Un gruppo di sfollati a Tolentino (foto LaPresse)

Gli sfollati vogliono restare nei luoghi colpiti dal sisma

Redazione
"Vogliamo restare qui nelle tende", dicono gli abitanti di Norcia. Renzi insiste per gli hotel: "Non possiamo avere le tende per qualche mese in montagna sotto la neve"

All'indomani del terremoto di magnitudo 6.5 e mentre la terra continua a tremare con oltre 560 scosse registrate da ieri mattina, la gente di Norcia non vuole lasciare il territorio e rifiuta il trasferimento negli alberghi. "Noi - dicono gli abitanti - vogliamo rimanere qua, non vogliamo essere deportati, rimarremo a dormire nelle macchine e nelle roulotte sperando che di poter andare a riprenderci un po' di vestiti e generi di prima necessità quando riaprirà la zona rossa. Ma da qui non ci muoviamo".

 

Ma la soluzione che il governo ha individuato resta quella degli hotel. A ribadirlo è il premier Matteo Renzi dalla sua enews: "Non possiamo avere le tende per qualche mese in montagna  sotto la neve. Gli alberghi ci sono, per tutti. Ma molti dei nostri connazionali non vogliono lasciare quelle terre nemmeno per qualche settimana. Dunque dovremo gestire al meglio questa prima fase, l'emergenza". Oggi pomeriggio alle 17 si riunisce il Consiglio dei ministri e ci saranno anche i presidenti delle quattro Regioni colpite - Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche - il commissario alla ricostruzione, Vasco Errani, e il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.

 

"Questi borghi - scrive ancora Renzi sulla enews - sono l'identità italiana: dovremo ricostruirli tutti, presto e bene. Lo faremo perché noi - tutti noi - siamo l'Italia. Ma adesso la priorità è restituire un briciolo di tranquillità alle popolazioni. E farlo è un'impresa difficilissima".

 

La notte scorsa sono state assistite in maniera diretta nelle Marche circa 15.000 persone, ha confermato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli. Alcune migliaia di persone hanno invece passato la notte in auto, nei parcheggi sicuri messi a disposizione dal Comune di Rieti.  E' stata una notte di temperature rigide e di sciame sismico ininterrotto per la gente ospitata nelle tende allestite dalla Protezione civile e dalla croce rossa nei campi base di Visso, Ussita e Castelsantangelo.

 

Di prima mattina è ripreso il lavoro per il ripristino della viabilità, con l'esercito che mette in campo 1.200 uomini e 300 mezzi, e per la verifica dei danni, che sono enormi. Qualche danno si conta anche a Roma: Ponte Mazzini, chiuso tutta la mattinata per verifiche tecniche, presenta alcune lesioni ai parapetti e sarà interdetto ai pedoni; la chiesa di San Francesco di Paola, nella piazza omonima del rione Monti, e la Basilica di  Sant'Eustachio, a poche decine di metri dal Senato, sono state dichiarate inagibili come pure la parrocchia di San Barnaba a Marino. Oggi nella capitale scuole chiuse per verifiche tecniche.

 

Riparte inoltre la raccolta di fondi. La Protezione Civile ha deciso di riattivare il numero solidale 45500 che consente di donare 2 euro inviando un sms o anche somme maggiori con una chiamata.

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