La procura di Agrigento respinge il sequestro preventivo di Mare Jonio

Luca Gambardella

Il Viminale aveva chiesto misure più drastiche ma il pm dispone solo il sequestro probatorio. Anche Sea Watch 3 riprende il mare mentre dalla Libia arrivano immagini drammatiche dei salvataggi

La procura di Agrigento ha respinto la richiesta della Guardia di Finanza di sottoporre a sequestro preventivo la nave ong Mare Jonio, che venerdì scorso aveva salvato 30 migranti in acque internazionali al largo della Libia. La procura ha convalidato solo il sequestro probatorio, una misura più soft rispetto a quella che si aspettava il ministero dell’Interno. La differenza è sottile ma rilevante: la Guardia di Finanza aveva chiesto agli uffici guidati da Luigi Patronaggio – lo stesso pm che aveva seguito il caso Diciotti lo scorso anno – di fermare l’imbarcazione “e impedirgli definitivamente di reiterare il reato”. Il procuratore invece ha disposto degli accertamenti ulteriori (come è già avvenuto lo scorso marzo) e ha iscritto nel registro degli indagati solo il comandante e il capo missione di Mediterranea-Saving Humans, invece dell’intero equipaggio come richiesto dalla Guardia di Finanza. “Come sempre noi siamo pronti a fornire ogni elemento utile per accertare la verità – ha dichiarato l’ong – certi di avere sempre rispettato il diritto e i diritti, oltre che la dignità della vita umana, al contrario di chi, da posizioni istituzionali, si rende complice della morte in mare o della cattura e della deportazione di donne uomini e bambini verso i lager di un paese in guerra come la Libia”.

 

Ma quella presa oggi dalla procura di Agrigento non è l’unica decisione giudiziaria che negli ultimi giorni ha ridimensionato i tentativi politici di interrompere i salvataggi nel Mediterraneo. Oggi anche la nave Sea Watch 3 ha ripreso il mare e si è diretta subito verso la zona sar libica. L’imbarcazione era stata messa sotto sequestro dalle autorità olandesi – il paese di bandiera della nave – in applicazione di una nuova normativa ad hoc sulle imbarcazioni delle ong approvata dal governo. Martedì scorso però il tribunale ha deciso che il blocco di Sea Watch 3, che andava avanti da aprile, è stato illegale perché il governo non ha rispettato il periodo di transizione previsto dalla legge che invece, tra l’altro solo nel caso della Sea Watch 3, è stata applicata immediatamente.

 

 

 

Intanto la frequenza con cui i barconi carichi di migranti salpano dalla Libia va via via aumentando, spesso con risvolti drammatici. Sabato l’aereo di ricognizione di Sea Watch, Moonbird, ha registrato immagini molto forti che testimoniano la disperazione di chi parte dalle coste libiche e la reticenza delle navi commerciali a compiere i salvataggi. Nel video si vede un barcone in avaria da molte ore che viene avvicinato da una motovedetta della cosiddetta “Guardia costiera libica” e , poco distante, il rimorchiatore privato Vos Triton. Per sfuggire a un eventuale respingimento nei campi libici, un migrante si è gettato in acqua per raggiungere la nave commerciale. Vos Triton, secondo il racconto dell’equipaggio di Moonbird, ha prima cercato di allontanarsi e poi ha deciso di fermarsi per raccogliere l’uomo, che poco dopo è stato arrestato dai libici.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.