Michel Houellebecq (foto LaPresse)

Alla Revue des Deux Mondes

Riappare Houellebecq e sferza l'Europa contro la “doxa” sull'islam

Giulio Meotti
Elogi alla Manif pour tous. Sulla libertà di espressione dice: “Voglio andare al chiosco e trovare un giornale satirico”. E aggiunge: “Il comunitarismo non è la soluzione”. Houellebecq riappare a sei mesi da Charlie Hebdo. Valls? “Un deficiente”

Roma. Si intitola “Dio non mi vuole” l’intervista-monstre che Michel Houellebecq ha rilasciato alla Revue des Deux Mondes. Lo scrittore riappare dopo sei mesi di clandestinità, dopo la strage di Charlie Hebdo nel giorno della copertina in cui Houellebecq dice che farà Ramadan nel 2022, l’uccisione dell’amico economista Bernard Maris, la sospensione della promozione del romanzo “Soumission” e l’ingresso in clandestinità sotto protezione della polizia. E si capisce perché. Per ragioni di sicurezza il più grande e rinomato festival culturale in Croazia, quello che da settant’anni si tiene ogni estate a Dubrovnik, ha appena deciso di togliere dal programma “Le particelle elementari”, basato sul romanzo del 1998 di Michel Houellebecq. Dopo aver ricevuto una nota del ministero degli Interni in cui si avverte di “possibili rischi alla sicurezza”, la direttrice della manifestazione, Ivana Medo Bogdanovic, ha deciso di togliere l’opera dal programma. Figuriamoci quale possa essere il livello di allerta in Francia, dove è sotto protezione anche la casa editrice di Houellebecq, la Flammarion.

 

Houellebecq però sostiene che la protezione della polizia è una illusione. “Una risposta della polizia non garantisce di vincere”, racconta lo scrittore alla Revue des Deux Mondes. “In generale, sono le religioni che prevalgono sulle altre religioni. Se non abbiamo paura della morte, la polizia ci interessa poco”. Parla di tutto Houellebecq. Di islam, ma anche di Europa. Dice che “le opinioni sull’islam sono negative in tutti i paesi europei e questa può essere l’unica cosa che abbiamo in comune”. Sostiene che “il terrorismo e la militanza sono una forma di socializzazione. Deve essere molto bello godersi quei momenti insieme. L’impressione di stare insieme, contro tutti. Crea rapporti reali, una forte amicizia o l’amore”. Elogia la grande marcia dell’11 gennaio: “L’evento è stato impressionante e sincero. Io sono per la libertà di espressione. Le persone sono attaccate a una qualche forma di libertà. Vogliono essere sicure di trovare un giornale satirico nei chioschi. E’ una libertà fondamentale, che non era mai stata attaccata in modo così brutale e aperto”. Ma quella folla, avverte, non ha scalfito la volontà dei jihadisti. “Cosa pensi la maggioranza dei francesi non è il loro problema”. Lo scrittore non crede comunque che questa guerra abbia avuto inizio il 7 gennaio scorso. “Il vero inizio è stato nel 2001. E’ una continuazione”. Ne ha per Manuel Valls, il premier socialista francese che lui chiama “il deficiente”, mentre gongola per “la fine del dominio totale degli intellettuali di sinistra che durava dal 1945. Si poteva pensare che sarebbe durato per sempre”. Houellebecq spiega anche che “lo Stato islamico è chiaramente eretico. Ma è sorprendente che l’eresia non sia combattuta, non c’è una fatwa anti-daesh”.

 

Nella lunga intervista alla Revue des Deux Monde, Houellebecq ha parole di rispetto per la Manif pour tous, una rete di individui e associazioni che a partire dalla Francia ha animato manifestazioni per opporsi alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e alle leggi anti omofobia che potrebbero limitare la libertà d’espressione: “Non sapevo che esistessero tutti questi giovani cattolici che abbiamo visto in televisione, le ‘sentinelle’, è stato molto sorprendente, sono belli”. Ma lo scrittore comunque non vede alcuna riscossa cristiana all’orizzonte. “Abbiamo persino difficoltà a rappresentare chiaramente quello che potrebbe essere una forte chiesa cattolica, perché è così lontana. Non l’ho mai vista operativa”. Secondo Houellebecq, “il comunitarismo non è una soluzione” e c’è “una postura di sinistra, una doxa” nutrita di senso di colpa, che ad esempio “sulla questione della schiavitù ha raggiunto un livello di ridicolo senza precedenti. Anche nelle parti peggiori della Bibbia, la maledizione è limitata a sette generazioni”.

 

[**Video_box_2**]Cita George Orwell, “che quando scrive ‘1984’, nel 1948 in Inghilterra, non dice affatto che nel romanzo c’è quello che sarebbe accaduto. Egli vuole esprimere una paura che è nell’inconscio degli inglesi del suo tempo, è espressione delle paure del suo tempo”. Allora la Revue des Deux Mondes gli domanda se il fatto di scrivere “Soumission” non lo faccia assomigliare in qualche modo a Orwell, per il fatto di “aver visto la società francese dominata da una cultura prevalentemente straniera”. Houellebecq li interrompe: “Islamica, cerchiamo di essere chiari”. La Revue des Deux Mondes: “Ma è un’ansia che non ha soluzione”. Conclude Houellebecq: “No. Si tratta di pura angoscia”. E’ il presentimento della soumission.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.