foto LaPresse

Le “gride” manzoniane e localistiche (tenete chiuso!) che incasinano la fase 2

Maurizio Crippa

Le ordinanze anti attività motorie al lago e un problema politico

Milano. “Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa…”, e qui cominciano i guai di don Abbondio. Della peste di Manzoni, dei suoi untori e dell’antiscientismo secentesco abbiamo tutti riempito i giornali della quarantena. Don Lisander è però destinato a restare ancora attuale, a data 4 maggio, ma non per la peste: perché quelle “stradicciole” che fanno da corona al lago di Lecco sono un piccolo nuovo caso di sopruso, di divieto. E soprattutto un caso di scuola delle “gride manzoniane” che tra un Dpcm e un’ordinanza comunale rischiano di rendere ancor più confusa la fase 2.

 

Lo spunto lariano rimanda all’ironia manzoniana sull’inefficacia di quelle “gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo”, le quali “non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d’aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano”, ma è probabile che in tutta Italia la situazione sia simile. Punto di partenza è il Dpcm alla voce attività sportiva all’aperto, che da ieri è consentita “non più solo in prossimità della propria abitazione”, e si può anzi “spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per svolgere tali attività”. Significa poter andare in bicicletta sul lungolago o a scarpinare per quelle “stradicciole” anche se si viene dalla città o dal comune vicino. Invece no, molti sindaci del lecchese hanno subito contestato: “Abbiamo fatto sacrifici per due mesi e adesso si può girare liberamente in tutta la Lombardia per svolgere attività sportiva o motoria. Evidentemente mi sono perso qualcosa…”, ha scritto su Fb il sindaco di Olginate Marco Passoni, che è del Pd e dunque sta col governo.

 

Il sindaco di Mandello, Riccardo Fasoli, civico di centrodestra, ha deliberato che – contrariamente a quanto deciso dal Dpcm – nel suo comune “fino al 18 maggio non si può venire in auto, moto, treno, pullman per fare una passeggiata a lago o in montagna”. Il sindaco della manzoniana Pescate (Addio monti) Dante de Capitani, della Lega: “Dico solo che se volete fare attività motoria o sportiva a Pescate siete i benvenuti, ma ci arrivate a piedi o in bicicletta e l’automobile la lasciate a casa”. Come dire: vietato ai non residenti. Idem nella Bellano del medico- scrittore Andrea Vitali. I comuni di Dervio, Dorio e Colico hanno emanato un’ordinanza congiunta in cui si stabilisce che chi non è residente, proprietario di seconda casa o domiciliato “non può accedere a passeggiate a lago e monti”. Il sindaco del capoluogo Lecco, Virginio Brivio, che è del Pd e pure lui ha deciso di tenere chiusi i sentieri di montagna, ha l’attenuante di una città duramente colpita dal Covid e ancora in situazione critica. Ma la cosa bizzarra della maggior parte degli altri sindaci è che sono tutti di centrodestra se non leghisti (il sindaco di Dervio, Stefano Cassinelli, è addirittura fondatore di un partito per la de-islamizzazione. A Dervio). Insomma del partito o dell’area politica di opposizione che più ha sposato la linea, Salvini in testa, di riaprire tutto e subito. E ora che un pochettino si può riaprire, loro chiudono anche i sentieri.

 

Che effetto potranno avere queste ordinanze localistiche? Oppure avranno valore effettivo, vanificando le decisioni del presidente del Consiglio della Repubblica italiana? Sembra questione da Azzeccagarbugli, ma riguarda l’efficacia delle leggi, in una situazione di emergenza. E non è poco. E’ questione che riguarda il rapporto tra governo centrale e autonomie, e i loro gradi di responsabilità. Non è difficile rilevare che la situazione è nazionale, ed è anche più grave quando il conflitto riguarda le regioni e decisioni politiche che ampliano o restringono quelle del governo. Non è qui a tema se Jole Santelli avesse davvero necessità e autorità per la sua ordinanza apri-tutto in Calabria, né se Attilio Fontana ne avesse per imporre il running con mascherina, salvo la solita repentina retromarcia. Ma si può chiedere, viceversa, se il ministro Francesco Boccia, più che impugnare ordinanze, non dovrebbe piuttosto riconoscere alle regioni che sono oggi in sicurezza sanitaria, come la Calabria, di poter decidere il proprio percorso. E’ evidentemente difficile immaginare una fase 2 uguale per tutti, ed è però anche chiaro che non è con il dettaglismo che arriva ai gradi di parentela che il paese può pensare di arrivare alla normalità. Ma dall’altra parte, è un problema per tutti se il “particularismo” deborda fino a diventare un male peggiore perfino del localismo.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"