la pancia scoperta, ordina una bella sleppa di gorgonzola, ché vuole onorare la giornata. L’elegante sprezzatura del vecchio – così noncurante, così regale nel suo incedere come se avesse i compaesani in gran dispitto – mi fa balenare alla mente una cosa e l’averla ricordata solo ora mi provoca un ignominioso imbarazzo: è il 27 luglio, è san Pantaleone, è il giorno del santo patrono di Nosadello! Dunque è tempo di giubilo e di gioiosa ilarità che si spande per l’aria assieme all’afrore di deiezioni suine: è tempo di sagra. Cioè, dovrebbe essere così: ma non è. Per recentissima tradizione, la festa patronale del 27 luglio – con tutto il corredo di tornei di scopa e biliardino, concerti bandistici, panini con la salamella, scalata della cuccagna – si celebra a settembre, la prima domenica, più o meno.

 

Dovrei cercare delle spiegazioni argute, trasformare in illuminante metafora questo fatto di una sacra ricorrenza estiva che si celebra più di un mese dopo, della festa per il patrono ritardata: ma mi viene solo da pensare al santo dimenticato in chiesa, che ogni anno al 27 di luglio confida si ricordino di portarlo in processione, e di pregarlo, e di chiedergli aiuti e protezione, e me lo immagino che invece se ne sta lì nella sua nicchia, sospeso, perplesso, e che si annoia anche lui, esattamente come noi.

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