Autobus a Roma (le foto in questa pagina sono di strungouted via Flickr)

Tagliare il debito di Atac non basta. "Avanti con il referendum”, parla Magi

Maria Carla Sicilia

Con i conti in dissesto e una gestione aziendale fuori controllo, per il trasporto pubblico di Roma non resta che la strada della liberalizzazione, spiega il segretario dei Radicali

“La nostra iniziativa ha costretto tutti a scoprire le carte, accelerando un'operazione di trasparenza sia da parte dell'azienda che delle forze politiche”. Riccardo Magi, segretario dei Radicali e promotore del referendum consultivo per la messa a gara dell'Atac, commenta con un piglio di soddisfazione le parole di Bruno Rota, direttore generale dallo scorso aprile dell'azienda dei trasporti di Roma, che oggi sul Corriere della Sera e sul Fatto Quotidiano snocciola i numeri del quasi fallimento di Atac.

   

Il quadro economico e gestionale dell'azienda descritto dal manager è impietoso. “Un'azienda assai pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale”, così Rota descrive la condizione della municipalizzata dei trasporti, di cui si è reso conto in questo breve lasso di tempo. A partire dai debiti: più di 1,3 miliardi, di cui oltre 300 milioni con i fornitori, che hanno smesso di fare credito rendendo impossibile anche l'acquisto del materiale per la semplice manutenzione dei mezzi. Non va meglio quando Rota descrive l'organizzazione aziendale, tra assenteismo dei dipendenti, che “dovrebbero lavorare di più e meglio”, e regole evase che portano a percepire salari “su orari di lavoro presunti”. Una denuncia dura, ribadita sulla carta stampata perché il messaggio arrivi in modo netto. E di fronte una sola soluzione: “Affrontare il debito con trasparenza e coraggio”, in tempi brevi, “non oltre un paio di settimane”. Ovvero, anche se Rota non lo dice, dichiarare il fallimento dell'azienda. E' una strada percorribile?

  

“Sicuramente – spiega al Foglio Magi – le parole di Rota possono preludere dei provvedimenti a breve, finalizzati a tamponare la questione del debito. Ci potrebbe essere un atto prefallimentare per tagliare parte dell'enorme debito dell'Atac, proponendo ai creditori una soluzione forfettaria. Ma la strada da imboccare è quella della messa a gara dell'azienda, quando scadrà il contratto attuale, cioè nel 2019. Non possiamo più permetterci un affidamento diretto”. Tagliare il debito però non basta perché il servizio dei trasporti in città migliori, con il parco mezzi ormai troppo vecchio e nessuna possibilità di investire. Fino alla scadenza del contratto i romani dovranno dovranno aspettarsi un anno e mezzo di disagi? “Non ci sono possibilità che Atac migliori attualmente il servizio. Prima Virginia Raggi lo negava, ma oggi è chiaro che la situazione è questa e che la nostra analisi era giusta. Per raggiungere il nostro obiettivo e presentare il referendum mancano ad oggi 8 mila firme: dobbiamo raggiungerne 29 mila entro il 12 agosto e camminiamo a ritmo spedito. Questa è una possibilità che i romani non dovrebbero sprecare per cambiare il trasporto pubblico della città. Poi tocca al Comune scrivere un capitolato che funzioni, con dei vincoli efficaci per garantire che l'azienda che si aggiudicherà la gara offra un servizio minimo. La programmazione delle linee, delle frequenze, del servizio in generale, rimarrà in mano al Comune. Ma coinvolgendo un altro soggetto nella gestione, pubblico o privato che sia, ci potrà essere un controllo reale sulla qualità del servizio offerto, insieme alla pretesa che sia rispettato il contratto di servizio”.

  

Con dei conti così disastrati, la delicata questione del personale e dei mezzi vetusti, crede che possano esserci aziende interessate a partecipare ad una gara per aggiudicarsi gli oneri di Atac? “Crediamo che aprendo a soggetti pubblici e privati e prevedendo anche la lottizzazione del servizio, ci possano essere tante proposte. Possiamo immaginare di scorporare il trasporto pubblico di Roma in zone, anche in base alla tipologia di mezzi necessari: da quelli utili nei quartieri centrali, magari fatti da vicoletti, a quelli adatti alle lunghe percorrenze, differenziando bus e metro. Dipenderà tutto da come il Comune definirà il contratto, ma una gara è quello di cui Atac ha bisogno”.