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Il pasticcio dei bilanci Ama, c'è una nuova inchiesta

Massimo Solani

Secondo l’accusa la società avrebbe trattenuto illecitamente, dopo averla riscossa per conto del Comune di Roma, 250 milioni di Tari. Indagati gli ex vertici

Ancora Ama, ancora problemi legati ai vecchi bilanci a ancora inchieste della procura di Roma. C’è un nuovo fascicolo che riguarda la municipalizzata capitolina dei rifiuti e questa volta sotto la lente dei pubblici ministeri c’è un tesoretto da 250 milioni della Tassa sui rifiuti (Tari) che secondo l’accusa Ama avrebbe trattenuto illecitamente dopo averla riscossa per conto del Comune di Roma. Nel registro degli indagati sono così finiti l’ex presidente del cda Daniele Fortini, nominato nel 2014 dall’allora sindaco Ignazio Marino e poi “defenestrato” nel 2016 da Virginia Raggi, i membri di quel medesimo consiglio di amministrazione Rodolfo Murra (oggi coordinatore dell’avvocatura della Regione Lazio) e Carolina Cirillo, l’ex amministratore unico di Ama fra il 2016 e il 2017 Antonella Giglio e l’attuale legale rappresentante dell’azienda di via Calderon de la Barca Stefano Zaghis.

 

Fortini, Murra e Cirillo, secondo le indiscrezioni, sarebbero accusati di aver incluso nel bilancio 2015 di Ama, “al fine di conseguire un ingiusto profitto”, 140,5 milioni di euro senza separare la quota Tari riscossa per conto del Comune e non versata al Campidoglio. Stesso meccanismo, per la restante quota di 118 milioni, contestato anche ad Antonella Giglio. Queste somme, sempre secondo l’accusa, sarebbero poi state utilizzata a gennaio 2019 da Ama per pagare i creditori e rafforzare la propria posizione di liquidità. “La circostanza – si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm Luigia Spinelli e Claudia Terracina, gli stessi magistrati già titolari dell’inchiesta sul bilancio di Ama 2017 che vede indagati fra gli altri ragioniere generale del Campidoglio Franco Giampaoletti e l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti – è certamente da approfondire poiché la Tari rappresenta una entrata tributaria spettante esclusivamente a Roma Capitale, è riscossa da Ama per conto dell'Ente, non fa parte del suo patrimonio e dunque dovrebbe essere indisponibile per la partecipata”. Secondo i pubblici ministeri, infatti, dalla lettura dei bilanci della municipalizzata dal 2013 al 2016 emerge un “quadro aziendale caratterizzato da una totale “confusione” fra il patrimonio proprio e il patrimonio di pertinenza di Roma Capitale, gestito dalla società partecipata in virtù di accordi di affidamento del servizio di accertamento e riscossione dei tributi Tares prima e Tari poi”.

 

E proprio su ordine della procura i militari della Gdf si sono presentati martedì mattina negli uffici di via Calderon de la Barca e in quelli della Banca Popolare di Sondrio e della Bnl, gruppo Bnp Paribas. L’inchiesta infatti, stando a quanto emerge, trarrebbe origine da una segnalazione inoltrata all’autorità giudiziaria da parte della Banca Centrale Europea a seguito di una ispezione proprio a carico della Banca Popolare di Sondrio nel corso della quale sarebbero state riscontrate incongruenze e stranezze nelle comunicazioni sociale. Banca Popolare di Sondrio e Bnl, secondo quanto emerso, farebbero infatti parte del pool di banche che nel 2008 concesse ad Ama, ai tempi guidata dall’allora ad Franco Panzironi, un mutuo da 600 milioni di euro per salvarla dal crack. E dal 2011, anno previsto per la partenza dell’impegno a restituire da parte di Ama, l’azienda avrebbe coperto il costo delle rate del mutuo proprio trattenendo la quota Tares e Tari riscossa per conto del Comune di Roma. Banca Popolare di Sondrio, peraltro, è l’istituto che secondo il contratto di mutuo è incaricato della riscossione della tassa sui rifiuti attraverso un conto corrente intestato ad Ama.

 

Ma è già la seconda volta che in questo 2020 i militari della Guardia di Finanza bussano alle porte degli uffici della municipalizzata dei rifiuti: era già successo infatti lo scorso 15 gennaio quando si erano occupati di acquisire, su delega dei pm, documenti relativi ai bilanci 2017 e 2018 che l’azienda non ha ancora approvato. E proprio il bilancio 2017 è al centro dell’inchiesta, condotta anche questa dai sostituti Luigia Spinelli e Claudia Terracina, che vede indagate quattro persone per il reato di tentata concussione ai danni dell’ex capo dipartimento Ambiente di Roma Capitale, Rosalba Matassa. Nel registro degli indagati dell’inchiesta, per la quale i pm avevano chiesto l’archiviazione ma il gip ha disposto altri sei mesi di indagine, anche l’assessore al Bilancio del Comune di Roma Gianni Lemmetti, e il direttore generale Franco Giampaoletti. Al centro del fascicolo il lungo braccio di ferro sui 18 milioni di crediti richiesti da Ama ma non riconosciuti dal Comune che ha portato alle dimissioni dell’ex assessore all’ambiente Pinuccia Montanari e alla rimozione del cda dell’azienda. Inoltre ci sarebbe anche un altro fascicolo di inchiesta aperto in procura e riguardante il bilancio 2017 di Ama, questa volta nato dalle indagini della Procura della Corte dei Conti del Lazio.

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